ARC Raiders, la recensione: il co-op più teso e sorprendente dell’anno
Il debutto di ARC Raiders non è passato inosservato. Il titolo di Embark Studios ha superato ogni aspettativa, attirando centinaia di migliaia di giocatori fin dal primo weekend e mandando letteralmente in tilt i server.
La scorsa domenica, la situazione è stata così congestionata che il team di sviluppo ha deciso di regalare dei crediti di gioco a chi aveva tentato di connettersi senza successo, un gesto che racconta bene sia il successo improvviso sia la volontà di mantenere un rapporto diretto con la community.
Tolti quei momenti iniziali, ARC Raiders ha dimostrato una stabilità notevole per un titolo di questa scala. Gli unici cali o lag che abbiamo notato si sono verificati nei primi secondi delle partite o in alcuni momenti casuali, forse per via dell'ingresso in partita di nuova carne da macello (altri giocatori, insomma). Per il resto, le prestazioni sono state solide, la risposta dei comandi immediata e la connessione stabile.
Un successo meritato, quindi, perché il gioco riesce a unire meccaniche survival e azione cooperativa in modo fluido, offrendo ogni volta un'esperienza diversa. Ed è proprio questa varietà, unita a una tensione costante, che lo ha reso una delle sorprese più esplosive dell'anno nel panorama online.
L'essenza di ARC Raiders sta tutta nella cooperazione. È un gioco che funziona anche in solitaria, ma prende vita solo quando lo si affronta in squadra. Noi lo abbiamo giocato in redazione "alla vecchia maniera", seduti nella stessa stanza come in un LAN party di altri tempi: comunicazione continua, piani improvvisati, urla quando una macchina ARC ci tendeva un'imboscata.
Il gioco però non costringe alla comunicazione vocale: il sistema di ping contestuale (su PC click con la rotellina del mouse) permette di indicare direzioni, oggetti o nemici, e addirittura di tracciare temporaneamente il movimento di altri Raiders o delle unità ARC. È una funzione vitale, soprattutto quando il caos esplode e la squadra rischia di disgregarsi.
A questo si aggiunge la chat di prossimità, utile per interagire con altri giocatori non appartenenti alla propria squadra: un canale di comunicazione inaspettato, spesso usato per stringere brevi alleanze o, al contrario, per intimidire.
La cooperazione va però oltre la parola. C'è la necessità di salvarsi a vicenda, di trascinare un compagno ferito al riparo prima che muoia, di fornire copertura mentre un altro tenta di rianimarlo. Questi momenti non sono scriptati, ma nascono in modo spontaneo e imprevedibile, dando al gioco una dimensione umana che lo distingue da molti altri co-op.
E poi c'è la community: viva, creativa e spesso sorprendentemente solidale. Alcuni creator e veterani si sono uniti ai server semplicemente per aiutare i nuovi giocatori — guidandoli nelle missioni, abbattendo ARC o mostrando zone ancora inesplorate. È una dimostrazione concreta di come ARC Raiders sia già riuscito a costruire un ecosistema cooperativo dove la fiducia è preziosa e mai scontata. Ovviamente ci sono anche tanti infami (non c'è altro modo di definirli) che ti uccidono senza troppi complimenti, spesso tendendo agguati presso le vie di fuga dalla superficie, in modo da aggiudicarsi i bottini di chi si è esplorato la mappa prendendosi i rischi del caso.
Le macchine ARC non sono solo nemici, ma veri organismi reattivi. La community ne parla come di una delle IA più evolute mai viste in un gioco del genere, e non è un'esagerazione. Ogni tipo di ARC ha un comportamento distinto, una propria strategia e un modo dinamico di reagire al giocatore.
Gli esemplari volanti, per esempio, dotati di più eliche, tentano di stabilizzare il volo quando vengono colpiti a una turbina, oscillando o perdendo quota prima di riprendere l'equilibrio. I modelli più piccoli, come i Ticks o i Rollbots, si muovono in branco, aggirano le coperture e cercano di spingere il giocatore allo scoperto. I Behemoth, invece, controllano aree intere con attacchi ad area e un senso della minaccia che aumenta progressivamente con il numero dei giocatori presenti.
L'IA si adatta anche nel tempo: più ci si ferma in una zona, più il gioco incrementa l'aggressività e la coordinazione dei nemici. È un'intelligenza artificiale reattiva, non scriptata, che obbliga a pensare, non solo a sparare. E questo rende ARC Raiders sorprendentemente imprevedibile — un titolo dove la sfida non è memorizzare i pattern, ma sopravvivere a un nemico che impara da te.
ARC Raiders è ambientato nel Sud Italia, in una zona "fittizia" compresa tra Campania e Calabria. Una regione immaginaria ma riconoscibile, dove la luce, i colori e i paesaggi mediterranei si fondono con la desolazione di un futuro post-umano.
