Bilancio UE, von der Leyen garantisce la continuità di PAC e Coesione. Ma la nuova struttura non cambia
Bruxelles – La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha fatto mezzo passo indietro e uno avanti sul controverso piano per il prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) dell’UE. Ha distribuito qualche piccola concessione sul ruolo delle regioni e della politica agricola, senza però mettere in dubbio il loro accorpamento in un fondo unico e la suddivisione del budget in piani nazionali. Tanto potrebbe bastare per smussare la netta opposizione dell’Eurocamera e degli Stati membri e dare il via ai negoziati.
Un primo riscontro – da parte dell’istituzione più sugli scudi, il Parlamento europeo – lo si avrà tra meno di 48 ore, mercoledì 12 novembre, quando von der Leyen affronterà l’Aula riunita in sessione plenaria per discutere del prossimo bilancio settennale dell’Unione. Per non uscirne con le ossa rotte, la leader UE si è riunita oggi (10 novembre) con la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, e con la premier danese Mette Frederiksen, in rappresentanza del Consiglio dell’UE di cui Copenaghen detiene fino alla fine dell’anno la presidenza semestrale.
Un confronto rapido, durato meno di un’ora, al termine del quale von der Leyen ha affermato in un post su X che la Commissione europea ha “chiarito e rafforzato gli obiettivi in tre settori chiave: garantire il ruolo delle regioni, rafforzare l’identità della politica agricola comune e migliorare la governance“. La leader UE ha aggiunto: “Ora abbiamo una solida comprensione delle proposte e un percorso chiaro da seguire”.

Von der Leyen si era preparata il terreno con una lettera, recapitata ieri ai vertici dei due co-legislatori, in cui illustrava le modifiche che è disposta a concedere alla proposta presentata dalla Commissione a luglio. In sostanza, senza toccarne la contestata architettura – che prevede la fusione di PAC e Coesione in un fondo unico e il trasferimento della gestione delle risorse dalle regioni ai governi, attraverso piani nazionali – von der Leyen ha suggerito l’introduzione di un “obiettivo rurale”, che vincolerebbe gli Stati membri a destinare almeno il 10 per cento delle risorse dei piani nazionali all’agricoltura e alle regioni. “È possibile introdurre un ‘controllo regionale’ per garantire ulteriormente il pieno coinvolgimento delle autorità regionali nella preparazione, attuazione e valutazione dei piani, nonché un chiaro diritto delle autorità regionali di dialogare direttamente con la Commissione”, ha aggiunto la leader nella lettera.
Dopo di ché, la Commissione ha messo sul tavolo una serie di “misure di salvaguardia specifiche” per ridurre il rischio che i governi nazionali taglino i versamenti agli enti locali, in aggiunta alla garanzia da 218 miliardi di euro per le aree più svantaggiate già proposta a luglio. Von der Leyen ha proposto che, se alle regioni in transizione e a quelle più sviluppate saranno assegnate risorse “inferiori di oltre il 25 per cento” rispetto a quello dedicate alle stesse nell’attuale quadro finanziario, lo Stato membro “dovrà fornire una giustificazione basata su criteri oggettivi“, tra cui l’eventuale riduzione delle disparità economiche, sociali e territoriali e i cambiamenti nella dimensione della popolazione.
Sull’altro punto sollevato a gran voce dall’Eurocamera – quello relativo al rischio di un eccessivo accentramento dei poteri di controllo nelle mani della Commissione – von der Leyen ha difeso la sua proposta, che “rispetta l’equilibrio istituzionale dell’Unione stabilito dai trattati e rafforza il ruolo di entrambi i rami dell’autorità di bilancio”. Secondo la presidente dell’esecutivo UE, il ruolo del Parlamento europeo e del Consiglio nel meccanismo di orientamento – l’organo che dovrà individuare le priorità politiche per i piani di partenariato nazionali e regionali – “dovrebbe essere rafforzato nell’accordo interistituzionale”. Von der Leyen ha tagliato corto, ipotizzando che l’allocazione dei fondi sia sempre oggetto di una supervisione da parte dei co-legislatori.
Con le modifiche proposte, la Commissione “è pronta a sostenere il Parlamento europeo e il Consiglio nel processo che porterà all’adozione” del prossimo QFP, ha concluso von der Leyen. Per Metsola, “le proposte rappresentano un buon passo avanti e il processo continuerà“. A partire da mercoledì, in un dibattito che – a giudicare dalle prime reazioni – si preannuncia comunque molto teso. Valentina Palmisano, eurodeputata del Movimento 5 Stelle, ha denunciato “un’operazione di facciata”, un mero “maquillage” da parte di von der Leyen. Per il dem Dario Nardella le modifiche “restano largamente insufficienti e non affrontano in alcun modo le diverse criticità sollevate dal Parlamento europeo nel corso degli ultimi mesi”. Tra gli stakeholders, per Coldiretti la presidente della Commissione europea resta “fuori strada”.
La presidenza danese del Consiglio dell’UE non ha commentato l’esito dell’incontro. Tra gli Stati membri, i mal di pancia non riguardano necessariamente un’architettura che in fin dei conti dà ai governi nazionali maggiore autonomia, ma piuttosto i numeri. Per diverse capitali un budget da quasi 2 mila miliardi, da raggiungere attraverso un aumento dei contributi nazionali dall’1,1 all’1,26 per cento del Reddito nazionale lordo, è inaccettabile. Ma quello sulle cifre che riempiranno il budget è un capitolo ancora tutto da aprire.
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