Rob Jetten vuole costruire dieci nuove città nei Paesi Bassi

Novembre 1, 2025 - 14:30
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Rob Jetten vuole costruire dieci nuove città nei Paesi Bassi

L’emergenza abitativa è un problema europeo, non solo italiano. Nei Paesi Bassi, il tema ha avuto un ruolo centrale all’interno della campagna elettorale per le elezioni parlamentari anticipate, vinte al fotofinish dal partito liberaldemocratico (Democrats 66, D66). I principali partiti olandesi hanno escluso la possibilità di coalizzarsi con il partito di estrema destra Pvv, arrivato secondo, dunque il trentottenne Rob Jetten, leader di D66, è il favorito per la carica di primo ministro. 

Le sensibilità e le priorità dei cittadini stanno cambiando, e la politica sa che per costruire consenso è cruciale offrire prospettive alla parte di popolazione – sempre più ampia e non necessariamente con stipendi inferiori alla media nazionale – colpita dall’aumento dei prezzi delle case, non solo in affitto. Basti pensare che giovedì 23 ottobre si è tenuto il primo Consiglio europeo nella storia con la questione abitativa in agenda: le discussioni sono state vaghe e superficiali, limitandosi alla necessità di un futuro intervento su scala comunitaria, ma resta un segnale del vento che cambia. 

Il disallineamento tra domanda e offerta è tra i motivi principali dietro i rincari. Nei Paesi Bassi, servirebbero almeno 345mila nuove case per rispondere alle esigenze della cittadinanza. Il costo medio per acquistare un alloggio è aumentato del trentacinque per cento (438mila euro) nel giro di cinque anni. Ad Amsterdam, dove il mercato immobiliare è dopato dalla proliferazione degli alloggi turistici, trovare un bilocale in affitto in centro a meno di duemila euro al mese è un’utopia, ma i canoni di locazione sono lievitati anche nelle periferie più estreme della capitale.

Come spiega Nic Vrieselaar, economista del mercato immobiliare di Rabobank, perfino «le famiglie olandesi che guadagnano 1,5 volte il salario medio sono escluse» dal mercato immobiliare, e «presto sarà necessario il doppio del reddito medio, più un aiuto da parte dei genitori benestanti», per permettersi una casa dignitosa. 

Giovane e pragmatico, il potenziale futuro premier olandese Rob Jetten ha incentrato la sua campagna elettorale su molti dei problemi che colpiscono la generazione dei millennial, a partire dalla questione abitativa. Per affrontarla, il leader di D66 ha fatto una proposta che, a prima vista, sembra in contrasto con l’esigenza di limitare il consumo di suolo e le superfici permeabili, ma che in realtà presenta aspetti da non sottovalutare: costruire dieci nuove città.

I nuovi insediamenti urbani, si legge nel programma elettorale dei liberali, sorgerebbero in prossimità di centri abitati già esistenti, toccando snodi strategici del trasporto pubblico locale e connettendo aree che oggi fanno fatica a parlarsi. L’obiettivo è aumentare l’offerta di alloggi (centomila nuove case l’anno) senza stravolgere città ormai sature né ricorrere a una verticalizzazione sfrenata. Non è ancora chiaro dove verranno costruiti i centri urbani e come funzioneranno a livello amministrativo: probabilmente si tratterà di un’estensione di piccoli centri preesistenti. 

D66 vuole realizzare queste città «nel rispetto della natura e con un occhio di riguardo alla qualità del design architettonico e urbano», ponendo una particolare attenzione ai materiali e alle fonti di energia utilizzate. Il rischio è quello di assistere alla nascita di enormi quartieri-dormitorio a basso impatto climatico e ambientale, privi delle dimensioni sociali e collettive che caratterizzano i tessuti urbani. Ma i liberali assicurano di voler introdurre anche servizi di qualità e accessibili: studi di medici di base, scuole, parchi, infrastrutture per la mobilità ciclistica, negozi di vicinato. 

Le dieci città avrebbero tipologie di alloggi ben assortite: case a prezzi calmierati, edilizia popolare, affitti parametrati agli attuali salari della classe media, residenze per anziani e studenti. Per farlo, oltre a introdurre una serie di agevolazioni fiscali, gli esponenti di D66 vogliono abbattere le barriere burocratiche che, a detta loro, rallenterebbero un processo già di per sé lungo e complesso.

Il “piano casa” di D66 non punta solamente al nuovo, bensì alla valorizzazione degli appartamenti sfitti e dei vuoti urbani (spazi abbandonati o sottoutilizzati). «Dobbiamo sfruttare al meglio ciò che già esiste», recita il programma, «riempiendo gli appartamenti vuoti e riqualificando quelli vecchi. Stiamo valutando dove possiamo aggiungere più alloggi nei quartieri esistenti. Anche in questo caso, saranno necessari collegamenti ciclabili e trasporti pubblici efficienti». 

Rob Jetten vuole anche creare la prima “banca nazionale dei terreni” per monitorare rigorosamente l’assegnazione dei lotti edificabili in mano allo Stato, dando più potere e margine d’azione agli enti locali (il contrario di ciò che sta accadendo in Italia). L’obiettivo è evitare che questi appezzamenti finiscano esclusivamente nella morsa degli sviluppatori immobiliari privati, e quindi di una speculazione che avrebbe un impatto negativo sui prezzi. 

Un altro cavallo di battaglia delle politiche abitative di D66 è favorire la condivisione degli alloggi tra studenti: «Bisogna annullare le restrizioni che limitano la costruzione di nuove case e rendono impossibile la condivisione di un appartamento», ha detto Jetten. «Per i giovani e gli studenti – recita il programma del partito centrista ed europeista – «costruiremo principalmente case con spazi condivisi, offrendo più connessioni e supporto sociale». 

Ultima, ma non meno importante, la sostenibilità ambientale degli alloggi, che dovrà rispettare i rigorosi parametri introdotti dalla direttiva europea sulle “case green. Il partito di Jetten sta preparando un piano per migliorare, entro il 2030, l’efficienza energetica di «almeno» un milione di case in affitto, spesso trascurate dai proprietari. «Le persone dovrebbero realizzare un cappotto termico o installare colonnine elettriche senza costi mensili aggiuntivi. Il prestito verrà restituito grazie alla riduzione dei costi energetici», scrive D66 nel suo programma. 

Il caso olandese conferma che una politica abitativa orientata alle esigenze dei più fragili non è una questione di destra o sinistra, ma di buon senso. Rob Jetten è conscio che le iniziative locali debbano essere valorizzate da un progetto nazionale chiaro, ambizioso ed equo. Senza il supporto e la fiducia dei governi centrali, le città hanno un margine d’azione limitato nel contrasto all’emergenza abitativa. Una lezione ancora non appresa dall’esecutivo di Giorgia Meloni, che ha escluso il “piano casa” nazionale – annunciato ad agosto durante il Meeting di Rimini – dalla nuova Legge di Bilancio. 

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Redazione Redazione Eventi e News