È qui che si estende la Rust Belt, la fascia terrestre abbandonata dagli uomini e ora controllata dalle macchine ARC: immensi ragni robotici che si muovono all'orizzonte, sonde che precipitano come meteoriti, e sciami di droni, terrestri e aerei, che pattugliano ogni angolo del pianeta.
Tutto ciò che resta è di origine umana. I palazzi, le fabbriche, i porti spaziali e le abitazioni raccontano di un passato tecnologico non troppo lontano. Gli interni delle case — pavimenti classici, mobili di legno, cucine vecchio stile — coesistono con infrastrutture industriali e razzi arrugginiti che puntano al cielo. È un mondo sospeso tra memoria e rovina, dove il futuro è arrivato solo per cancellare ciò che c'era prima.
La popolazione superstite vive sottoterra, in città come Speranza, che funge da hub centrale per i Raiders protagonisti del gioco. Qui si commercia, si ripara, si assembla, si pianificano spedizioni verso la superficie. È una metropoli scavata nella roccia, piena di luce artificiale e di un'umanità tenace che sopravvive barattando tecnologia, coraggio e ingegno.
Visivamente, ARC Raiders è straordinario. Le luci dinamiche del RTX Global Illumination donano realismo a ogni riflesso e bagliore, mentre i cieli attraversati dalle macchine ARC creano panorami di una bellezza sinistra. I colori caldi del Mediterraneo si mescolano con il grigio metallico delle rovine futuristiche, generando un'atmosfera che oscilla tra malinconia e meraviglia.
È un mondo dove la Terra non è morta, ma sta lottando per restare viva. E l'Italia immaginata di ARC Raiders diventa così una perfetta metafora del gioco stesso: un luogo dove l'umanità resiste, anche quando non dovrebbe più esserci.
La progressione in ARC Raiders segue una logica molto più vicina a quella di un survival moderno che a quella di uno sparatutto classico. Qui non si cresce semplicemente livellando: ogni oggetto recuperato, ogni risorsa salvata e ogni arma costruita fanno parte di un'economia basata su rischio, perdita e resilienza.
Il fulcro di tutto è Speranza, l'hub sotterraneo che funge da base operativa. Non si esplora fisicamente: è un'interfaccia statica, un terminale in cui si accede ai menu di commercio, inventario e crafting, simulando la vita di una città viva ma invisibile. Da qui si assemblano armi, si potenziano corazze e gadget e si sbloccano tre percorsi di specializzazione principali:
- Condizionamento, che migliora resistenza e stamina;
- Sopravvivenza, che potenzia le capacità difensive e di recupero;
- Mobilità, che aumenta la velocità e l'agilità del Raider.
All'inizio il sistema potrebbe apparire macchinoso, ma dopo qualche ora diventa naturale e persino avvincente. Si impara a pianificare, a impostare obiettivi precisi e a capire che ogni uscita sulla superficie è una scommessa calcolata.
Un ruolo fondamentale è giocato dai Potenziamenti, veri e propri equipaggiamenti predefiniti che determinano quante armi, munizioni od oggetti di supporto si possono trasportare — e quanti slot sicuri si avranno a disposizione per salvare oggetti in caso di morte. I Potenziamenti migliori si sbloccano solo giocando a lungo, e sono il simbolo dei progressi di un Raider esperto.
Chi perde tutto può comunque ripartire grazie alle Dotazioni base gratuite, che forniscono un equip minimo con armi, consumabili e gadget per sopravvivere alle prime missioni. Dopo una run, anche queste versioni di base possono essere trasformate in Dotazioni personalizzate, ma con un rischio: se si muore, si perdono nuovamente.
C'è però un piccolo alleato che aiuta a non ricominciare davvero da zero: la Gallina, un pet che compare a Speranza e che, dopo ogni spedizione (riuscita o fallita), consegna materiali gratuiti utili al crafting. È una trovata semplice ma geniale: ti premia comunque, anche quando il gioco ti punisce, e ti dà sempre un motivo per rimetterti in gioco.
In definitiva, la progressione di ARC Raiders è una lotta costante per la sopravvivenza economica, una struttura che bilancia punizione e ricompensa con intelligenza. Ogni uscita è una storia, ogni ritorno una conquista, e ogni errore una lezione da ricordare.
ARC Raiders non fa sconti. È un gioco impegnativo, punitivo, e in alcuni momenti persino spietato — ma è anche questo a renderlo unico. Ogni spedizione è un equilibrio precario tra abilità, intuito e fortuna, e basta una distrazione per perdere tutto ciò che si è guadagnato.
Il livello di difficoltà è alto già nella componente PvE: le macchine ARC sono intelligenti, organizzate e aggressive. Ma il vero colpo di scena arriva quando si aggiunge il PvP, perché in superficie non ci sono regole.
