Come una famiglia di costruttori ha creato un impero dell’acqua: la storia di Sant’Anna

Agosto 19, 2025 - 01:30
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Come una famiglia di costruttori ha creato un impero dell’acqua: la storia di Sant’Anna

Articolo tratto dal numero di agosto 2025 di Forbes Italia. Abbonati!

Si dice che l’acqua sia fonte di vita. Ma anche di successo. È capitato, per scelta lungimirante, alla famiglia di Alberto Bertone, che oggi guida il Gruppo Sant’Anna (340 milioni di fatturato) come presidente e amministratore delegato. Imprenditori nel ramo delle costruzioni, i Bertone, un bel giorno di quasi 30 anni fa, decisero di mettersi a cercare l’acqua. Ma non con il bastoncino del rabdomante, bensì con l’intenzione di acquistare una fonte e mettersi a produrre acqua minerale. Quella fonte la trovarono a Vinadio, nell’alta Valle Stura, dalle parti di Cuneo. Un business agli antipodi di quello dove già avevano avuto successo, una vera e propria scommessa, quasi un azzardo, visto che nel settore delle costruzioni a quel tempo si guadagnava bene, i margini erano alti, mentre in quello delle acque minerali per la grande distribuzione si parlava di grandi numeri ma di piccoli margini. “Ma un imprenditore non deve solo guardare i bilanci”, racconta oggi Alberto Bertone in questa intervista a Forbes, “deve anche farsi prendere dall’emozione, seguire un’intuizione. A noi successe proprio questo. Perché se avessimo pensato alle difficoltà del mercato, quella fonte non l’avremmo proprio comprata. E invece è andata bene”.

Ma questa sorgente come l’avete trovata? 
Abbiamo iniziato a cercare sorgenti lungo le Alpi piemontesi, finché non abbiamo trovato quella giusta: ci parlarono della qualità superiore dell’acqua che sgorga nelle valli che sovrastano Vinadio, nel cuore delle Alpi Marittime, in provincia di Cuneo. Ci recammo più volte sul posto, facendo sopralluoghi, test, analisi. Dopo una lunga camminata in montagna, assaggiammo quest’acqua che sgorga in ambiente incontaminato, autentico, a quasi duemila metri. Abbiamo capito subito le potenzialità del prodotto e abbiamo iniziato a sognare. Scherzando abbiamo detto: la portiamo sulla tavola degli italiani. Parlavamo così, tanto per dire. A quel tempo non sapevamo nemmeno cosa fosse la grande distribuzione e come funzionasse.

Già si capiva che la sorgente aveva una grossa capacità? 
Non ne eravamo certi. La sorgente nasceva isolata ma poi si univa ad altre, per poi disperdersi lungo i monti. 

Quindi sostanzialmente avete incanalato l’acqua? 
Abbiamo assunto degli esperti e creato sistemi all’avanguardia per incanalare l’acqua senza possibili contaminazioni così come sgorga, pura e incontaminata, a 1.950 metri d’altitudine. L’acqua giunge così allo stabilimento di Vinadio attraverso tubazioni in diversi tratti, per un totale di 600 km. Poi è raccolta in 11 serbatoi d’acciaio inox della capacità di un milione di litri d’acqua ciascuno. Da qui partono immediatamente le linee produttive e l’acqua viene subito imbottigliata, affinché conservi intatte le sue caratteristiche organolettiche.

Dove si trova?
Lo stabilimento si trova a Vinadio, a fondo valle, a circa 1.000 metri di altitudine. Si estende su 60mila metri quadri e vanta un impianto produttivo all’avanguardia, diventato ormai un modello di fama mondiale, studiato con attenzione anche da molte grandi aziende internazionali che hanno già voluto visitare lo stabilimento, un vero gioiello hi-tech in una tranquilla valle alpina.

In che anno avete scoperto la sorgente?
Era il 1996 quando abbiamo scoperto la sorgente, non molti anni fa. Acqua Sant’Anna è una delle aziende del settore più recenti in assoluto. L’attività è iniziata proprio nel 1996 e nel giro di pochi anni siamo diventati leader del settore con il formato più importante dell’acqua minerale, il litro e mezzo. Ci siamo subito concentrati su quel segmento. Da lì, man mano che crescevamo, abbiamo cominciato a diversificare. Oggi facciamo tutti i tipi di formati, dallo 0,25 allo 0,35, dal mezzo litro allo 0,75, dal litro al litro e mezzo, fino al due litri; abbiamo inoltre packaging in diversi materiali: plastica, RPet, alluminio, vetro e tetrapak.

Siete molto attivi anche nella ricerca di materiali nuovi per l’imbottigliamento. 
Sì, non a caso Acqua Sant’Anna è stato il primo marchio al mondo a lanciare nel mass market una bottiglia di acqua minerale da 1,5 litri biodegradabile e compostabile, se conferita negli appositi siti di compostaggio industriale dopo essere stata separata dal tappo in plastica. Era il 2008 quando abbiamo lanciato questa bio-bottiglia, realizzata con un particolare biopolimero che si ricava dalla naturale fermentazione degli zuccheri contenuti nelle piante. Sant’Anna Bio Bottle non contiene dunque neanche una goccia di petrolio: è stata una rivoluzione epocale nel packaging.

