Demonschool Recensione

Novembre 18, 2025 - 23:00
 0
Demonschool Recensione

Artwork di Demonschool con due volti stilizzati in bianco e nero e fascia diagonale colorata con il logo del gioco.Se ami i giochi tattici, le atmosfere scolastiche e quel sapore denso e colorato dell'horror italiano che sembra uscito da una VHS anni '80, Demonschool potrebbe averti già incuriosito dal primo trailer. Ma è giocandolo dall'inizio alla fine che potrai capire quale sia la sua identità: un JRPG tattico che non ti incastrerà in un labirinto di numeri e min-maxing, ma che punta tutto sulla tua voglia di esplorare, sperimentare nuove strategie e lasciarti trasportare da un'atmosfera atipica. Non cerca di essere il "prossimo grande strategico": è un gioco, che, per una trentina di ore cercherà di intrattenerti con simpatia e un pizzico di inquietudine. E se sei qui, probabilmente vuoi scoprire se questo mix funziona davvero. Sviluppato da Necrosoft Games, e pubblicato da Ysbryd Games, Demonschool arriva dopo un periodo di attesa più lungo del previsto, compreso un rinvio voluto per non sovrapporsi al ciclone mediatico generato da Hollow Knight: Silksong. E finalmente ti ritrovi nei panni di Faye, una studentessa che scopre troppo presto cha la nuova scuola ha problemi ben più grandi dei compiti e della disciplina. L'introduzione alla storia è asciutta e diretta: entri nel campus, conosci i primi personaggi, inizi a percepire strani segnali... e poi scatta subito il primo contatto con il "lato demoniaco" che ribolle appena sotto la superficie dell'isola. Da quel momento in poi Demonschool ti accompagna attraverso i giorni e le settimane, tra momenti quotidiani e normali esperienze scolastiche, mentre sullo sfondo il mistero cresce. E, inevitabilmente, arrivi al punto in cui devi capire come ci si difende dai demoni, e dai criminali. [caption id="attachment_1112160" align="alignnone" width="1919"]Menu principale di Demonschool con logo centrale e opzioni di gioco su sfondo scuro decorato con serpenti. Il menu iniziale di Demonschool, semplice e diretto, introduce il giocatore con un design dark e minimalista.[/caption]

Un sistema di combattimento che rallenta il tempo

Il gameplay di Demonschool si fonda su una scelta chiara: combattimenti lenti, ragionati e totalmente controllabili da te. Ogni battaglia è divisa in due momenti: pianificazione ed esecuzione simultanea. Durante la fase di pianificazione puoi fare tutto: muovere i personaggi, provare strategie, annullare, ripetere, preparare combo diverse. E puoi rivedere ogni mossa infinite volte, finché non sei soddisfatto del risultato. Un sistema che ti accarezza la mente, come una partita a scacchi, ma con la possibilità di riavvolgere le mosse. Da un lato lo rende molto accessibile (forse anche troppo), dall'altro di ti permette di concentrarti sulle possibilità e non sui rischi. La difficoltà, infatti, è piuttosto contenuta. Potresti incontrare qualche incertezza iniziale mentre cerchi di comprendere al meglio come funzionano le interazioni tra gli spazi e le abilità, ma una volta colto il ritmo tutto fila liscio. Le combo - uno dei punti più riusciti di Demonschool - si attivano con naturalezza, ed è difficile non trovare un modo efficace per chiudere ogni combattimento. Ripetitività? Sì. Ma la varietà arriva dai poteri. Non è un segreto: gli scontri tendono a somigliarsi tra loro. Le mappe cambiano, i nemici variano, ma la scrittura è spesso la stessa. