Clamor Cile: “Non si può restare indifferenti di fronte alla sofferenza della tratta”

La rete Clamor Cile ha lanciato la campagna “No es normal, es trata” (Non è normale, è tratta), un’iniziativa volta a sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle più gravi violazioni dei diritti umani. L’obiettivo è rompere il silenzio su situazioni di sfruttamento normalizzate nella società cilena, evidenziando le forme meno visibili di tratta, come lo sfruttamento sessuale, lavorativo e la servitù forzata. La Chiesa cilena si unisce con forza, chiedendo maggiore consapevolezza e azioni concrete di protezione.
L’iniziativa
Nel quadro della Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani, che si celebra il prossimo 30 luglio, la rete Clamor Cile (l’organismo ecclesiale che mette in rete le realtà che si occupano di migranti, rifugiati e vittime di tratta) lancia ufficialmente la campagna “No es normal, es trata” (Non è normale, è tratta), un’iniziativa di sensibilizzazione volta a rendere visibile questa grave violazione dei diritti umani che colpisce migliaia di persone residenti in Cile. La campagna mira a rompere il silenzio su questa piaga, cercando di mettere in guardia da situazioni che sono state normalizzate, ma che nascondono sfruttamento sessuale, lavorativo o servitù forzata. “Spesso sentiamo frasi come ‘fa parte del lavoro’ o ‘lei ha voluto stare lì’, senza renderci conto che dietro potrebbero esserci coercizione, minacce o inganni. Questa campagna ci invita ad aprire gli occhi e a riconoscere che la tratta non è qualcosa di estraneo o lontano”, ha affermato Gabriela Herrera, segretaria esecutiva della rete Clamor Cile.
I soggetti coinvolti
La campagna è rivolta a tutte le persone che vivono nel Paese, con particolare attenzione alle comunità di migranti, ai giovani, agli agenti pastorali, alle organizzazioni sociali e ai funzionari pubblici. Attraverso i social network, gli spazi comunitari, le conferenze e i materiali didattici, saranno condivisi dati chiave, miti comuni e sfide urgenti che il Cile deve affrontare in materia di prevenzione, perseguimento e protezione da questo reato. Da parte sua, mons. Moisés Atisha, vescovo di riferimento della rete Clamor, ha sottolineato che, “come Chiesa non possiamo rimanere indifferenti di fronte alla sofferenza silenziosa di tante persone intrappolate nelle reti della tratta. Siamo chiamati ad essere voce profetica, a denunciare gli abusi e ad impegnarci attivamente nella difesa della dignità umana, specialmente di coloro che sono stati più vulnerabili”.
Fonte: Agensir
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