Schizofrenia: la ricerca di Whitford spiega perché alcuni sentono le voci

La nuova ricerca di Thomas Whitford svela il legame tra schizofrenia e allucinazioni uditive. Un’anomalia nelle connessioni cerebrali spiegherebbe perché alcune persone sentono voci che non esistono.

Novembre 10, 2025 - 20:32
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Schizofrenia: la ricerca di Whitford spiega perché alcuni sentono le voci
"Illustrazione concettuale del cervello umano illuminato, simbolo delle allucinazioni uditive nella schizofrenia, ispirata alla ricerca neuroscientifica di Whitford"

Schizofrenia e voci nella mente: la nuova ricerca di Whitford svela il legame tra cervello e allucinazioni uditive

Una recente ricerca guidata da Thomas Whitford e dal suo team di neuroscienziati ha aperto nuove prospettive nella comprensione delle allucinazioni uditive associate alla schizofrenia, uno dei sintomi più enigmatici del disturbo. Lo studio, pubblicato su una rivista internazionale di neuroscienze cognitive, ha analizzato con tecniche di neuroimaging ad alta risoluzione le connessioni cerebrali che si attivano quando il cervello "crea" una voce che in realtà non esiste.

Secondo i ricercatori, durante questi episodi si osserva un’anomala comunicazione tra la corteccia temporale, sede dell’elaborazione uditiva, e le aree frontali legate al controllo del linguaggio interno. In pratica, il cervello non riconosce i propri pensieri come prodotti interni, ma li percepisce come stimoli sonori provenienti dall’esterno. Questa “disconnessione del sé” rappresenta, secondo Whitford, una chiave fondamentale per comprendere il funzionamento neurobiologico delle voci nella mente.

Un nuovo schema cerebrale per spiegare le allucinazioni

Il modello ipotizzato dal gruppo di Whitford suggerisce che il fenomeno derivi da una disregolazione del feedback sensoriale: quando una persona parla o pensa a parole, il cervello prevede il suono della propria voce e ne attenua l’impatto sensoriale. Nei soggetti con schizofrenia, questa previsione sembra indebolita o assente, lasciando che il cervello interpreti il pensiero come una voce estranea.

Il psichiatra Albert Powers, della Yale School of Medicine, ha commentato lo studio sottolineando che «la ricerca di Whitford contribuisce in modo decisivo a chiarire un possibile meccanismo alla base delle allucinazioni uditive». Tuttavia, Powers evidenzia come siano necessarie ulteriori indagini per comprendere se questo schema di attività neuronale sia valido per tutti i tipi di allucinazioni sonore, dato che la schizofrenia può manifestarsi in forme estremamente diverse da individuo a individuo.

Implicazioni terapeutiche e nuove frontiere della psichiatria

Le scoperte del team potrebbero aprire la strada a nuove strategie terapeutiche personalizzate, basate sul monitoraggio dell’attività cerebrale in tempo reale. L’obiettivo a lungo termine è intervenire sulle connessioni neuronali disfunzionali tramite tecniche di stimolazione magnetica o approcci di neuromodulazione non invasiva, già in fase di sperimentazione clinica.

Parallelamente, i ricercatori stanno lavorando a protocolli di intelligenza artificiale applicata alle neuroscienze, in grado di individuare precocemente i pattern di attività cerebrale associati al rischio di allucinazioni. Questo approccio multidisciplinare, che unisce psichiatria, ingegneria biomedica e data science, rappresenta una delle evoluzioni più promettenti nel trattamento dei disturbi psicotici.

Una sfida aperta tra scienza e coscienza

Nonostante i progressi, restano aperti interrogativi fondamentali sulla natura stessa della coscienza e sulla percezione del sé. La ricerca di Whitford e dei suoi colleghi non offre solo nuove risposte sul piano clinico, ma riaccende il dibattito su dove finisca la mente e dove inizi la realtà percepita.

In un’epoca in cui neuroscienze e tecnologia si intrecciano sempre più, comprendere il mistero delle “voci nella mente” significa anche esplorare i confini più profondi dell’identità umana.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia