Roma: “Le nostre corse clandestine sul Gra a oltre 200 km all’ora”, il racconto

Novembre 1, 2025 - 12:00
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Roma: “Le nostre corse clandestine sul Gra a oltre 200 km all’ora”, il racconto

L’appuntamento è nel quartiere Anagnina verso mezzanotte e da lì si va sul Grande Raccordo Anulare. Le macchine in gara, seguite dai tanti curiosi che partecipano ai raduni, si dispongono sulle tre corsie e si affiancano a una velocità di circa 110 km orari. Tre colpi di clacson segnano il via e in pochi secondi i bolidi si lanciano a oltre 200 all’ora. A fine corsa il tachimetro può registrare anche 280-300 km/h. La velocità massima dipende “dall’elaborazione” della macchina e “dal coraggio alla guida”. E’ il racconto fatto a LaPresse da Flavio (nome di fantasia), uno dei partecipanti a queste corse clandestine ormai divenute sempre più frequenti nelle notti romane.

L’incontro con lui avviene a pochi giorni dall’incidente sulla Cristoforo Colombo in cui ha perso la vita Beatrice Bellucci, una ragazza di appena 20 anni per la quale si celebrano oggi i funerali. Tra le piste seguite da chi indaga sull’accaduto vi è proprio quella di una folle corsa tra auto in cui Beatrice e la sua amica che era al volante, Silvia, si sono trovate coinvolte. Una tragedia che ha sconvolto la Capitale e che ha rilanciato l’allarme su un fenomeno che sta prendendo sempre più piede in diversi quartieri della città.

Nel caso di Flavio e dei suoi ‘colleghi’, non è la città con le sue strade strette a essere trasformata in un circuito bensì appunto il Gra che circonda la Capitale: 68 km di asfalto che gli improvvisati piloti percorrono a tutta. Perché lo fanno? “E’ passione per la velocità, per la voglia irrefrenabile di spingere al massimo la macchina con elaborazioni sempre più complicate. E anche per la voglia di competizione”, risponde Flavio.

E perché non sfogare questa passione in pista? “Perché il Raccordo Anulare è gratis, le piste si pagano“. Semplice, per loro. La strada è quasi sempre dritta, l’orario notturno è quello “giusto” ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo anche se “in quei momenti non ci pensi”.

Chi spende anche 30mila euro per modificare la propria macchina è pronto a correre rischi enormi. L’obiettivo – secondo Flavio- è quello di ricevere in cambio, in caso di vittoria, “la gloria eterna” del gruppo, il riconoscimento. “Noi non scommettiamo, non è più come negli anni ’90 che si mettevano i libretti in palio, i soldi sul cofano della macchina. Qualcuno lo farà certamente ma il gruppo in cui sono io non lo fa”, chiarisce.

Dietro c’è la passione per la velocità ma anche per l’elaborazione della macchina. “Noi ci ritroviamo il mercoledì e il venerdì al parcheggio di Anagnina. Mettiamo in mostra le macchine, le ultime modifiche, ma la corsa di solito arriva casualmente. C’è qualcuno che comincia a dirti che vuole provare la macchina, qualcun altro che ti sfida perché la settimana scorsa ha perso. Insomma ci si mette d’accordo in maniera molto casuale e si parte”.

Il rischio è sempre elevato: “La settimana scorsa c’è stato un ‘botto’ incredibile perché una delle macchine ha tagliato la strada a un’altra ed è finita sulla corsia d’emergenza, dove ha trovato una macchina ferma. Fortunatamente nessun morto. A me ad esempio non mi è mai capitato ma comunque non ci pensi, pensi più al fatto che non succede quasi mai, che nelle cento volte precedenti non è successo. Insomma, non ti prende quel panico li, l’adrenalina è troppo forte e poi noi ci confrontiamo su percorsi diciamo ‘sicuri’, dritti, senza troppi rischi”.

Le corse in città, per Flavio e i suoi ‘colleghi’, sono un’altra storia: “Sono matti, sono degli imbecilli. E’ solo esibizionismo – dice -. Correre in un circuito improvvisato in città vuol dire aumentare a dismisura il tasso di rischio. Anche a me da ragazzo è capitato, ti trovi al semaforo e ti si affianca uno che comincia a dare di gas, ti ‘ingarelli’ e parte la sfida”.

“Ma non è accettabile, un po’ come è successo sulla Colombo. Per me lì la cosa è nata per caso, tra due persone che magari si conoscono e hanno cominciato a corrersi dietro. Non ci vedo una gara organizzata perché la Colombo in quel punto non si presta: troppi semafori, troppi incroci, troppi rischi”.

Dietro questi bolidi c’è un lavoro di tecnica e conoscenze non comuni. Ci si affida a professionisti, soprattutto del nord Italia, “anche se a Roma qualcuno bravo ce n’è”. Per quanto riguarda i limiti di legge, invece, ci si affida a “qualche santo che ti fa passare la revisione, perché l’Italia è fatta così”. “Quando esci con la macchina- spiega – è un terno al lotto, non sai se tornerai a casa con il mezzo. Quando ti fermano per un controllo di solito ti sequestrano il libretto e in quel caso hai due alternative: riporti la macchina allo stato originale o cerchi qualcuno che possa chiudere un’occhio”.

I raduni, le corse clandestine sono un rito che accomuna tutti in maniera trasversale: “Ci trovi l’impiegato come me, l’avvocato, il commercialista. Quello coi soldi lo vedi subito perché si presenta con il macchinone da 100mila euro mentre il poveraccio come me si presenta magari con una cinquecento modificata, ma li siamo tutti uguali”.

“Per elaborare la macchina – spiega ancora – si spendono tanti soldi, si fanno sacrifici. Io ho uno stipendio normale, per rifarmi il carburatore uso i soldi che ricevo per il compleanno, per le ruote mi metto da parte i soldi per mesi. C’è poi la questione carburante. Le miscele non sono come quelle normali, questo tipo di elaborazioni richiedono carburanti particolari e costosi. In tanti infatti hanno due macchine, una per la famiglia e una per le corse che usano solo in determinati casi”.

Il rischio più alto, però, lo corrono i malcapitati che passano di lì per caso: “Sì, è vero. Io la capisco l’adrenalina quando sei al volante, è capitato anche a me quando ero più giovane, ma oggi dico che sei un c….ne perché metti a rischio la vita di persone che non c’entrano nulla. Gareggiare dentro la città vuol dire imbattersi in un pedone, in un bambino che attraversa di colpo la strada, un motorino. E poi ci scappa il morto”.

Questo articolo Roma: “Le nostre corse clandestine sul Gra a oltre 200 km all’ora”, il racconto proviene da LaPresse

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Redazione Redazione Eventi e News