Trump sembra deciso a fare sul serio anche sull’Ucraina, ma non sappiamo se durerà

Radosław Sikorski, vice primo ministro e ministro degli Esteri della Polonia, apre il suo articolo sul New York Times con un detto: «Ogni amministrazione americana scopre la Russia da capo». Quasi tutti i presidenti degli ultimi decenni, spiega, sono entrati alla Casa Bianca sperando in un nuovo inizio, ma «il risultato è sempre stato lo stesso: più si offre a Mosca, più questa pretende». Chissà che il momento della consapevolezza non sia finalmente arrivato anche per Donald Trump, che dopo avere mediato con successo, almeno fin qui, lo storico accordo tra Israele e Hamas, sembrerebbe quasi avere deciso di fare sul serio pure sulla guerra in Ucraina. Sia con le forniture di missili a lungo raggio, sia con le ultime dichiarazioni di ieri, in cui Trump ha detto che in caso di attacco russo gli americani difenderebbero la Finlandia, e ha aggiunto pure di essere favorevole a nuove sanzioni contro Mosca.
C’è però sempre il problema che su entrambe le questioni (difesa degli alleati e sanzioni contro la Russia) Trump si era già espresso in senso contrario, o quanto meno più ambiguo, ma anche favorevole e molto più netto, senza tuttavia far mai seguire i fatti, o addirittura facendo seguire fatti di segno opposto (vedi le reazioni della Casa Bianca alle provocazioni del Cremlino nello spazio aereo europeo). Ogni tanto però è pur lecito coltivare qualche ingenua speranza. Il Putinometro, che misura il grado di avvicinamento a Putin della Casa Bianca, precipita così al 42 per cento.
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