Se il corpo è rigido e maleducato si corregge con il metodo Balavidya
LA VITA è movimento. Eppure non di rado ci si ritrova bloccati dentro posture innaturali che irrigidiscono i muscoli, alterano la respirazione, tolgono energia e possono addirittura condizionare l’umore. Molti studi scientifici hanno infatti dimostrato che le contratture contribuiscono a scatenare tristezza e ansia, mentre una recente ricerca condotta all’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, conferma che in un corpo flessibile aumenta il rilascio di beta-endorfine, gli ormoni della felicità.
Per eliminare la corazza invisibile che, soprattutto in certi periodi dell’anno come l’autunno, con la ripresa delle attività lavorative e il rientro nella routine, diventa ancora più pesante, Barbara Barbarani, ricercatrice e docente nell’ambito della rieducazione corporea, ha messo a punto il metodo Balavidya. Il nome in sanscrito significa “consapevolezza della forza”.
Balavidya, cos’è e a cosa serve
Si tratta di una nuova tecnica che insegna a individuare e a sciogliere tensioni e rigidità, sfruttando la magia delle proprie mani, abbinata a esercizi di respirazione, visualizzazione e percezione. «Gli atteggiamenti posturali si formano fra i 3 e i 4 anni, quando si inizia a imitare la postura del genitore dello stesso sesso. Ed è un imprinting che si fissa nel corpo e ne modifica la naturale mobilità», spiega Barbarani, che in Balavidya combina yoga e competenze tipiche delle arti performative, dalla danza al teatro.

Foto Getty Images
«A questo si aggiungono due cattive abitudini tipicamente occidentali: l’uso delle sedie e delle scarpe. Quando si sta seduti si appoggia il tratto dorsale allo schienale spostando indietro la zona lombare, una posizione che causa scompensi a livello scheletrico e respiratorio. Inoltre, le calzature fanno perdere alla pianta del piede la flessibilità che consentirebbe di scaricare a terra buona parte degli sforzi sostenuti dalla colonna. Ci ritroviamo così con un corpo contratto e asimmetrico perché ha il bacino fuori asse, e impossibilitato dai piedi rigidi a smaltire i pesi».
Il metodo Balavidya aiuta a togliere la ruggine alla muscolatura profonda, che nessuna attività ginnica tradizionale riesce a stimolare: «Il nostro scheletro è composto da ossa, ma la flessibilità è garantita dalle giunture, mantenute elastiche tramite il movimento rallentato e la respirazione completa. Che agevola l’espansione della gabbia toracica e il riallineamento della colonna», prosegue l’esperta. «Quando si va in affanno e ci si muove troppo velocemente e a scatti, i muscoli profondi, posti tra un ossicino e l’altro, si accorciano e si irrigidiscono, le ossa si avvicinano e la nostra struttura poco per volta cambia assetto, si chiude, quasi si congela. Ma se il corpo si blocca, si respira male, le cellule sono meno ossigenate. E i processi di invecchiamento accelerano».
In cosa consiste? Quali sono gli esercizi e i movimenti
Balavidya non impone posizioni o sequenze standard, ma contempla una serie di pratiche di manutenzione quotidiana basate sui movimenti spontanei. «Bisogna imparare a visualizzare il proprio corpo dall’esterno, come fa l’attore quando “azzera” se stesso per entrare nei panni del personaggio», illustra Barbarani. Che propone le sue lezioni in streaming (su balavidya.org).
«Poi occorre identificare la zona contratta e iniziare a scioglierla. Per prima cosa si cerca di circoscriverla, disegnandola con le dita sulla pelle, perché il tocco delle mani ci renderà consapevoli del punto da trattare. Si procede quindi con la cosiddetta “pinzata”, una specie di pizzicotto che allontana il tessuto connettivo “incollato” sull’osso per renderlo elastico e tonico. Così facendo, le giunture si scaldano e riacquistano mobilità. Fondamentale è la respirazione completa. Viene veicolata in modo selettivo su una zona specifica tramite un’inspirazione profonda e mirata che agisce come uno stiramento. Infine, è importante rimettersi in sintonia con il peso dei vari elementi del fisico, cercando di abbandonarli alla terra con movimenti lenti e precisi».
L’importanza della visualizzazione e della presenza
Questa disciplina prevede anche «il contatto “simpatico” fra due parti del nostro stesso corpo, come gambe, piedi o mani, ma anche lavorando su gola e diaframma per allentare le tensioni che bloccano la voce, o con la parte di un’altra persona. Perché in un mondo frenetico e distratto come quello attuale, la cura di sé passa anche attraverso l’ascolto della nostra fisicità». Si può iniziare subito a praticare con un esercizio che veniva suggerito all’inizio del Novecento anche dal filosofo d’origine armena Georges Ivanovič Gurdjieff. «Tutte le volte che passo sotto una porta, mi ricordo di me e mi osservo nell’atto di varcarla». Proviamo a farlo ogni giorno: solo così, restando nel presente e concentrandoci sui gesti minimi, torneremo protagonisti della nostra vita.
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