Alla ricerca dello slow, anche nel tessile
A Torino si è tenuto nei giorni scorsi il primo congresso nazionale del Tessile sostenibile, proprio come lo intende Slow Fiber, che ha come principio quello di un settore buono, sano, pulito e giusto e durevole. E qui anche Carlo Petrini ha preso la parola
Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, da qualche tempo ha preso posizione anche in fatto di moda. O meglio, di comportamenti del vestire. Lo fa da quando Dario Casalini lo ha incontrato per ragionare sul dar vita a un movimento che mutuasse nell’ambito dell’industria tessile le basi di Slow food.
Ed è così che è nata Slow Fiber. Era il 2022: da allora ben 29 imprese italiane della moda e dell’arredamento hanno sottoscritto una sorta di manifesto impegnandosi a rendere la loro produzione di fibra sostenibile sulla base di 5 presupposti: “buono, sano, pulito e giusto e durevole“. Insomma: basta con tessuti mordi e fuggi o meglio usa e getta.
A Torino, ma da tutta Italia
Lo scorso venerdì Slow Fiber, guidata appunto da Casalini, si è riunita a Torino per il primo congresso nazionale del Tessile Sostenibile. Lo scenario è stato quello dell’auditorium della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
E, proprio qui Petrini ha detto chiaramente: “Mi auguro che da subito assumiate coscienza che questa idea deve avere una dimensione mondiale. Se è stato importante per il cibo, oggi il mondo ha bisogno di una rigenerazione dell’intero comparto del vestirsi. È un comparto che presenta all’umanità una dimensione di spreco di dimensioni bibliche“.
Ed ecco l’obiettivo di Slow Fiber: “negli ultimi anni – spiega Casalini, che è presidente della Rete – la moda ha iniziato a interrogarsi sul proprio impatto ambientale e sociale, ma oggi parlare di sostenibilità non è più sufficiente.
Il settore tessile è responsabile del 10% delle emissioni globali di CO2, produce ogni anno 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili (l’87% dei quali finisce in discarica o inceneritore) e consuma risorse naturali a un ritmo insostenibile.
Al tempo stesso, è un campo di straordinaria innovazione e creatività, capace di guidare un cambiamento culturale che rimetta al centro l’etica, la responsabilità e la bellezza“.
La sfida non è solo ridurre l’impatto, ma trasformare il sistema moda in un modello rigenerativo, dove il valore non sia determinato dalla quantità prodotta, ma dalla qualità, dalla durabilità e dal rispetto della vita – umana e naturale – che lo rende possibile.
A tre anni dalla nascita, dunque Slow Fiber riunisce realtà imprenditoriali che impiegano quasi 6.800 addetti per un giro d’affari di 1,2 miliardi e rappresentano tutte le varie fasi della filiera: fibra, filatura, tintura, tessitura, finissaggio, disegno, prototipazione, industrializzazione, taglio e confezionamento, stampa e ricamo.
Insieme, custodiscono anche una ricchezza inestimabile di saper fare e mestieri, antichi e moderni, tradizione e tecnologia all’avanguardia.
Slow Fiber, rete di buone pratiche sostenibili
Il network, oggi distribuito tra Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, è nato con l’obiettivo principale di diffondere consapevolezza sull’impatto del tessile e sostiene filiere locali che condividono trasparenza, sostenibilità e responsabilità sociale, aperta a collaborare con altre organizzazioni ispirate ai medesimi principi e impegnate concretamente a realizzarli.
Questi principi diventano la chiave per un nuovo modo di produrre e consumare: solo un tessile che duri nel tempo e generi valore reale, per chi lo crea e per chi lo utilizza, può definirsi anche bello.
Dario Casalini ha fatto di Slow Fiber la sua missione filantropica. Da ex insegnante di diritto e da imprenditore (segue l’azienda di famiglia Oscalito) trova sempre tempo per essere a contatto con gli studenti (partecipa anche al nostro Planet Art Camp).
Lo fa per ribadire un’educazione al consumo, ma anche per parlare ai giovani affinché siano motivati a tornare “a lavorare nella manifattura“. In quella virtuosa però.
Importante, notare che Slow Fiber non si sostituisce alle certificazioni esistenti, ma integra i principi di sostenibilità con una visione sistemica, etica e culturale più ampia, che pone al centro la dignità del lavoro e la cura per l’ambiente.
Elemento distintivo di Slow Fiber è il sistema di Kpi (Key performance indicator), validati da revisori esterni, che misurano l’effettiva adesione delle aziende ai valori fondanti della Rete, garantendo trasparenza e solidità etica.
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