Chi ha fame di notizie?

Nel Rodano, in Francia, il consorzio della Côtes‑du‑Rhône ha sospeso l’installazione di sistemi vitivoltaici che ombreggiano i filari: priorità a paesaggio e agronomia, con richiesta di valutazioni tecniche su resa, maturazione e fabbisogno idrico. Secondo Wein‑Plus, l’orientamento è in linea con le indicazioni dell’Institut national de l’origine et de la qualité (Inao) e mira a delimitare gli interventi industriali in attesa di evidenze indipendenti e replicabili. È un segnale di prudenza istituzionale in un settore che sta cercando soluzioni al caldo e alla siccità senza pregiudicare la qualità dell’uva.
A poche ore d’auto di distanza, nella Charente, la dinamica è opposta: il territorio consolida una filiera spirits che affianca al Cognac la produzione di whisky, gin, vodka e liquori artigianali. Come riferisce Le Monde, oltre tremila alambicchi e un indotto di bottai, vetrai e designer stanno strutturando una “Spirits Valley” con competenze diffuse e marchio territoriale riconoscibile. La lettura economica è chiara: diversificazione controllata, occupazione qualificata e competitività sui mercati esteri.
Spostandosi in Asia, la Food Week Korea 2025 conferma Seul come hub regionale per innovazione e B2B alimentare. The Korea Times riporta la presenza di circa 950 aziende da 42 Paesi, un programma di conferenze istituzionali (anche con il World Food Programme) e focus su sicurezza, salute, sostenibilità e digitalizzazione dei processi. La fiera funziona da barometro: le tecnologie di prodotto e di filiera che qui ottengono attenzione tenderanno a propagarsi sul mercato asiatico nel giro di pochi mesi.
Sul fronte delle politiche del mercato agricolo, la Spagna introduce uno strumento di stabilizzazione per l’olio d’oliva: la possibilità di ritirare temporaneamente fino al venti per cento della produzione in caso di eccedenze, con l’obiettivo di attenuare la volatilità dei prezzi. Come scrive El País, la misura non dovrebbe attivarsi per la campagna 2025/26 perché i volumi stimati restano sotto soglia; le organizzazioni agricole chiedono comunque controlli più stringenti sulle importazioni e parametri qualitativi chiari. Resta un riferimento tecnico: per l’extravergine, Coag (il Committee on Agriculture della Fao) indica 5,5 euro al chilogrammo come livello coerente con i costi di produzione.
Nel Regno Unito, infine, l’esplosione degli “oyster happy hour” a una sterlina attira pubblico giovane e grande visibilità sui social. The Guardian segnala, accanto agli aspetti di accessibilità e sostenibilità della molluschicoltura, un profilo di rischio non trascurabile legato al consumo crudo: Norovirus e Vibrio Vulnificus richiedono tracciabilità rigorosa, catena del freddo e comunicazione al consumatore. La valutazione complessiva suggerisce opportunità per ristorazione e filiera, a condizione di standard igienico‑sanitari adeguati e informative chiare.
L'articolo Chi ha fame di notizie? proviene da Linkiesta.it.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0





