Ritrovato il Tempio di Zeus dopo millenni, la scoperta riscrive la storia di Limira
Nel cuore della Turchia mediterranea, tra gli agrumeti e le alture che circondano Finike, è riemerso un luogo che per secoli era rimasto solo un’ombra nelle fonti antiche: il Tempio di Zeus di Limira (Limyra, in turco). Gli archeologi lo sapevano, lo intuivano, lo cercavano. Le iscrizioni che ne attestavano l’esistenza erano note dal 1982, eppure il tempio – quello vero, in pietra, colonne e soglie cerimoniali – continuava a sfuggire come un miraggio scolpito nel tempo. Ora non più. Il ritrovamento della facciata orientale del santuario non è solo una vittoria scientifica: è un tassello che ricostruisce la geografia sacra della Licia e riaccende l’immaginazione di chi ama viaggiare nelle storie nascoste del Mediterraneo.
Limira, uno dei centri più importanti della Licia orientale, è un sito che porta impressi secoli di stratificazioni: capitale politica sotto il re Perikles, poi città chiave in epoca romana e infine sede vescovile bizantina. Le sue tombe rupestri scolpite nella roccia, la colossale tomba di Gaio Cesare, le terme romane, il Ptolemaion e la strada colonnata raccontano un passato denso e vivido. Eppure mancava il fulcro religioso per eccellenza: il tempio dedicato al dio supremo, Zeus.
Scoperto il Tempio di Zeus, cuore perduto di Finike
La nuova campagna di scavi, condotta insieme all’Istituto Archeologico Austriaco e diretta da Kudret Sezgin, ha concentrato gli sforzi nel settore occidentale della città antica in Turchia.
Qui, sotto livelli di macerie, aggiunte tardoantiche e una cinta muraria costruita in epoca bizantina, è riemersa la facciata del tempio. L’architettura riportata alla luce è chiara e monumentale: quindici metri di estensione, con le pareti laterali che incorniciavano il portico e la soglia sacra. Non un edificio minore, ma un vero tempio cittadino, perfettamente allineato con l’asse urbano principale.

Poi, finalmente, la rivelazione più affascinante: quella grande porta sotto la strada romana, che per decenni si era creduta parte del monumentale ingresso alla via lastricata, era in realtà il propylon del tempio di Zeus. Un ingresso cerimoniale antico di secoli che, suo malgrado, era stato ricontestualizzato dalla storia successiva.
Allo stesso modo, ciò che si pensava fosse un tratto di mura difensive ellenistiche si rivela ora essere un temenos, il recinto sacro che proteggeva il santuario. Il cuore del tempio, cioè la sua cella, non è ancora stato scavato perché oggi si trova sotto un agrumeto privato. Gli studiosi, però, sono ottimisti: la cella potrebbe aver conservato pavimentazioni, arredi votivi e dettagli architettonici ancora intatti.
Il Tempio di Zeus ripercorre la storia e rilancia il viaggio
Le sorprese non si fermano all’architettura, qui a Limira. I frammenti ceramici recuperati nell’area mostrano che Limira era abitata molto prima di quanto si pensasse: almeno cinquemila anni fa. Una datazione che spinge indietro il racconto delle origini e lega questo territorio a una rete di culture anatoliche preistoriche, ben prima del sorgere della Lega Licia e delle grandi città classiche.
Per chi visita l’area di Limira oggi, il sito è un intreccio di natura e rovine: sorgenti perenni che attraversano i resti, sentieri silenziosi, tombe scavate nella roccia e scorci che sembrano usciti da un racconto epico. La riscoperta del Tempio di Zeus restituisce coerenza a tutto questo: ridà alla città il suo fulcro spirituale, il suo cardine simbolico e ridesta interesse nei viaggiatori più avventurieri.
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