È biodegradabile? 
Biodegradabile e compostabile. Significa che, se conferita nei siti di compostaggio industriale, si dissolve entro 80 giorni. 

L’idea come le è venuta? 
Ho visto che negli Stati Uniti utilizzavano questo biopolimero vegetale per le stoviglie usa e getta. Ho parlato con diversi produttori finché non ho trovato il partner migliore per poter iniziare a produrre la bio-bottiglia.

Perché?
Abbiamo fatto molti tentativi e alla fine siamo riusciti a creare una bottiglia identica a quella di plastica. Abbiamo scelto il colore verde per differenziarci da quella normale azzurra. All’inizio ha avuto un grande successo, era la prima alternativa alle bottiglie in Pet che rispondeva alle esigenze di chi desiderava diminuire i consumi di plastica. Poi i costi della materia prima sono aumentati, generando un aumento del prezzo a scaffale del prodotto. Nella grande distribuzione, il prezzo è il fattore principale di scelta del consumatore e questo ha creato un rallentamento nelle vendite. Bio Bottle è tuttora distribuita e disponibile, ma con numeri inferiori rispetto all’inizio. 

Quindi il prezzo batte la difesa dell’ambiente…
La variante del prezzo a scaffale dei prodotti resta una delle leve fondamentali di scelta del consumatore. Il prezzo finale è condizionato dall’aumento di costo delle materie prime, per cui, senza incentivi, è complesso proporli sul mercato a prezzi competitivi.

Ma come, i consumatori non sono sensibili ai problemi dell’ambiente?
Oggi c’è molta attenzione per l’ambiente, una sensibilità crescente, ma solo una piccola percentuale di consumatori è disponibile a spendere di più per un prodotto green. La grande distribuzione privilegia i prodotti che generano grandi numeri, per questo non è semplice proporre a scaffale prodotti innovativi e sostenibili.  

Sant’Anna in che fascia di prezzo si propone?
Siamo nella fascia medio-alta del mercato. È l’unica fascia che permette di fare investimenti. La fascia del primo prezzo non consente di farli. Gli investimenti sono fondamentali per ammodernare ed efficientare gli impianti, per essere sempre più competitivi e per sviluppare la distribuzione sostenendo i costi di inserimento nelle catene della grande distribuzione.  

Fin qui abbiamo parlato solo di acqua. Ma Sant’Anna non è solo acqua minerale…
Siamo nel mercato del thè con la linea SanTHÈ, un mercato complicatissimo, dove siamo entrati senza nessuna esperienza. Ci siamo trovati a combattere con le multinazionali con brand fortissimi e con i consumatori molto affezionati, ma non ci siamo spaventati: in brevissimo tempo siamo diventati il terzo brand in Italia nel settore del thè. Più di recente abbiamo lanciato la gamma Fruity Touch, tre delicate varianti di acque fruttate a basso contenuto calorico, e abbiamo debuttato nel canale beauty&wellness con la linea Sant’Anna Beauty, costituita dalla prima bevanda al collagene addizionata con zinco, a cui si è aggiunto l’integratore alimentare con acido ialuronico e zinco. Infine abbiamo presentato Sant’Anna Pro, bevanda con 15 g di proteine + zinco in acqua minerale naturale Sant’Anna, e rilanciato la linea di bevande alla frutta SanFruit.

L’acqua nei succhi di frutta?
Sì, la nostra acqua. SanFruit è una nuova linea di bevande che unisce la leggerezza di acqua Sant’Anna al 25-30% di succhi di frutta, senza zuccheri aggiunti. È pensata per chi desidera un’alternativa gustosa, fresca e leggera, per coloro che preferiscono bevande meno zuccherate e dense.

Tutto questo significa un fatturato di…? 
Di circa 340 milioni di euro. Siamo passati da zero a 340 milioni in 28 anni, con una crescita costante ogni anno. E continuiamo a crescere: nel 2024 abbiamo fatto il record di sempre. Riusciamo a far crescere sia gli utili, sia i volumi. Abbiamo acquisito il brand Eau Neuve in Francia che stiamo sviluppando molto bene. Là abbiamo un centinaio di dipendenti, oltre ai 250 che abbiamo in Italia.

Tanti lavoratori provenienti dal territorio?
Praticamente tutti arrivano dal territorio, da Vinadio e dintorni. Diamo lavoro a 250 persone che vivono in alta montagna, dove le alternative sono soprattutto legate al settore primario. Siamo inoltre molto attenti ai giovani del territorio che si laureano, con l’obiettivo di proporre loro un impiego in azienda, soprattutto se interessati a sviluppare il mondo dell’informatica e della robotica.  

