Pulcini maschi: l’Italia segna la svolta e bandisce l’abbattimento selettivo nelle uova
Dal 31 dicembre 2026 nell’industria italiana delle uova sarà vietata la soppressione sistematica dei pulcini maschi grazie alle tecnologie di sessaggio in ovo. Il decreto attuativo introduce criteri tecnici, requisiti strutturali e misure di trasparenza per i consumatori, allineando l’Italia ai principali Paesi europei
L’industria avicola italiana si prepara a una transizione profonda. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo del 4 settembre 2025, il Governo ha definito le linee guida per l’adozione delle tecnologie di sessaggio in ovo entro il 31 dicembre 2026, mettendo fine alla pratica della macerazione dei pulcini maschi entro le prime 24 ore dalla nascita.
Una misura che, secondo le stime ufficiali, consentirà di risparmiare ogni anno circa 34 milioni di vite. Si tratta di un passaggio cruciale verso una filiera più etica e trasparente, frutto di una lunga campagna di pressione condotta da Animal Equality e altre organizzazioni, che hanno sollecitato l’attuazione della legge già approvata dal Parlamento nel 2022.
Un cambio di paradigma: perché nasce il decreto
La regolamentazione si inserisce in un contesto storico complesso. Per decenni, l’industria delle uova ha eliminato i pulcini maschi perché considerati economicamente non vantaggiosi: non depongono uova e non raggiungono il peso ottimale per l’industria della carne avicola.
Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e la Commissione europea, milioni di pulcini maschi sono stati soppressi ogni anno in Europa tramite triturazione o inalazione di CO2, metodi previsti dalla normativa comunitaria sul benessere animale (Regolamento (Ce) n. 1099/2009).
Negli ultimi anni, Francia e Germania hanno avviato il processo di eliminazione della macerazione attraverso tecnologie di identificazione precoce del sesso embrionale, seguite da Austria, Belgio e Lussemburgo.
L’Italia si inserisce ora in questa traiettoria europea, con un approccio normativo che mira a garantire un adeguamento tecnico graduale ma obbligatorio. Il decreto italiano definisce un percorso strutturato che impone agli incubatoi di:
- adottare tecnologie di sessaggio in ovo non invasive
- identificare il sesso dell’embrione entro il 14° giorno di incubazione
- ampliare o adeguare le strutture per accogliere i nuovi sistemi tecnologici
- garantire trasparenza verso i consumatori tramite etichettatura volontaria
- prevedere strumenti informativi (QrCode, link, campagne educative)
Le tecnologie oggi disponibili raggiungono un’accuratezza del 96-99%, ma ciò significa che, anche dopo l’applicazione del divieto, nasceranno comunque tra 350mila e 1,4 milioni di pulcini maschi l’anno. Per questi casi, la normativa permette il ricorso a metodi alternativi alla macerazione, come l’inalazione controllata di anidride carbonica.
L’etichettatura è volontaria, ma deve essere verificabile e veritiera: in caso contrario, sono previste sanzioni. La trasparenza verso il consumatore è centrale e rappresenta una leva competitiva per gli operatori che decideranno di certificare una filiera completamente priva di abbattimento.
Gli incubatoi italiani, che oggi non dispongono di infrastrutture adeguate a coprire la totalità della produzione, avranno tempo fino a fine 2026 per integrare le nuove tecnologie. Il decreto prevede misure di indirizzo sull’ampliamento degli spazi operativi, l’installazione di sistemi analitici e di monitoraggio e le procedure documentali e di tracciabilità.
La transizione richiede investimenti, formazione e un aggiornamento dei processi produttivi. Tuttavia, secondo le associazioni animaliste e gli operatori più avanzati, l’adozione di tecnologie più moderne rappresenta anche un’opportunità per migliorare la competitività della filiera nazionale sui mercati internazionali, dove il benessere animale assume un peso crescente nelle scelte dei consumatori e nelle strategie ESG aziendali.
Animal Equality ha evidenziato che la pubblicazione del decreto rappresenta un passaggio cruciale per il Paese. L’organizzazione ha osservato che, pur riconoscendo le criticità residue e le deroghe ancora previste, l’atto normativo segna un’evoluzione culturale all’interno dell’industria delle uova e offre al settore una roadmap verso pratiche più etiche e trasparenti.
L’Italia, con questo intervento, si avvicina ai modelli europei più avanzati, evitando ritardi normativi e allineandosi agli indirizzi comunitari emergenti in materia di benessere animale, innovazione tecnologica e informazione al consumatore.
Crediti immagine: Depositphotos
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