Vocazioni nate nel silenzio: così suor Chiara Damiana ha aperto il cuore alla speranza

Novembre 21, 2025 - 23:30
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Vocazioni nate nel silenzio: così suor Chiara Damiana ha aperto il cuore alla speranza

La festa della Presentazione di Maria affonda le sue radici in un gesto semplice e familiare: Gioacchino e Anna portano al Tempio la loro figlia. Un gesto consueto nella tradizione ebraica, mosso del desiderio di presentare a Dio la vita affinché trovi in Lui la sua mèta. La persona presentata è Maria e il significato più profondo di questo evento – e della storia che porta con sé – è semplice e rivoluzionario: d’ora in poi non sono più le pietre o l’altare il centro sacro del mondo, ma l’uomo stesso, con tutta la sua vita. Maria è presentata nel Tempio e la sua vita, illuminata da dentro, diventa Tempio.
In questo giorno (21 novembre), in cui la Chiesa ricorda con particolare affetto le comunità monastiche attraverso la Giornata Pro Orantibus, abbiamo raccolto le testimonianze di donne che – desiderose con tutto il cuore di affidarsi a Dio – hanno pronunciato i voti monastici.

Suor Chiara Damiana, delle Sorelle Povere di Santa Chiara, vuoi raccontarci il giorno della tua professione?
Il 12 ottobre è stato il giorno della mia professione temporanea, un giorno atteso perché arrivato dopo tanti anni di cammino e discernimento vocazionale, e dunque frutto di tante esperienze, sentimenti, desideri. Come raccontare tutto? Provo a dire qualcosa in semplicità e nella consapevolezza che il ricordo di quel giorno è ancora fresco e suscita in me emozioni di gioia.
Il momento della professione è stata l’occasione per dire ad alta voce alle persone presenti e a tutte coloro che mi sono vicine nella preghiera che il Signore, con la sua Parola, è sempre stato per me compagno fedele, premuroso, incoraggiante ed è dunque amico fidato per cui sono disposta a compromettermi e a camminare. Santa Chiara ha scritto: «Grande è il dono della nostra vocazione» e, dunque, il “si” che ho pronunciato è stato semplicemente l’accoglienza di un dono da parte del Signore.
Ho scelto di aderire a una Forma di vita, quella delle Sorelle Povere, che ha attraversato secoli di storia e che ora, anche con me, può attualizzarsi in questo tempo e in questa città. Si tratta di un dono che chiede anche delle responsabilità. I tre voti che ho promesso (obbedienza, povertà e castità), infatti, hanno certamente le loro sfide, ma in realtà sono per me un modo per aprire il cuore alla speranza e per rendere la mia umanità più vicina e somigliante a Gesù, crocifisso e risorto, che contemplo glorioso nel crocifisso di san Damiano. Il passo che ho compiuto, come risposta alla sua promessa di vita piena, è stato posto davanti a quel volto di Gesù, che mi custodisce con amorevolezza, e all’interno della mia fraternità, inserita nella grande famiglia francescana. In queste relazioni sento che mi è offerto un piccolo posto nella Chiesa, dove posso spendere il mio amore. Come ha detto papa Leone in una recente catechesi giubilare dedicata a Santa Chiara: «Sperare è scegliere!». Continuo il mio cammino con gioia, cercando di rimanere fedele al dono ricevuto e prego che altri giovani possano scoprire con coraggio e libertà la loro vocazione.

Suor Chiara Benedetta, Abbadessa del Monastero di Gorla, quale è la Parola che più ha illuminato i suoi passi lungo gli anni?
«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Questa parola del Vangelo di Luca, nota e conosciuta, mi risuona come parola fondante e importante del mio cammino in questa festa della Presentazione di Maria, una parola che mi ha accompagnato in tutti questi anni e ha segnato il mio percorso spirituale nelle sue varie tappe in monastero fino alla professione solenne. È anche la parola che ha dato luce nei momenti più bui, ha sostenuto il vacillare di qualche passo in alcuni eventi della vita non facili. Sempre a questa Parola sono ritornata come a una fonte da cui attingere luce, sostegno, significato e ancora oggi, dopo tanti anni, qui in monastero, torno ad attingere vita e forza quando gli eventi interrogano, quando le situazioni da affrontare sembrano impervie.
Sempre rimane una parola rassicurante e nello stesso tempo inquietante perché apre orizzonti nuovi, possibilità di vita, per un cammino di fede sempre più profondo. È quella parola che continua a dare significato al mio essere “Sorella Povera” (comunemente conosciuta come Clarissa) qui in questo monastero, in questa città di Milano, in questo tempo non facile che apre interrogativi, pone domande di senso alla nostra vita.

Attraverso questa Parola quale senso dona oggi alla vostra vita e vocazione di Sorelle Povere?
Partendo dalla realtà concreta che viviamo mi pare di poter tradurre così il significato del nostro vivere in monastero: «Vivere un ascolto vero e profondo». Lo percepisco come una possibilità e una sfida che oggi il mondo e questa città di Milano ci pone. Cos’è questo ascolto vero e profondo? È ciò che tante persone che oggi vengono al nostro monastero per consegnare le loro fatiche, sofferenze, interrogativi, si aspettano da noi. Non tanto la soluzione ai loro problemi ma quell’ascolto che scalda il cuore, che fa sentire l’altro come qualcuno di importante, qualcuno che esiste. Un ascolto che condivide in profondità le attese e le fatiche, le speranze e gli interrogativi, i sogni e le paure. In mezzo alle tante voci che gridano, che prevalgono le une sulle altre, la voce silenziosa e mite dell’ascolto è quella che può rendere il mondo più umano e più bello per poter costruire davvero un futuro di speranza.
Maria ha ascoltato la Parola. Mi pare che anche per noi oggi è importante saper ascoltare, anche senza trovare sempre le risposte alle vicende che le persone vivono. Ma certo un ascolto che condivide e che in qualche modo sa donare uno sguardo diverso, alla luce della Parola, uno sguardo che ha il sapore e la forza della condivisione e dell’accoglienza. Ascoltare la Parola, ascoltare ogni uomo e donna che incontriamo, ascoltare questo mondo inquieto, bello ma anche aggressivo, aperto al futuro e nello stesso tempo pieno di tante incognite. Dall’ascolto vero e profondo può nascere e nasce la vita come è stato per Maria.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia