Caserma Garibaldi a Varese, il sindaco: “Questo intervento non è oggetto di alcun ripensamento, nè dal Comune nè dagli altri enti”

Novembre 11, 2025 - 22:30
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Caserma Garibaldi a Varese, il sindaco: “Questo intervento non è oggetto di alcun ripensamento, nè dal Comune nè dagli altri enti”
Generico 10 Nov 2025

Una conferenza stampa, a pochi minuti dal consiglio comunale, indetta appositamente per chiarire la situazione della caserma Garibaldi dopo le bufere nate negli ultimi giorni. E’ quello che ha deciso di fare la maggioranza, giunta comunale in testa, per rispondere all’interrogazione depositata da Stefano Angei a nome della minoranza varesina.

A parlare per primo è Davide Galimberti: «Questo progetto e l’intervento di riqualificazione e rigenerazione della caserma Garibaldi ha un’importanza strategica per la città. La discussione su questo intervento è iniziata nel 1994, quindi più di 30 anni fa. Per questo ci tenevamo a evidenziare l’importanza e la trasversalità di questo intervento».

La prima cosa che sottolinea il sindaco è che «E’ dal 2014, grazie a Roberto Maroni, che l’intervento è diventato fattibile, serio e realizzabile. Maroni, allora presidente della Regione, stanziò 20 milioni di euro, una dotazione economica essenziale di denaro pubblico».

CASERMA GARIBALDI, UNA STORIA LUNGA TRENT’ANNI

Il percorso era natio però molto prima: «Nel 1994, nell’ambito di un accordo di programma sulla nascente autonomia universitaria tra Varese e Como, il Comune si impegnò a mettere a disposizione la caserma Garibaldi per l’università, destinandola alla sede del rettorato e ad attività didattiche. Nel luglio 1998, l’università nacque ufficialmente, e gli atti istitutivi confermarono l’intenzione di inserire le infrastrutture correlate all’ateneo all’interno della caserma. Nei primi anni 2000, tuttavia, a seguito di approfondimenti sulla sostenibilità, l’università emerse l’opportunità di rinunciare alla realizzazione del polo didattico e del rettorato nella Garibaldi, chiedendo al Comune un concambio economico per trovare un’altra soluzione (che portò poi al campus universitario)».

Dopo questa decisione irreversibile, la città discusse per circa due decenni sull’opportunità di insediare l’università nella caserma.
«Nel 2007, il Comune decise di acquistare la caserma per poco più di 2 milioni di euro, per realizzarvi inizialmente il teatro cittadino – continua Galimberti-  Nel 2014 fu stipulato l’accordo di programma. Tra i firmatari c’erano il Presidente Maroni, il Sindaco Fontana, il Presidente della Provincia Vincenzi e il Rettore Coen. In quel momento, tutti gli enti, in maniera unanime e trasversale, stabilirono la destinazione dell’edificio. L’accordo di programma chiarisce che all’interno della caserma ci sarà un polo culturale, con il trasferimento della biblioteca e tutte le attività collaterali».

Nel 2014 come ha sottolineato Galimberti “si iniziò a fare sul serio”. L’amministrazione successiva (la prima amministrazione Galimberti, insediatasi nel 2016) lavorò con gli altri firmatari per riequilibrare i conti, dato che c’era stata una significativa sottovalutazione degli importi necessari. «Grazie al Patto per la Lombardia del 2015, firmato da Renzi e Maroni, si recuperarono quasi 10 milioni di euro per aumentare la dotazione economica dell’accordo di programma. Anche l’impegno economico del Comune è cresciuto: da 1 milione a 10 milioni».

Sulla base del progetto Garantino, vincitore di un concorso internazionale sulla caserma Garibaldi, i cui costi sono passati da 6 a 14 milioni, e ora circa 23,4 milioni, è iniziata la progettazione esecutiva che porta al progetto in fase di realizzazione.

I lavori sono iniziati nel 2019, a pochi mesi dal Covid, con gli annessi e connessi inevitabili. Ma: «La riqualificazione della caserma ha effetti espansivi su altre parti della città, come l’inserimento del mercato in Piazza Repubblica, inizialmente non previsto ma condiviso come evento di rigenerazione dello spazio – spiega il sindaco – La vocazione universitaria è insita in questo progetto, poiché il polo culturale/della conoscenza, nella sua destinazione definita nel 2019, ospiterà principalmente giovani studenti e universitari. Gli spazi sono destinati ad aule per la consultazione e a funzioni estremamente innovative e attuali. Inoltre, la città ha avuto l’opportunità di portare a casa l’Archivio del Moderno. Questo intervento ha effetti anche sull’avvio di iniziative di studentati, come nella zona di Bizzozero e il quartiere di Biumo. Tappe recenti importanti includono l’accordo con l’azienda speciale CSBNO per la gestione della biblioteca in un circuito di oltre 60-70 biblioteche lombarde, scelta che dimostra la portata significativa dell’intervento. L’ultima tappa è stata la firma dell’atto integrativo dell’accordo di programma (maggio/giugno di quest’anno) tra tutti i soggetti, che cristallizza le dotazioni finanziarie e conferma le destinazioni della caserma: ora i lavori sono in fase estremamente avanzata».