Durante una delle prime partite, per esempio, siamo stati assaliti dentro l'ascensore di estrazione, proprio mentre stavamo per tornare a Speranza. Un gruppo di Raiders si era appostato lì di proposito per tendere imboscate ai giocatori in fuga, lanciando granate e colpi esplosivi da distanza di sicurezza per saccheggiarne i corpi. È stata una lezione amara ma chiarissima: in ARC Raiders non esiste un posto davvero sicuro, nemmeno a pochi metri dal traguardo.
Eppure, non tutti i giocatori scelgono la via della violenza.
Nel corso delle partite abbiamo incontrato anche alleati inattesi: Raiders che hanno preferito collaborare anziché sparare, condividendo risorse o aiutandoci a sconfiggere un boss particolarmente ostico.
In alcuni casi la chat di prossimità è diventata un canale di comunicazione improvvisato, con frasi brevi, segnali di pace o minacce sottili. È una dinamica affascinante, perché ogni incontro diventa un piccolo racconto a sé: una trattativa, un tradimento, un atto di altruismo o di opportunismo.
Il comportamento della community, almeno in queste prime settimane, è tendenzialmente positivo.
Molti creator e veterani si sono uniti alle sessioni solo per aiutare nuovi giocatori, mostrando strategie, scorciatoie o punti di interesse nascosti. Ma il bello di ARC Raiders è proprio questo: non puoi mai sapere chi hai di fronte.
Ogni partita è una storia, ogni incontro una scommessa. E la tensione che ne deriva è continua, quasi fisica — perché la perdita non è solo materiale, ma anche emotiva.
ARC Raiders è anche una vetrina tecnologica per l'ecosistema NVIDIA, e lo si capisce fin dal primo avvio.
Abbiamo giocato su una configurazione dotata di GeForce RTX 5070 Ti, dettagli al massimo e risoluzione ultrawide 21:9, mantenendo un frame rate stabile tra 180 e 220 fps grazie all'attivazione del DLSS 4 e del Multi Frame Generation ×4.
La fluidità è notevole: le transizioni sono morbide, i tempi di risposta immediati e la sensazione complessiva è quella di un'esperienza "nativa", priva di input lag percepibile.
Dal punto di vista tecnico, ARC Raiders sfrutta quasi ogni tassello della suite RTX:
- DLSS 4 aumenta le prestazioni fino a 3,6 volte in 4K, mantenendo la resa visiva stabile anche nelle aree più dense di effetti.
- Reflex Low Latency riduce la latenza complessiva fino al 59%, rendendo l'azione più reattiva, un vantaggio evidente nei duelli PvP o nei salvataggi in extremis.
- RTX Global Illumination gestisce la luce in modo realistico: i raggi del sole filtrano tra la polvere e le finestre rotte, mentre i bagliori dei colpi si riflettono sulle superfici metalliche dei robot ARC con un'accuratezza quasi fotografica... se solo ci fosse il tempo di ammirarle senza essere uccisi malamente!
Il risultato è una stabilità sorprendente anche nei momenti di massimo caos, quando esplosioni, fumo e decine di unità meccaniche riempiono la scena.
Un cenno va infine a GeForce NOW Ultimate, dove ARC Raiders gira fino a 5K a 120 fps sfruttando la stessa architettura delle GPU RTX 50 Series nei data center NVIDIA.
Significa che anche chi non dispone di un PC da gaming può vivere un'esperienza identica, con la stessa qualità visiva e una latenza minima.
ARC Raiders è disponibile a 39,99 € su tutte le piattaforme, e questa è una delle sue sorprese più piacevoli.
Nonostante sia un titolo multiplayer di ampio respiro, con una componente tecnica da tripla A e un supporto costante da parte degli sviluppatori, il prezzo è quasi la metà rispetto ai grandi blockbuster del settore.
È un acquisto "premium", senza abbonamenti né barriere nascoste, che offre da subito tutta l'esperienza completa: mappe, modalità, progressione e contenuti futuri inclusi nel pacchetto base.
Sono presenti acquisti in-app, ma hanno un ruolo puramente estetico — skin, emote e personalizzazioni che non incidono minimamente sul gameplay.
Anzi, una parte di questi elementi cosmetici può essere ottenuta anche semplicemente giocando, grazie a una valuta interna che si guadagna completando missioni o imprese particolarmente difficili.
È un approccio limpido, quasi raro per un titolo online di questo livello:
paghi una volta, ottieni tutto, e vieni premiato per quanto giochi, non per quanto spendi.
Il codice per questa recensione è stato fornito da Embark Studios, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario. Potete leggere maggiori informazioni su come testiamo e recensiamo dispositivi su SmartWorld a questo link.
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