Cosa si nasconde dietro i contratti pirata

Sono giorni di navigazione difficili e, in questo contesto, cade a fagiolo un recente studio della Confcommercio intitolato “Dumping contrattuale nei settori del terziario e del turismo”, che affronta il tema dei contratti pirata. Sotto la lente di ingrandimento sono finiti gli accordi collettivi firmati da sindacati poco rappresentativi che garantiscono minori tutele ai lavoratori con un danno economico significativo anche per le casse dello Stato.
L’analisi evidenzia che un dipendente perde fino a 8mila euro lordi l’anno se viene applicato un Ccnl firmato da sigle minoritarie rispetto ai contratti nazionali sottoscritti dalla Cgil, dalla Cisl e dalla Uil. Non è soltanto un tema di retribuzione diretta. Gli accordi collettivi firmati da sigle minori prevedono tutele inferiori anche per quanto riguarda lo straordinario, le integrazioni per malattia o infortunio, i giorni di ex festività, le ferie, i permessi, gli scatti di anzianità, la sanità integrativa o la previdenza complementare.
Il fenomeno non è molto diffuso, ma la tendenza è in preoccupante aumento. Nel 2024, infatti, i contratti pirata sono aumentati del 141,7 per cento rispetto all’anno precedente. Secondo Confcommercio, sono oltre duecento i contratti di questo tipo applicati nei settori del turismo e del terziario, interessando circa 160mila lavoratori e 21mila imprese soprattutto nel Sud Italia.
Per arginare questo fenomeno bisognerebbe essere in grado di certificare efficacemente la rappresentatività dei sindacati e impedire alle organizzazioni minori di firmare accordi al limite della costituzionalità. L’articolo 36 della Costituzione, infatti, stabilisce che ogni lavoratore ha diritto a una retribuzione «sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». In tutta franchezza, i livelli retributivi previsti da alcuni contratti pirata non sembrano in grado di garantire la libertà e la dignità dei lavoratori.
Lo studio di Confcommercio stima che il minor gettito contributivo e fiscale per lo Stato nel solo 2024 sarebbe stato pari a mezzo miliardo di euro. I salari da fame sono dannosi anche per le casse pubbliche. È arrivato il momento di fare qualcosa.
*La newsletter “Labour Weekly. Una pillola di lavoro una volta alla settimana” è prodotta dallo studio legale Laward e curata dall’avvocato Alessio Amorelli. Linkiesta ne pubblica i contenuti ogni settimana. Qui per iscriversi
L'articolo Cosa si nasconde dietro i contratti pirata proviene da Linkiesta.it.
Qual è la tua reazione?






