Storia di una leggenda coi piedi per terra

Novembre 1, 2025 - 14:30
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Storia di una leggenda coi piedi per terra

@Vecchio Magazzino doganale

Un naufragio lungo le coste della Calabria nella seconda metà dell’Ottocento, tre marinai che perdono il carico e una soluzione temporanea e fortuita, che li lega a una piccola produzione agricola locale. Gli ingredienti per una storia coi fiocchi ci sono tutti e Ivano Trombino, che alla lontana con quella produzione è imparentato, ha pensato bene di attingervi per dare vita al suo ambizioso progetto di produzione di liquori e distillati a Montalto Uffugo, non lontano da Cosenza. Oggi quel progetto si chiama Vecchio Magazzino Doganale e il nome di uno di quei marinai – Jefferson – è diventato il brand di uno degli amari più conosciuti d’Italia, accanto a una serie di altre etichette distribuite a livello nazionale da Compagnia dei Caraibi.

Al di là della storia però, per questa produzione artigianale tra i monti calabresi i veri ingredienti non sono i personaggi e le loro vicissitudini, bensì le botaniche locali, capaci di raccontare un territorio e le sue tradizioni popolari attraverso i profumi e i bicchieri.

@Vecchio Magazzino doganale
Ivano Trombino @Vecchio Magazzino doganale

Tra leggenda e realtà
«In realtà, ciò su cui puntiamo tutto sono i concetti di produzione e di filiera». Sorride Ivano Trombino, quando gli si chiede di guidarci tra la leggenda e la realtà. Al momento di costruire l’azienda, nel 2016, si è divertito a giocare su un aneddoto legato a un suo antenato, Giocondo Trombino, e alla sua attività commerciale, provando a immaginare le peripezie di tre personaggi giunti dal mare.

«Il Vecchio Magazzino Doganale era un piccolo bazar, realmente esistito, che non si occupava esattamente di liquori ma di cereali e prodotti agricoli, e nel 1850 era gestito da Giovocondo, il nonno di mio nonno» racconta. «Nel 1871 arrivarono in zona tre marinai, dopo aver perso un carico, probabilmente di alcol di canna da zucchero. Si chiamavano Jefferson, Roger e Gil, sono realmente esistiti e si sono fermati a lavorare al magazzino almeno fino al 1914. Mio nonno dice che probabilmente il carico se lo erano venduto», ride Ivano Trombino.

@Vecchio Magazzino doganale
@Vecchio Magazzino doganale

La storia però è efficace nel trasmettere l’idea di una scoperta, rispetto a un territorio le cui erbe e i cui profumi sanno affascinare. «Non ci sono ricette segrete tratte dai vecchi taccuini del mio antenato. Il motivo – dice Trombino – è semplice: non c’erano liquori di qualità allora, né costanza nella qualità delle materie prime. Gli stessi monaci producevano liquori sempre diversi a seconda delle disponibilità e il palato di allora era molto differente da quello di oggi. Le nostre ricette sono tutte studiate nei minimi dettagli, grazie alle conoscenze e agli ottimi ingredienti di cui possiamo disporre oggi».

Il territorio e il ritmo
Più che alla storia, l’identità dei liquori Vecchio Magazzino Doganale è dunque strettamente legata alla biodiversità calabrese, una scelta che non è solo geografica, ma fondativa. I prodotti infatti, a partire dall’Amaro Jefferson, sono il risultato di una selezione meticolosa di botaniche che spaziano da quelle spontanee a quelle coltivate in modo naturale. Queste materie prime, che includono agrumi come arancia amara, bergamotto, pompelmo, rosmarino e origano, costituiscono il cuore aromatico della gamma. «Parliamo sempre di biodiversità italiana, che è straordinaria, però abitando naturalmente in Calabria ci siamo fatti forti proprio di questo territorio» spiega Ivano Trombino. L’approccio alla valorizzazione delle specificità si estende così all’intera produzione, dalle mandorle per l’Amaretto al ginepro e i limoni per il Gin GIL, «tutto il senso della creazione dei nostri prodotti si traduce nel concetto di valorizzare sempre qualcosa del territorio».

