AI Factories e sovranità digitale: in Italia un ecosistema di calcolo distribuito per PMI e ricerca

Ottobre 11, 2025 - 06:30
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AI Factories e sovranità digitale: in Italia un ecosistema di calcolo distribuito per PMI e ricerca

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AI Factories e sovranità digitale: in Italia un ecosistema di calcolo distribuito per PMI e ricerca



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Le AI Factories italiane uniscono supercalcolo, cloud e dati per sostenere ricerca e PMI. Come spiegato da Arnaud Ceol (ICSC) al convegno dell’Osservatorio Cloud Transformation, queste infrastrutture distribuite, cofinanziate da PNRR e UE, rafforzano la sovranità digitale e l’innovazione industriale europea

Pubblicato il 9 ott 2025



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L’autonomia tecnologica europea passa anche dalla capacità di creare infrastrutture di calcolo sovrane, capaci di mettere in rete ricerca e imprese. È l’obiettivo del Centro Nazionale HPC, Big Data e Quantum Computing (ICSC), coordinatore della rete italiana di supercalcolo e partner dell’European Open Science Cloud (EOSC). Come ha spiegato Arnaud Ceol, Technical Project Manager di ICSC, nel corso del convegno annuale Osservatori Cloud Transformation presso il Politecnico di Milano, l’Italia sta costruendo un modello di AI Factories in grado di combinare risorse computazionali avanzate e servizi cloud distribuiti, con un’attenzione particolare al coinvolgimento delle piccole e medie imprese.

Il modello ICSC: infrastrutture distribuite e competenze per l’AI sovrana

Il Centro Nazionale HPC Big Data e Quantum Computing (ICSC) è oggi uno dei principali poli tecnologici italiani. Come ha ricordato Ceol, il suo ruolo è quello di coordinare una rete di infrastrutture e competenze distribuite su tutto il territorio, creando sinergie tra ricerca pubblica e settore privato. L’obiettivo è duplice: mettere a disposizione capacità di calcolo e, al tempo stesso, favorire la nascita di nuovi servizi basati sull’intelligenza artificiale.

Il modello è quello di una piattaforma distribuita, che comprende realtà come il Cineca con il supercomputer Leonardo, la rete GARR a Napoli con il CNR per la cybersecurity e il cloud federato dell’INFN, che copre l’intero territorio nazionale. Questa architettura consente di garantire sicurezza, ridondanza e interoperabilità, in linea con le politiche europee per un’infrastruttura scientifica aperta. Non a caso, Ceol ha ricordato che l’ICSC agisce anche come coordinatore nazionale dell’European Open Science Cloud, la piattaforma che mira a rendere condivisibili i dati e i servizi di ricerca a livello continentale.

Le AI Factories europee: infrastrutture sovrane al servizio delle imprese

Le AI Factories rappresentano, secondo Ceol, la naturale evoluzione di questa strategia. Sono infrastrutture distribuite su scala europea, pensate per essere sovrane ma vicine alle imprese, in grado di coniugare potenza di calcolo e accessibilità. L’Italia gioca un ruolo di primo piano: una delle prime AI Factories operative in Europa si trova infatti al Tecnopolo di Bologna, ed è cofinanziata dall’Italia e dall’Unione Europea.

Il valore di questa infrastruttura non risiede soltanto nella potenza computazionale, ma nella capacità di creare un ecosistema europeo di prodotti e servizi basati sull’AI. Come ha osservato Ceol, «la sovranità non vuol dire solo avere infrastrutture nazionali, ma anche costruire un ecosistema europeo di soluzioni da proporre alla nostra comunità». L’obiettivo è evitare che l’Europa resti un semplice mercato per tecnologie sviluppate altrove, favorendo invece la nascita di una filiera autonoma dell’intelligenza artificiale.

