Agricoltura, Italia e 6 Paesi contro il bilancio UE. Lollobrigida: “No al fondo unico, modifiche insufficienti”
Bruxelles – Gli aggiustamenti di Ursula von der Leyen alla proposta di bilancio pluriennale dell’Unione europea non bastano: è necessario che la Commissione riveda la struttura del fondo unico e mantenga la Politica agricola comune (Pac) “come politica distinta”. Il giudizio dell’Italia sulla bozza di Qfp messa sul tavolo dalla presidente della Commissione europea non cambia e, con il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, lo riporta in Consiglio Agricoltura e Pesca dell’Ue presentando un documento sostenuto da altri 6 Paesi – Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Portogallo e Slovacchia.
“La posizione italiana è chiarissima fin dall’inizio: abbiamo detto no quando si parla di fondo unico indistinto” nel prossimo bilancio pluriennale dell’Ue. “Abbiamo già ottenuto dei passi in avanti che sono però insoddisfacenti. Quindi, c’è ancora da lavorare”, spiega Lollobrigida in un punto stampa. “Vedremo se la Commissione, rendendosi conto di aver impostato male il ragionamento, apporterà modifiche che siano soddisfacenti. Qualora non fosse così, il governo si determinerà di conseguenza”, afferma il ministro. Una partita appena iniziata e che vede, già da dicembre, il ritorno dei trattori in piazza, così come annunciato la settimana scorsa dal presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. “Credo che sia legittimo, di fronte a un taglio delle risorse degli agricoltori e, a nostro avviso, a una sostanziale modifica degli impegni assunti nei Trattati”, commenta Lollobrigida.
Nel documento presentato oggi, l’Italia e i sei Paesi sottolineano che la Pac è “il principale strumento attraverso il quale l’Unione europea sostiene la competitività del settore agricolo”, preservando il mercato unico e garantendo un sostegno essenziale al reddito degli agricoltori, la sicurezza alimentare, la sostenibilità ambientale e la tutela delle aree rurali. Obiettivi che “rimangono pienamente pertinenti” nell’attuale contesto geopolitico e socioeconomico. Invece, “le proposte di regolamento sui Piani di Partenariato Nazionale e Regionale (Pnr), così come quelle sulla Pac 2028-2034 presentate dalla Commissione il 16 luglio 2025, non appaiono coerenti con l’orientamento indicato dall’Unione stessa” e “l’idea di accorpare la Pac 2028-2034 in un unico piano e fondo che, sia dal punto di vista gestionale che finanziario, comprenda anche la Politica di Coesione, la Pesca e persino gli strumenti per la migrazione e la sicurezza, pur ispirandosi all’obiettivo di migliorare l’efficacia della spesa dell’Ue, non risponde alle esigenze espresse dagli Stati membri, né realizza la semplificazione ripetutamente richiesta in questo Consiglio e necessaria agli agricoltori”, scrivono.
Perché “concentrare tutte le politiche in un unico quadro di programmazione eterogeneo lascerebbe alle decisioni interne di ciascuno Stato membro la quantificazione effettiva delle risorse destinate all’agricoltura, con il rischio concreto di rinazionalizzare la Pac, aumentare le disparità nei livelli di pagamento e, in ultima analisi, indebolire il principio di equità”, osservano. In particolare, per Lollobrigida, “rinazionalizzare le politiche agricole europee è un passo indietro rispetto a quel tipo di prospettiva” definita dai Trattati, “con gravissimi danni che ci portiamo nel presente, in un quadro mondiale che è di fronte agli occhi di tutti di instabilità, di instabilità delle catene di approvvigionamento, e anche un rischio ulteriore di deperimento della tutela dell’ambiente anche a fronte di quelli che sono gli effetti del cambio climatico e che mette in condizione gli agricoltori di avere un ruolo ancora più importante in questa fase della storia”.
Per queste ragioni, Italia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Portogallo e Slovacchia “ritengono necessario rivedere profondamente la proposta della Commissione per un piano e un fondo unici”. E “invitano la Commissione a mantenere la Pac come politica distinta, basata su due pilastri, finanziata da un bilancio commisurato alle sfide future, garantendo una continuità evolutiva e migliorativa con l’attuale periodo di programmazione, all’interno di un quadro normativo stabile e comprensibile per amministrazioni e beneficiari, ed evitando sovrapposizioni tra regimi di sostegno e riorganizzazioni istituzionali che rischiano di aggiungere ulteriore complessità”.
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