@Vecchio Magazzino foganale
@Vecchio Magazzino foganale

Tra gli elementi che scandiscono il processo produttivo di Vecchio Magazzino Doganale ce n’è poi uno imprescindibile: il tempo. Si parte rispettando la naturale ciclicità delle stagioni. «La stessa semplicità della natura – afferma Trombino – ci obbliga a parlare di tempo. L’organizzazione del lavoro dipende direttamente dalla sfera agricola. Viviamo quello che è la ciclicità, esattamente come i contadini che vivono al ritmo delle proprie terre», un processo che per il produttore garantisce la massima qualità e coerenza del prodotto finale con una logica artigianale.

Così, “ogni cosa a suo tempo” per l’azienda non è solo un modo di dire, ma una vera regola operativa, come la raccolta degli agrumi che vengono lavorati freschi per l’Amaro Washington, che avviene nel periodo di piena maturazione.

@Vecchio Magazzino doganale
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Conciliare artigianalità e mercato
Se da un lato la tradizione liquoristica e la sua dimensione artigianale possono mostrare un volto molto romantico, non bisogna mai scordare che dall’altro lato attende il mercato, con dinamiche da affrontare a mente fredda. Una dualità che Ivano Trombino ha ben chiara. «C’è una grande differenza tra Vecchio Magazzino Doganale e un’azienda di dimensioni industriali: noi siamo sostanzialmente degli artigiani, ma anche degli artigiani molto contemporanei. L’attenzione alla redditività – sottolinea Trombino – è vitale per la sopravvivenza e per la crescita. La produzione deve essere coerente con il mercato e non essere frutto di un semplice esercizio di stile». Creare valore aggiunto, in questa prospettiva, significa dunque creare posti di lavoro (Vecchio Magazzino Doganale conta circa venticinque dipendenti), trasformando la ricchezza naturale in un’opportunità economica reale e strutturata.

Lo stesso approccio si riflette nella scelta della sede produttiva: il Martorano, situato in un borgo rurale a Montalto Uffugo. La struttura è concepita per essere funzionale alle attività produttive e alla selezione delle botaniche, privilegiando la coerenza con il lavoro agricolo piuttosto che l’accesso a finanziamenti pubblici o la vicinanza a zone industriali, ma si tratta anche si un luogo che lavora a 360 gradi. «È un borgo che lavora per creare i nostri prodotti e che funge anche da punto di contatto con il consumatore, registrando circa settemila presenze l’anno. La sua importanza non è solo logistica, ma valoriale, ribadendo la natura rurale e l’impegno verso un’identità produttiva autentica», dice Trombino.

@Vecchio Magazzino doganale
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Tra premium e mixology, questione di bilanciamento
Con la sua ricetta l’Amaro Jefferson ha intercettato il gusto dei consumatori contemporanei, posizionandosi e anche andando a delineare, quello che da una decina d’anni a questa parte sarebbe diventato il segmento degli amari premium. «Jefferson è stato pensato per i palati attuali, offrendo un’esperienza di consumo che si distacca dalla bevuta veloce» afferma Trombino. «L’invito è a berlo a temperatura ambiente o leggermente fresco con una scorzetta d’arancia, creando letteralmente un momento per il consumo».

Tuttavia, la strategia di Vecchio Magazzino Doganale non si ferma al singolo prodotto né al singolo momento di consumo. «Preferiamo ragionare per palato anziché per brand, offrendo otto amari diversi per garantire al consumatore varietà e coerenza». In questo frangente il settore della mixology è ritenuto cruciale e la diffusione dei prodotti nei cocktail bar è un obiettivo strategico. In questo senso Trombino vede un ruolo cruciale per l’Italia e per la community dei bartender italiani: «Se più barman italiani inseriscono i prodotti italiani all’interno delle ricette, noi vinciamo non solo come Vecchio Magazzino Doganale, ma anche come intero comparto della liquoristica nazionale».

@Vecchio Magazzino doganale
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