Unesco, energia e patrimonio: il mandato globale di El-Enany nell’era del Piano Mattei

Con 55 voti su 58, l’egiziano Khaled El-Enany è stato designato nuovo direttore generale dell’Unesco. La sua nomina arriva in un momento decisivo: il futuro del patrimonio mondiale si intreccia con la transizione energetica, la cooperazione internazionale e il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo e in Africa.
Fondata nel 1945 per costruire la pace attraverso l’educazione, la scienza e la cultura, l’Unesco affronta oggi una sfida diversa ma altrettanto globale: rendere sostenibile la transizione energetica anche dal punto di vista culturale e sociale.
La ratifica formale della nomina di El-Enany avverrà il 6 novembre a Samarcanda. In via eccezionale, la 43ª Conferenza generale dell’Unesco si terrà proprio nella città uzbeka, dal 30 ottobre al 13 novembre 2025: è la prima volta dal 1985 che l’assise mondiale dell’Organizzazione si svolge fuori da Parigi, scelta motivata anche dal ruolo sempre più visibile dell’Uzbekistan nel dialogo culturale internazionale e nella valorizzazione del proprio patrimonio. La sua designazione rappresenta inoltre un segnale di apertura verso una leadership più inclusiva, accolta con interesse nei Paesi arabi e africani come riconoscimento del crescente ruolo della regione nelle politiche globali di cooperazione culturale e ambientale.
Archeologo e già ministro del Turismo e delle Antichità d’Egitto, El-Enany unisce conservazione, educazione e cooperazione. Durante il suo mandato ha promosso un’idea di patrimonio vivo, accessibile e generatore di valore per le comunità locali. Ora dovrà integrare patrimonio e transizione energetica in un contesto segnato da conflitti, crisi ambientali e competizione per le risorse.
Molti siti Patrimonio mondiale si trovano in aree colpite dai cambiamenti climatici o da nuovi progetti infrastrutturali. Allo stesso tempo, alcune città storiche e comunità locali stanno diventando laboratori di energia pulita e resilienza urbana, dimostrando che tutela e innovazione possono convivere. L’Unesco può svolgere un ruolo chiave come ponte tra cultura e sostenibilità, evitando che la transizione energetica produca nuove pressioni ambientali e sociali.
L’Egitto è oggi uno dei principali hub energetici del Mediterraneo, grazie alla sua posizione strategica e alle infrastrutture per la produzione e l’esportazione di gas naturale. Eni – società quotata di cui il ministero dell’Economia e delle Finanze e la Cassa depositi e prestiti detengono complessivamente circa il 31,8% del capitale – è presente nel Paese dal 1954. Opera nel Delta del Nilo, nel Golfo di Suez e nel Deserto occidentale, con attività nel settore del gas, del petrolio e delle energie rinnovabili. Nel 2015 Eni ha scoperto il giacimento Zohr, la più grande riserva di gas mai individuata nel Mediterraneo orientale, tuttora una delle principali fonti della produzione egiziana, sebbene con livelli variabili negli ultimi anni. A Damietta, la joint venture Segas lng (Eni 50%, Egas 40%, Egpc 10%) gestisce un terminal di liquefazione che esporta gas naturale liquefatto verso l’Europa. Ad Abu Rudeis, nel Sinai, un impianto fotovoltaico da 14 MWp contribuisce a ridurre le emissioni operative dei siti produttivi.
Questa espansione convive con sette siti Patrimonio mondiale Unesco, in un equilibrio delicato tra sviluppo e tutela. Menfi e le Piramidi di Giza sorgono ai margini del Cairo, accanto a infrastrutture energetiche e di trasporto: la mitigazione di rumori e vibrazioni è parte della loro protezione. Ad Assuan, i templi di Abu Simbel e Philae ricordano il primo intervento Unesco del 1960 per salvare il patrimonio dagli effetti della diga idroelettrica. Nel Sinai, il Monastero di Santa Caterina si trova in un’area attraversata da corridoi energetici strategici che collegano Egitto, Israele e il Mediterraneo orientale: un luogo simbolico dove spiritualità e geopolitica si toccano. A Wadi Al-Hitan, la “Valle delle balene”, la convivenza tra produzione energetica e tutela naturale richiede un monitoraggio costante. L’Egitto si conferma così un laboratorio di convivenza tra energia e patrimonio, dove il No go commitment – adottato da alcuni dei maggiori colossi energetici mondiali, tra cui Shell, Bp, Eni ed Equinor – e la cooperazione con l’Unesco possono diventare strumenti di transizione sostenibile.
Il Piano Mattei per l’Africa, promosso dal Governo italiano, punta a una cooperazione fondata su energia, formazione e sostenibilità. Perché sia credibile, deve garantire coerenza tra sviluppo economico e tutela del patrimonio. Il principio del No go commitment, condiviso da queste imprese a livello globale, rappresenta un passo essenziale per trasformare la cooperazione energetica in sostenibilità integrata, in linea con l’Agenda 2030.
L’elezione di El-Enany può aprire una nuova fase di dialogo tra istituzioni culturali, università e imprese, in cui la transizione energetica diventi anche una transizione culturale. Ridurre le emissioni non basta: occorre preservare identità e paesaggi, facendo del patrimonio una leva di conoscenza, inclusione e pace.
Già tra il 1996 e il 2005, con il World solar programme (Wsp), avviato dopo la World solar summit di Harare e basato sulla World solar declaration adottata a Parigi nel 1995, l’Organizzazione aveva riconosciuto che l’energia non è un fine, ma uno strumento per promuovere educazione, equità e sviluppo umano. Oggi, nel quadro del Decennio delle scienze per lo sviluppo sostenibile (2024-2033), quella visione torna attuale: non è l’energia in sé la missione dell’Unesco, ma il modo in cui cultura e scienza possono orientarne l’uso a beneficio delle persone e del pianeta.
L’Unesco è nata per costruire la pace nella mente degli uomini, ponendo la conoscenza al servizio della cooperazione tra i popoli. Oggi quella pace passa anche dall’energia: accessibile, pulita, condivisa. Energia, cultura e scienza tornano così a intrecciarsi in una stessa visione del futuro. L’Unesco può così tornare a essere il luogo dove si rinnova, di fronte alle sfide energetiche del nostro tempo, la vocazione originaria a costruire la pace nella mente degli uomini.
Qual è la tua reazione?






