Auto elettriche, Italia sempre ultima tra i principali mercati europei: quota 4,5 volte inferiore a quella degli altri 30 Paesi

Novembre 26, 2025 - 10:00
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Auto elettriche, Italia sempre ultima tra i principali mercati europei: quota 4,5 volte inferiore a quella degli altri 30 Paesi

Il mercato europeo delle autovetture sta facendo registrare un quadro fatto di luci e ombre, nel quale però le seconde superano di gran lunga le prime e, per quanto riguarda l’Italia e la diffusione di auto elettriche, le luci si faticano davvero a scorgere. Leggendo l’ultimo report diffuso dall’associazione di settore Unrae, si viene a sapere che a ottobre su scala europea c’è stato un aumento delle immatricolazioni del 4,9% (1.091.904 unità) rispetto allo stesso mese del 2024. E che nei primi 10 mesi del 2025 c’è stato un incremento dell’1,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Tutto bene? Non proprio perché il confronto con il 2019 evidenzia ancora un divario significativo: -10,1% in ottobre e -17,3% nei 10 mesi.

L’associazione che rappresenta le case automobilistiche di origine straniera operanti in Italia ha analizzato anche l’andamento dei principali mercati europei, dal quale emerge una situazione differenziata tra i 5 mercati maggiori. «La Spagna si distingue per la performance più brillante, con un +15,9% a ottobre e +14,9% nel cumulato. La Germania registra un +7,8% nel mese, ma il progresso nei dieci mesi si limita allo 0,5%. Segue la Francia con una crescita del 2,9% nel mese, ma in contrazione del 5,4% nei dieci mesi. In attivo anche il Regno Unito, che mostra un +0,5% a ottobre, ma un +3,9% nel cumulato annuale». E il nostro Paese? Ecco la risposta: «L’Italia, che conferma la sua quarta posizione sia nel mese che nel cumulato, rappresenta l’unica nota negativa tra i principali mercati, registrando una flessione dello 0,5% a ottobre e del 2,6% nei 10 mesi».

Le note dolenti, per il nostro Paese, non finiscono qua. Anzi, se si concentra l’attenzione sul comparto delle auto elettriche, la situazione è ancora più a tinte fosche. Ecco cosa è stato registrato dall’Unrae per il mese scorso: «Per quanto riguarda i veicoli ricaricabili, a ottobre l’Italia si posiziona all'ultimo posto tra i Major Market con una quota complessiva di ECV pari al 12,2%, suddivisa tra il 5,0% di vetture elettriche pure (BEV) e il 7,2% di ibride plug-in (PHEV). Il divario rispetto agli altri principali mercati europei risulta particolarmente evidente: il Regno Unito tocca il 37,5% con il 25,4% di BEV e il 12,1% di PHEV, la Germania raggiunge una quota ECV del 33,4% con il 21,0% di BEV e il 12,4% di PHEV, la Francia si attesta al 31,1% con il 24,4% di BEV e il 6,7% di PHEV, mentre la Spagna registra il 22,4% con il 9,4% di BEV e il 13,0% di PHEV. Nel totale del mercato europeo le ECV coprono il 31,3% di share con le BEV al 20,6% (+4,3 p.p.) e le PHEV al 10,7% (+ 2,7 p.p.)». E non va meglio se l’analisi si allarga ai primi 10 mesi di questo 2025 che si sta per chiudere: «Anche nel periodo gennaio-ottobre la situazione italiana si conferma critica con una quota di ECV all’11,2%, di cui il 5,2% di BEV e il 6,0% di PHEV, rispetto al 33,4% del Regno Unito (BEV 22,4% e PHEV 11,0%), al 28,9% della Germania (BEV 18,4% e PHEV 10,5%), al 25,1% della Francia (BEV 18,9% e PHEV 6,2%) e al 18,9% della Spagna (BEV 8,5% e PHEV 10,4%). Nel totale del mercato europeo le ECV coprono il 27,7% di share con le BEV al 18,3% (+3,5 p.p.) e le PHEV al 9,4% (+2,2 p.p.).

Confermando un trend che è ormai consolidato da diverso tempo, i numeri di ottobre continuano a evidenziare la fortissima distanza dell’Italia dagli altri 30 Paesi europei per quanto concerne la quota di auto BEV, cioè i veicoli elettrici a batteria, quelli meno inquinanti, pari al 5,0% contro il 22,7%: un valore di 4,5 volte inferiore. L’Unrae sottolinea che il mese risente ancora dell’attesa degli incentivi del bonus rottamazione, che – dopo il click day del 22 ottobre – mostreranno il loro impatto sul mese di novembre. Appuntamento dunque a dicembre per vedere se l’iniziativa del governo ha dato risultati degni di nota, anche se non è con una singola misura che si può risollevare un comparto in cui l’Italia è così indietro.

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