Vision Zero e cultura della prevenzione per la Salute e la Sicurezza sul lavoro: una sfida educativa nell’era dell’IA

Dicembre 23, 2025 - 10:48
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Vision Zero e cultura della prevenzione per la Salute e la Sicurezza sul lavoro: una sfida educativa nell’era dell’IA

lentepubblica.it

L’approvazione in queste ore della Strategia Nazionale per la Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro 2026–2030, da parte del Comitato per l’indirizzo e il coordinamento della vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro presieduto dal Ministro Schillaci, ispirata all’approccio Vision Zero – secondo cui ogni infortunio e ogni morte sul lavoro sono prevenibili – rappresenta un passaggio rilevante non solo sul piano normativo e organizzativo, ma soprattutto sul piano culturale.

La Strategia, che coinvolge il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministero della Salute, l’INAIL e le parti sociali, indica con chiarezza alcuni assi fondamentali: prevenzione, formazione, innovazione tecnologica, miglioramento continuo, qualità dei dati e integrazione tra salute e lavoro. È una visione che chiede di essere tradotta non solo in misure operative, ma in nuovi modi di pensare, educare e agire.

Salute e sicurezza sul lavoro come dimensione integrata del benessere

Uno degli elementi più significativi della Strategia è il superamento di una visione frammentata della sicurezza, intesa come semplice adempimento. Salute e sicurezza vengono ricondotte a una prospettiva unitaria, che considera il benessere complessivo della persona nei contesti di vita e di lavoro.

Questa impostazione richiama la necessità di un approccio olistico che metta al centro il prendersi cura: delle persone, dei contesti, delle relazioni. La prevenzione, in questa chiave, non è solo tecnica o procedurale, ma diventa responsabilità collettiva e scelta culturale.

Prevenzione e formazione: un’infrastruttura educativa permanente

La Strategia insiste con forza sul ruolo dell’informazione e della formazione. Ma perché questi strumenti siano davvero efficaci, è necessario considerarli come parte di una infrastruttura educativa permanente, che attraversa l’intero arco della vita.

In questa prospettiva, il lavoro sviluppato nell’ambito dell’AI Hub DiCultHer[1] – Salute e Sicurezza ha privilegiato una chiara articolazione su tre livelli educativi, tra loro coerenti ma differenziati nei linguaggi e negli strumenti:

  1. la scuola, come primo spazio di costruzione della cultura della prevenzione e della consapevolezza dei rischi;
  2. la formazione post-secondaria e professionale, come ambito di consolidamento delle competenze e dei comportamenti responsabili;
  3. l’istruzione superiore e l’alta formazione, come luogo di elaborazione critica, ricerca e innovazione metodologica.

A ciascun livello corrisponde una medesima visione culturale, declinata però in forme educative e comunicative differenti, adeguate ai contesti e ai destinatari.

Innovazione tecnologica e Intelligenza Artificiale

La Strategia richiama opportunamente il ruolo dell’innovazione tecnologica. In questo quadro, l’Intelligenza Artificiale può rappresentare una risorsa importante, a condizione che venga utilizzata con un approccio responsabile, trasparente e orientato alla prevenzione.

L’IA non come sostituto del giudizio umano, ma come strumento aumentativo: per supportare la formazione, la simulazione di scenari di rischio, la diffusione di buone pratiche, la lettura consapevole dei dati. Un’innovazione che rafforza la capacità di comprendere e prevenire, anziché illudere che basti automatizzare per essere sicuri.

Dati, monitoraggio e responsabilità conoscitiva

Un ulteriore elemento centrale riguarda il miglioramento dei sistemi di monitoraggio e raccolta dati. Anche qui, la sfida non è solo tecnica. I dati diventano realmente utili quando sono accompagnati da una responsabilità conoscitiva: capacità di interpretarli, contestualizzarli e restituirli in forma comprensibile ed educativa, a beneficio delle politiche di prevenzione e della cittadinanza.

Una sfida culturale prima ancora che organizzativa

La Strategia Nazionale 2026–2030 apre dunque una fase importante. La sua efficacia dipenderà in larga misura dalla capacità di accompagnarla con percorsi educativi, culturali e formativi capaci di incidere sui comportamenti e sulle mentalità, prima ancora che sulle procedure.

Abbiamo scelto di accompagnare questa riflessione con un’infografica, perché a volte un’immagine aiuta a capire meglio ciò che le parole provano a dire: che la prevenzione è prima di tutto un fatto culturale ed educativo.

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È in questo spazio che esperienze come l’AI Hub DiCultHer possono offrire un contributo: non sovrapponendosi alle competenze istituzionali, ma dialogando con esse, mettendo a disposizione modelli educativi e strumenti culturali coerenti con l’obiettivo Vision Zero.

Se davvero ogni incidente è prevenibile, allora la prevenzione non può essere solo una tecnica: deve diventare educazione, cultura e responsabilità condivisa. È lì che si gioca la sfida più profonda della salute e sicurezza nel nostro tempo.

[1] https://www.diculther.it/ai-hub-diculther-dicultherai/

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