Per questo, secondo Galimberti: «Sorprendono alcune iniziative che vogliono riportare il dibattito ai primi anni ’90. Gli spazi della caserma sono stati costruiti su misura per la finalità dell’accordo di programma. Se si dovesse decidere di modificarne la destinazione (ad esempio, uffici comunali o destinazioni didattiche), si dovrebbero effettuare attività di demolizione e rimodulazione per un costo che supererebbe i 10 milioni di euro, oltre allo sperpero di denaro pubblico per i lavori già eseguiti. L’ultimo piano è completato.
Questo intervento non è oggetto di alcun ripensamento né dal Comune di Varese né dagli altri sottoscrittori».

CIVATI: “METTERE TUTTO IN DISCUSSIONE, MENTRE SI PRENDONO LE MISURE DEI MOBILI, TOGLIE CREDIBILITÀ ALLA POLITICA”

Alle parole del sindaco si sono aggiunte quelle dei due assessori competenti, quello all’urbanistica e rigenerazione urbana Andrea Civati e quello alla cultura Enzo Laforgia. «Mi piace fare una riflessione di natura urbanistica – ha esordito Civati –  Affermare che Varese debba diventare una città della cultura e portare l’università in centro non significa semplicemente creare aule scolastiche o didattiche. La città universitaria si costituisce di tantissimi elementi, dalla residenzialità studentesca ai luoghi di studio durante la giornata, fino a un tessuto commerciale ricettivo. Il polo della cultura—o meglio, della conoscenza—è un tassello fondamentale di questa visione di Varese città universitaria. Ritenere che l’università si costruisca solo attraverso le aule di insegnamento mi sembra una visione miope, soprattutto alla luce di un percorso ormai più che ventennale. Ero presente nel Consiglio comunale del 2014 e votai convintamente a favore di quel progetto, indipendentemente dal fatto che il sindaco allora era Attilio Fontana, perché credevo in quella visione di lungo periodo. Mettere oggi tutto in discussione, mentre si discute della misura dei mobili e dell’altezza delle scaffalature per i libri, toglie credibilità alla politica».

LAFORGIA: “DELLA SUA DESTINAZIONE SI PARLA DAL 2004, E NESSUNO L’HA MESSA IN DISCUSSIONE FINO ALL’ULTIMA COMMISSIONE”

L’assessore alla cultura invece ha premesso: «Sarò meno educato degli altri, nel parlare. Perchè c’è una grossa confusione tra chi fa politica e chi fa spettacolo, dove la fretta di un selfie fa perdere la lucidità – ha spiegato Enzo Laforgia – È importante puntualizzare che i vincoli posti sulla struttura dalla Soprintendenza risalgono ai primi anni 2000, prima ancora del progetto Garantino. La Soprintendenza aveva posto due condizioni: da un lato, la struttura non doveva essere modificata: dalle tegole alle mattonelle recuperate, tutto doveva rispettare l’autenticità del luogo. Dall’altro, la funzione doveva essere culturale. L’espressione “polo culturale” non era un termine snob. Questo spazio è stato progettato per essere “poroso”, penetrabile e attraversabile da tutti i lati, in congiunzione aperta con Piazza della Repubblica».

Riguardo alla questione sociale: «L’affermazione che gli studenti scacceranno gli spacciatori è ottimistica – ha sottolineato Laforgia – in passato, quando l’università era lì, la situazione non era migliore, tanto che si chiedeva il presidio costante della piazza. La presenza del vicino teatro provvisorio, che però porta 60-80.000 spettatori) e l’intervento del mercato non risolvono da soli le emergenze sociali».

Certo che «L’azienda speciale CSBNO coinvolge circa 70 biblioteche dell’area lombarda, specializzate nella gestione moderna e funzionale delle biblioteche. Inserire il polo culturale in quel luogo, concepito come una biblioteca moderna, è uno strumento incredibile per attivare una virtuosa coesione sociale. L’università è già presente indirettamente con l’Archivio del Moderno, che fa capo a un’istituzione universitaria. E questi interventi vanno letti in rete, non singolarmente: insieme al progetto di studentato in corso e ad altri progetti, costituiscono un sistema che può riattivare una vita sociale e forse un’economia diversa».

“L’ANTICIPAZIONE” DELL’ASSESSORE ALLA CULTURA AI CONSIGLIERI FORMATO E ANGEI “MAI FATTO NIENTE IN SEGRETO”

Infine Laforgia ha curiosamente anticipato quello che poi sarebbe stato “denunciato” nelle dichiarazioni di apertura da Franco Formato (Varese Ideale) e Stefano Angei (Lega): «Smentisco l’idea che il progetto sia stato gestito in modo segreto. Abbiamo organizzato visite guidate al cantiere e un momento pubblico in cui progettisti e imprese hanno spiegato le difficoltà, incluso come sono state inventate soluzioni per far sì che i solai potessero sostenere il carico di libri e scaffali (dato che c’era stato un precedente crollo). Abbiamo anche organizzato incontri con gli studenti. E, fino all’ultima commissione cultura, non è stata avanzata nessuna osservazione o soluzione alternativa, nemmeno da chi fantasticava di una caserma con “cinque piani” (sono tre o quattro al massimo, senza piani nascosti). Concludo perciò ricordando il monito di Francesco Petrarca al fratello, sull’importanza di ragionare prima di parlare».

L'articolo Roberto Parodi a Duemilalibri con un titolo dedicato ai giovani: “Il mio non è un libro di bon ton” sembra essere il primo su VareseNews.

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