Dal carrello della spesa alle casse dello Stato: tutto quello che dovete sapere sull’IVA


Dal carrello della spesa alle casse dello Stato, l’IVA è ovunque: colpisce i consumi, sostiene le finanze pubbliche e influenza scelte politiche ed economiche. A “La materia del giorno” ne abbiamo parlato con Andrea Cislaghi, dottore commercialista e fondatore dello Studio Arancio-Cislaghi di Varese, prima spa tra professionisti nella nostra provincia. Insieme ripercorriamo la storia dell’IVA, le sue regole, le aliquote e le agevolazioni che possono fare la differenza per famiglie, imprese e giovani professionisti.
Cislaghi parte dall’ABC: «l’IVA è un’imposta sui consumi. La incontriamo ogni giorno quando facciamo la spesa, prendiamo un caffè, facciamo benzina. Per il consumatore è un costo, mentre nel mondo delle imprese colpisce solo il valore aggiunto generato in ogni fase della filiera: chi vende farina applica l’IVA al fornaio, che a sua volta la applica al supermercato sul pane. Introdotta in Italia il 1° gennaio 1973 con il DPR 633/72, l’IVA ha sostituito l’IGE (Imposta Generale sulle Entrate), che gravava a cascata su ogni passaggio, aumentando in modo “piramidale” il prezzo finale».
Con l’IVA il sistema è diventato più equilibrato e “democratico” per il consumatore. Per lo Stato è un imposta fondamentale. «el 2024 ha generato circa 180 miliardi di euro di gettito. È però anche l’imposta più evasa, tanto che nel 2019 l’introduzione della fattura elettronica ha puntato a limitarne l’evasione grazie alla tracciabilità. Le aliquote IVA cambiano spesso e sono un terreno di dibattito politico perché modificare l’IVA è un intervento rapido e visibile. Durante la pandemia, ad esempio, fu ridotta l’aliquota sulle mascherine per abbassarne subito il prezzo. L’aliquota ordinaria oggi è al 22% (era al 12% nel 1973, al 21% fino al 2011). Ogni punto percentuale vale miliardi: il passaggio dal 21 al 22% nel 2011 portò +3 miliardi di gettito».
Esistono aliquote ridotte per beni e servizi di prima necessità o di interesse sociale: pane, latte e farmaci hanno IVA agevolata, così come spettacoli culturali o alcune attività sportive. «Lo scopo – spiega Cislaghi – è garantire l’accesso ai beni essenziali e sostenere consumi considerati utili per la collettività»
Il consumatore di norma non può detrarre l’IVA, ma esistono eccezioni: «Parliamo di prestazioni sanitarie e farmaci che sono esenti. Ma anche l’acquisto di una casa tra privati non prevede IVA. Nelle ristrutturazioni edilizie la legge può concedere aliquote agevolate (ad esempio per la prima casa), con risparmi significativi».
Accanto all’IVA ci sono altre imposte sui consumi. Le più note sono le accise sui carburanti, calcolate prima dell’IVA stessa (quindi si paga un’imposta sull’imposta). Esistono poi l’imposta di bollo – spesso alternativa all’IVA per chi opera in regime forfettario – e imposte specifiche su prodotti e servizi, come quelle sulle polizze assicurative.
Molti giovani valutano di aprire la partita IVA. Cislaghi invita a informarsi: « I regimi agevolati – prima “minimi”, oggi “forfettario” – offrono tassazione ridotta e burocrazia semplificata, ottimi per chi inizia un’attività professionale o imprenditoriale. È però essenziale farsi consigliare da un esperto per scegliere il regime più adatto e gestire al meglio imposte e anticipi».
A proposito di anticipi, in Italia si paga un acconto sulle imposte future, aspetto poco gradito, per ovvi motivi, dai cittadini. «Per l’IVA l’anticipo di dicembre si recupera subito l’anno dopo; per i redditi l’impatto è più pesante perché al saldo dell’anno precedente si somma un acconto del 100% per l’anno successivo, situazione che può mettere in difficoltà chi è all’inizio. Chi non riesce a pagare può comunque contare su strumenti di rientro. Il più noto è il ravvedimento operoso, che permette di regolarizzarsi spontaneamente pagando imposta, interessi e sanzioni ridotte. Se non si interviene, arrivano avvisi di irregolarità e, in caso di ulteriore inadempienza, la cartella esattoriale, ma con possibilità di rateizzare anche fino a 84 rate.
Il messaggio finale di Cislaghi è chiaro: «Pagare puntualmente è sempre meglio, ma chi incontra difficoltà oggi ha strumenti per rimediare senza subire conseguenze immediate e irreversibili. E per chi vuole iniziare un’attività in proprio, conoscere bene regimi fiscali e scadenze può fare la differenza tra crescita sostenibile e problemi di liquidità».
“Per restare attrattiva, l’Italia ha bisogno di un fisco chiaro, stabile e competitivo”
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