Perché 86 Paesi stanno alzando le tasse: la svolta del sistema fiscale globale

Ottobre 26, 2025 - 15:00
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Perché 86 Paesi stanno alzando le tasse: la svolta del sistema fiscale globale

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Il nuovo rapporto annuale dell’Ocse, “Tax Policy Reforms 2025”, offre un’ampia panoramica dei cambiamenti fiscali introdotti a partire dal 2024 in 86 Paesi appartenenti al quadro inclusivo sulla Base erosion and profit shifting (Beps) dell’Ocse e del G20.


L’obiettivo dello studio è quello di analizzare come le riforme fiscali si inseriscano nei contesti economici e di bilancio nazionali, evidenziando le risposte adottate dai governi per affrontare le sfide di breve e lungo periodo, dal rallentamento economico ai costi della transizione verde e dell’invecchiamento demografico.

Dopo gli anni caratterizzati da misure straordinarie per contrastare gli effetti della pandemia e della crisi energetica, il 2024 ha segnato una svolta: i Paesi hanno progressivamente abbandonato le politiche di ampio sostegno fiscale, orientandosi verso un mix di aumenti selettivi delle aliquote e interventi mirati. L’indebitamento accumulato, unito alle nuove esigenze di spesa — dalla lotta al cambiamento climatico ai maggiori costi sanitari e previdenziali, fino al rafforzamento della difesa in alcuni Stati — ha spinto molte economie, sia avanzate che emergenti, a ricercare nuove fonti di gettito.

Le strategie adottate sono state eterogenee. Alcuni governi hanno optato per l’aumento delle imposte dirette e indirette tradizionali, come l’Iva, l’imposta sul reddito delle persone fisiche e quella sulle società. Altri hanno introdotto tassazioni straordinarie sugli extraprofitti o sovraimposte permanenti, spesso limitate a determinati settori o alle imprese con margini particolarmente elevati.

Redditi e contributi sociali: equilibrio tra entrate e sostegno mirato

Le riforme riguardanti l’imposizione sui redditi e i contributi sociali hanno mostrato un tentativo di conciliare la necessità di incrementare le entrate con quella di sostenere i nuclei familiari più vulnerabili. Un numero crescente di Paesi ha innalzato le aliquote sui redditi più alti e sui capital gain, con l’obiettivo di rendere i sistemi tributari più progressivi. Parallelamente, sono state introdotte misure compensative per alleggerire la pressione fiscale sui lavoratori giovani, sulle famiglie con figli e sugli anziani.

Rispetto agli interventi adottati durante la crisi energetica, le agevolazioni fiscali del 2024 risultano più mirate e meno diffuse. Si tratta, per esempio, di deduzioni selettive o di riduzioni temporanee destinate a specifiche categorie sociali o lavorative, invece che di sconti generalizzati.

Per quanto riguarda i contributi previdenziali e sanitari, molti governi hanno aumentato le aliquote per far fronte ai crescenti oneri legati alla sanità pubblica e al progressivo invecchiamento della popolazione. Le riforme delle basi imponibili si sono però orientate in due direzioni: da un lato, un ampliamento delle soglie di contribuzione e del reddito soggetto a prelievo, dall’altro riduzioni mirate per favorire la partecipazione al mercato del lavoro in settori a bassa occupazione.

Imposte sulle imprese: fine della corsa al ribasso

Un altro dato significativo riguarda l’imposizione sulle società. Dopo decenni di riduzioni continue, il trend al ribasso delle aliquote sull’imposta sui redditi d’impresa sembra essersi arrestato. Per il secondo anno consecutivo, più Paesi hanno aumentato le aliquote rispetto a quelli che le hanno diminuite. Pur continuando a incentivare gli investimenti produttivi, i governi hanno puntato su un rafforzamento delle entrate, spesso accompagnato da sgravi fiscali per la ricerca, l’innovazione e le tecnologie pulite.

In molti casi, infatti, l’innalzamento delle aliquote è stato compensato da incentivi selettivi a favore di imprese che investono in settori strategici o a basso impatto ambientale. L’intento è duplice: da un lato, sostenere la competitività industriale, dall’altro favorire una transizione economica sostenibile.

Iva e accise: dal sostegno alle famiglie alla mobilitazione di risorse

Anche l’imposta sul valore aggiunto è stata oggetto di numerosi interventi. Sebbene le aliquote ridotte restino uno strumento diffuso per attenuare il costo dei beni essenziali, il loro utilizzo è sempre più legato a obiettivi di equità sociale e ambientale piuttosto che a misure d’emergenza. Molti Paesi hanno mantenuto o ampliato le riduzioni Iva su alimentari, energia, sanità, abitazione e servizi per l’infanzia, ma con approcci più selettivi rispetto agli anni precedenti.

Con l’allentamento delle pressioni inflazionistiche, diversi governi hanno cominciato a ritirare gli sconti temporanei introdotti durante la pandemia e la crisi energetica, mentre altri hanno aumentato l’aliquota ordinaria per rafforzare le entrate pubbliche.

Parallelamente, le accise sanitarie – su tabacco, alcol e bevande zuccherate – hanno guadagnato centralità come strumento di politica pubblica. Queste tasse non solo contribuiscono a finanziare la spesa sanitaria, ma fungono anche da deterrente per comportamenti nocivi alla salute.

Energia e ambiente: la svolta verso la fiscalità verde

Il 2024 ha segnato anche un cambio di rotta nelle imposte sui carburanti. Dopo due anni di riduzioni volte a mitigare l’aumento dei prezzi dell’energia, molti Paesi hanno iniziato a ripristinare o incrementare le accise sui combustibili fossili. Allo stesso tempo, le economie più avanzate hanno continuato a rafforzare i meccanismi di carbon pricing, aumentando le imposte sulle emissioni di CO₂ o estendendone l’applicazione a nuovi settori, come il trasporto marittimo e l’agricoltura.

Sempre più governi stanno combinando la tassazione ambientale con incentivi fiscali mirati per favorire comportamenti sostenibili: riduzioni Iva per prodotti ecologici, detrazioni per chi utilizza mezzi di trasporto a basse emissioni, e agevolazioni per le imprese che investono in tecnologie pulite. In questo modo, la leva fiscale diventa uno strumento chiave per orientare consumi e investimenti verso un modello a basse emissioni.

Patrimoni e immobili: alleggerire il peso fiscale sulle famiglie

Nel campo della fiscalità immobiliare, le riforme hanno teso a ridurre l’impatto sui contribuenti, con tagli alle aliquote e interventi di semplificazione dei sistemi di tassazione. Le misure più diffuse mirano a rendere l’abitazione più accessibile, favorire l’investimento nel settore edilizio e razionalizzare i meccanismi di calcolo delle imposte sulla proprietà. Tuttavia, in alcuni casi, l’aumento della tassazione sugli immobili è stato utilizzato come strumento per riequilibrare il carico fiscale e migliorare la giustizia distributiva.

Un sistema in evoluzione

Il quadro tracciato dall’Ocse mostra un panorama fiscale in profonda trasformazione, dove la priorità dei governi è duplice: garantire la sostenibilità dei conti pubblici e accompagnare le transizioni economiche, sociali e ambientali. La fase di emergenza è ormai alle spalle, ma le sfide restano complesse. Le riforme del 2024 riflettono la ricerca di un nuovo equilibrio tra crescita, equità e responsabilità fiscale, in un contesto globale ancora segnato da instabilità e disuguaglianze crescenti.

Il rapporto completo dell’OCSE

Qui il documento completo (in lingua inglese).

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