Risorse e servizi per PMI e startup

Uno degli aspetti più innovativi del progetto riguarda il sostegno alle piccole e medie imprese. Ceol ha sottolineato che molte PMI «hanno idee e dati, ma non possono investire in server costosi sin dall’inizio». Le AI Factories rispondono a questa esigenza offrendo risorse computazionali scalabili — migliaia di GPU e petabyte di storage — accessibili sotto forma di servizi cloud. In questo modo, anche realtà con risorse limitate possono sviluppare, testare e ottimizzare modelli di intelligenza artificiale senza sostenere costi proibitivi.

Ma il valore aggiunto non si limita alla potenza di calcolo. Le Factory mettono a disposizione anche un portafoglio di servizi specializzati: sviluppo di modelli, benchmarking, accesso a modelli preaddestrati, e soprattutto servizi legati ai dati. Le aziende possono così accedere a dataset nazionali e ai futuri Data Spaces e Data Hubs europei, partecipando attivamente all’ecosistema dei dati condivisi. Nei casi in cui i dataset non siano sufficienti, è previsto anche il supporto alla generazione di dati sintetici, per consentire l’addestramento dei modelli in modo sicuro e conforme ai principi di tutela della privacy.

Fondi PNRR e cofinanziamento privato: una strategia multilivello

Il programma italiano delle AI Factories è sostenuto inizialmente da 320 milioni di euro di fondi PNRR, che — pur non essendo l’unica fonte di finanziamento — hanno permesso di avviare numerosi progetti strategici. Ceol ha spiegato che la priorità è «non uno sviluppo centralizzato, ma un modello che va verso le regioni», con l’obiettivo di valorizzare le competenze locali e ridurre la concentrazione geografica delle infrastrutture.

A fianco dei fondi pubblici, è previsto un crescente coinvolgimento del capitale privato. Nei prossimi anni verranno attivati nuovi sistemi di supercalcolo dedicati al settore industriale, come l’Innovate and Industrial Test Supercomputer, destinato esclusivamente alle imprese e cofinanziato anche dal privato. A questi si aggiungeranno le Gigafactory, infrastrutture pensate per rispondere alle esigenze produttive delle grandi aziende tecnologiche europee. Questo approccio combinato tra fondi pubblici e privati mira a rendere sostenibile nel tempo la strategia di sviluppo, evitando che l’innovazione resti confinata ai progetti finanziati dal PNRR.

Collaborazione europea e Datalab: ecosistemi verticali di dati

Alla domanda sulla capacità dell’Italia di collaborare a livello europeo, Ceol ha precisato che le sinergie transnazionali sono già in atto. Pur essendo progetti di durata limitata — tre anni — le AI Factories hanno già avviato scambi di competenze e servizi con i partner europei. «Non abbiamo aspettato di sentirci con tutti i partner per partire», ha spiegato Ceol, sottolineando che le prime risorse sono già operative e i primi servizi attivi.

Un esempio concreto di questa collaborazione è rappresentato dai Datalab, spazi di lavoro condivisi che collegano Factory specializzate in diversi settori verticali — come agritech o cybersecurity — e consentono alle imprese di accedere a dati sicuri e integrati provenienti da fonti diverse. L’obiettivo è costruire spazi dati europei interoperabili, in cui aziende e centri di ricerca possano collaborare mantenendo il controllo sui propri asset informativi. Si tratta di una componente fondamentale per garantire una sovranità digitale effettiva, fondata non solo sull’infrastruttura fisica, ma anche sulla capacità di governare e valorizzare i dati.

Una rete per la sovranità tecnologica condivisa

L’esperienza dell’ICSC e delle AI Factories italiane mostra come la sovranità digitale non sia un concetto astratto, ma un obiettivo industriale che richiede coordinamento, apertura e collaborazione. L’Italia, con la rete distribuita di supercalcolo, i progetti cofinanziati e l’impegno verso le PMI, si pone come laboratorio di un nuovo modello europeo di innovazione: distribuito, accessibile e orientato ai dati.
Come ha sottolineato Ceol, la sfida non è soltanto tecnica, ma culturale: trasformare la potenza di calcolo in servizi intelligenti e sostenibili, capaci di rafforzare l’autonomia tecnologica del Paese e dell’Europa.

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