Addio ai droni hackerati: SHIELD li difende e li fa guarire al volo
Forse non tutti sanno che un drone sotto attacco informatico può trasformarsi in un pericolo volante. Se nell'ultimo periodo le tante incursioni nei cieli europei stanno destando preoccupazione, ci sono ben altri motivi per mantenere alta l'attenzione. Basta un’intrusione nei suoi sistemi per farlo deviare dalla rotta, rallentare o addirittura schiantarsi, compromettendo del tutto la missione. Per affrontare questo rischio, un gruppo di ricercatori della Florida International University (FIU) ha ideato SHIELD, un sistema capace di riconoscere e neutralizzare in tempo reale i cyberattacchi durante il volo.
La novità è che, a differenza dei metodi di difesa tradizionali basati quasi solo sui sensori di navigazione, SHIELD vigila sull’intero ecosistema del drone: software, hardware e componenti fisici. Il sistema osserva costantemente il comportamento del dispositivo, individuando segnali sospetti come variazioni insolite nei livelli della batteria o un processore troppo sollecitato. Quando qualcosa non va, entra in azione un protocollo automatico che identifica il tipo di minaccia e applica una strategia di recupero per riportare il drone alla normalità, evitando la perdita della missione.
Il progetto è guidato da Mohammad Ashiqur Rahman, docente associato alla Knight Foundation School of Computing and Information Sciences, che spiega: «Un drone che non può riprendersi da un attacco perde del tutto la sua utilità. Il nostro obiettivo era sviluppare un sistema che non solo riconoscesse la minaccia, ma riuscisse anche a completare la missione in sicurezza».
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