Torre Alfina, il borgo dominato da un castello fiabesco e dal Bosco di Biancaneve
Arroccato su un’altura che domina l’Alta Tuscia, Torre Alfina è uno di quei luoghi che sembrano sospesi nel tempo. Le sue stradine lastricate conducono fino a un maestoso castello, dimora d’altri tempi che veglia sul borgo con eleganza. Ai piedi del paese si estende il Bosco del Sasseto, un intreccio di alberi secolari e rocce ricoperte di muschio che hanno ispirato il soprannome di “Bosco di Biancaneve”. Sì, parliamo di una località davvero unica nel suo genere, il top per chi cerca autenticità e fascino, lontano dalle rotte turistiche più scontate.
Cosa vedere a Torre Alfina
Arrivare a Torre Alfina è un po’ come entrare in un piccolo mondo a parte. Le case in pietra scura, le finestre fiorite e l’odore di legna bruciata danno subito l’impressione di un angolo del Lazio vissuto, vero. Il borgo è raccolto e curato, ma conserva ancora quella spontaneità che altrove si è persa. Gli abitanti si conoscono tutti, le porte restano socchiuse e dalla piazza arriva il suono delle campane: qui non serve molto per sentirsi a casa.
Piazza Sant’Angelo e la Chiesa di San Michele Arcangelo
La piazza principale, dedicata a Sant’Angelo, è piccola ma scenografica, un punto di sosta naturale per chi arriva da queste parti. Sul lato più alto si affaccia la Chiesa di San Michele Arcangelo, costruita tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Dentro si respira un’atmosfera semplice, con pareti spoglie e una luce morbida che filtra dalle finestre.
L’altare è intitolato all’arcangelo, patrono del paese, e conserva una pala d’epoca che gli abitanti custodiscono con orgoglio. Sedersi qualche minuto sui gradini della piazza, magari nel tardo pomeriggio, è uno di quei piccoli gesti che fanno innamorare ancora di più di questa località del viterbese.
Le antiche mura e le porte del borgo
Ancora oggi si riconosce l’antico impianto medievale di Torre Alfina. Restano tratti delle mura di cinta e alcune delle vecchie porte d’ingresso, come Porta Romana e Porta del Sole. Hanno pietre consunte e archi a tutto sesto che parlano di secoli di storia. In passato il borgo era un punto strategico fra Lazio, Umbria e Toscana, conteso da famiglie nobili e da poteri religiosi. Se si presta attenzione, si notano ancora segni di restauri antichi, stemmi scolpiti e feritoie. Sono dettagli che raccontano il peso del tempo senza bisogno di parole.

Le cantine nel tufo e la tradizione del vino
Sotto le abitazioni del centro storico si nasconde un piccolo mondo sotterraneo: le cantine scavate nel tufo, usate per conservare vino e olio. Alcune sono ancora in uso, altre si aprono solo durante le feste. Entrarci permette di fare un vero e proprio salto indietro di qualche secolo, tra botti di legno, profumo di mosto e pareti umide.
La tradizione vinicola qui ha radici profonde. I vigneti sulle colline producono rossi intensi e profumati, spesso serviti nelle osterie accanto a piatti robusti: zuppa di farro, cinghiale in umido e pane cotto a legna.
Il Museo del Fiore
Poco fuori dal borgo c’è un posto che vale la pena visitare, soprattutto se si viaggia con bambini o se si ama la natura: il Museo del Fiore. Ospitato in un vecchio casale ristrutturato all’interno della Riserva Naturale di Monte Rufeno, è un luogo vivo, con installazioni, percorsi sensoriali e mostre che cambiano a seconda delle stagioni. Racconta la ricchezza botanica del territorio, le fioriture, le erbe spontanee e l’equilibrio fragile che lega l’uomo al suo ambiente.
Il Castello di Torre Alfina
Il Castello di Torre Alfina si staglia sopra il borgo con le torri merlate e le sue mura grigie, visibili già dalla strada che porta verso il centro abitato. Le pietre hanno la patina del tempo e raccontano secoli di storia, a partire dal Medioevo, quando la costruzione serviva a controllare la valle e le vie tra Lazio, Toscana e Umbria.
Tra i proprietari del castello spicca Edoardo Cahen d’Anvers, banchiere belga dell’Ottocento, il quale decise di trasformare l’edificio in una residenza nobiliare, aggiungendo torri in stile neogotico, finestre a sesto acuto e dettagli che ricordano i manieri del Nord Europa. All’interno i saloni conservano camini monumentali e soffitti in legno. Alcune stanze hanno pareti affrescate e scalinate che conducono alle terrazze, dalle quali il panorama sulle colline e fino al Monte Amiata sembra infinito.
Il parco attorno segue lo stile romantico inglese. Sentieri sinuosi si insinuano tra alberi secolari, prati e angoli nascosti che aprono prospettive inaspettate sul borgo sottostante. Le visite guidate raccontano le scelte architettoniche della famiglia Cahen e il modo in cui la fortezza dialoga, ancora oggi, con il paese.
Il Bosco del Sasseto
Il misterioso Bosco del Sasseto prende vita ai piedi del Castello di Torre Alfina e vanta un’atmosfera che sembra uscita da una fiaba. Non a caso, il National Geographic in uno dei suoi articoli lo definì il “Bosco di Biancaneve” e il motivo è piuttosto semplice: la particolare impressione magica che lascia a chi lo attraversa. Il merito è dei massi lavici ricoperti di muschio, degli alberi secolari dai tronchi contorti e del sottobosco fitto che crea giochi di luce e ombra continui.
La foresta copre 61 ettari e ospita più di trenta specie di alberi, tra cui lecci, faggi, olmi, aceri e l’albero della manna. Alcuni di essi sono alti più di 25 metri e possiedono oltre un metro di diametro. Il terreno, formato da frammenti di roccia lavica provenienti da un antico vulcano, è coperto da muschio e felci, e ogni passo nel bosco mette a disposizione scorci che cambiano costantemente.
Tra i fusti, in una radura tranquilla, si trova il Mausoleo di Edoardo Cahen, costruito alla fine dell’Ottocento in stile neogotico. Fu eretto dallo stesso marchese per custodire le proprie spoglie. Il tempietto si integra nel paesaggio senza forzature, diventando parte della foresta stessa.
Dal 2006, tra le altre cose, il Bosco del Sasseto è riconosciuto come Monumento Naturale dalla Regione Lazio, sia per il suo valore ecologico che per quello paesaggistico.
Dove si trova e come arrivare a Torre Alfina
Torre Alfina sorge nel cuore della Tuscia, in provincia di Viterbo, a pochi chilometri dal confine con la Toscana. Il borgo si adagia su un’altura di tufo e guarda la valle che si apre sotto di sé, con colline e boschi che cambiano colore con le stagioni. Arrivando in auto, si percorrono la SP17 o la SP28: strade tranquille, strette in alcuni punti, che scorrono tra campi e vigneti.
Chi sceglie i mezzi pubblici raggiunge prima la stazione di Acquapendente, a circa dieci chilometri di distanza. Da lì si può salire a bordo di un taxi o un autobus locale, con la strada che sale dolcemente fino al borgo. Anche da Viterbo o da Orvieto il viaggio in auto dura poco più di mezz’ora, e ogni curva fa sì che si possano scorgere viste sulle colline e sugli ambienti naturali che fanno da preludio all’arrivo in questo villaggio che pare incantato.
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