Quante bottiglie producete oggi? 
Per quanto riguarda l’acqua siamo il marchio leader in Italia e co-leader in Europa con un altro brand francese. Oggi produciamo più di 350 referenze e dieci formati diversi, raggiungendo un totale di vendite di circa 1,5 miliardi di bottiglie.  Vogliamo crescere all’estero e soprattutto in Europa cercando di trovare strategie giuste per contrastare la grande incertezza dei mercati dovuta alla questione dazi Usa e ai rincari dei costi logistici e produttivi.

Come vanno i mercati esteri?
Siamo presenti in tutto il mondo. In alcuni casi sigliamo accordi diretti con la grande distribuzione all’estero, in altri ci affidiamo a importatori che distribuiscono il prodotto. L’approccio diretto sui mercati stranieri è per noi il migliore, benché più costoso e impegnativo. Affidarci agli importatori crea maggiori incertezze perché si è direttamente condizionati dall’andamento del loro business. Tuttavia in alcune aree, come l’Asia e i paesi arabi, non ci sono alternative agli importatori per arrivare sul mercato. 

Grande attenzione all’ambiente. Quindi grande attenzione anche alla sostenibilità? 
Per noi la sostenibilità significa ricercare soluzioni di prodotto e di processo che impattino il meno possibile sull’ambiente. Ma non solo. Per noi sono fondamentali le persone, i nostri dipendenti. Abbiamo uno stabilimento completamente robotizzato, ma sono le persone a guidare i robot. Le persone fanno ancora la differenza. Quindi dobbiamo avere cura di loro. Per esempio, nel 2022, quando il costo della vita saliva all’impazzata e il lockdown metteva a dura prova la spesa dei dipendenti, abbiamo deciso di concedere loro una mensilità aggiuntiva. Negli anni abbiamo puntato molto sul welfare aziendale con iniziative di vicinanza e sostegno ai nostri collaboratori, economiche, di consulenza e orientate alla prevenzione sanitaria, organizzando servizi di screening e prevenzione oncologica. 

Lei è anche un appassionato d’arte. Ha trasferito questa sua passione anche negli aspetti lavorativi?
L’azienda ha sposato un progetto di ‘culturalizzazione’ dell’impresa, nato con la realizzazione di alcuni scatti di Silvano Pupella allo stabilimento di Vinadio, poi proseguito con l’opera di Marco Lodola Per Aqua Ad Lucem, un’esplosione di luce e colore per rappresentare l’iconica bottiglia di Acqua Sant’Anna, e ancora con artisti del calibro di Gérard Courbouleix–Dénériaz, in arte Razzia, Alessandro Ciffo e Ugo Nespolo.

Dove sono ospitate le opere?
Dopo alcuni eventi di presentazione – come alla Galleria Still di Milano – tutte le opere sono oggi presenti nella nostra sede di 2.500 metri quadrati a Orbassano, in provincia di Torino. Credo fortemente che un luogo di lavoro accogliente e reso ancor più bello dall’arte permetta alle persone di lavorare meglio

Parlavamo prima degli investimenti indispensabili per stare al passo con il mercato. Come vi state muovendo?
Da sempre la nostra politica prevede investimenti continui. Ogni tre o quattro anni cambiamo in parte gli impianti. Oggi lo stabilimento è completamente automatizzato ed è uno dei più grandi impianti produttivi al mondo, con 16 linee di imbottigliamento (13 per l’acqua e tre per le bevande) e nei prossimi mesi entra a regime una nuova linea per le bevande (thè freddi) altamente performante, cinque volte più veloce delle attuali.

Sant’Anna è un’azienda fortemente robotizzata. Ma non è che i robot finiscono per togliere il lavoro alle persone?
Assolutamente no. La continua iniezione di tecnologia e automazione ci ha permesso di essere più efficienti e veloci, raggiungendo con il nostro prodotto tutta l’Italia in meno di 24 ore. La robotizzazione ci ha permesso di avere un costo molto più basso del prodotto e rimanere sul mercato. La robotizzazione, così come l’intelligenza artificiale, non riduce i posti di lavoro, ma ne crea altri più specializzati, impensabili fino a poco tempo fa, e migliora il modo di lavorare.

Ultimissima domanda. Torniamo all’inizio. In tutto questo l’azienda di costruzioni da cui la sua famiglia ha cominciato che fine ha fatto? 
L’azienda di costruzioni è sempre nel nostro business. La mia famiglia ha due grandi passioni: le costruzioni e le acque minerali. Oggi il mondo delle acque impegna il 90% del mio tempo, mentre mio fratello Fabrizio segue l’azienda di costruzioni. Anche se non rinuncio a qualche investimento anche personale nel settore delle costruzioni. Come si dice? Il primo amore non si dimentica mai.   

L’articolo Come una famiglia di costruttori ha creato un impero dell’acqua: la storia di Sant’Anna è tratto da Forbes Italia.

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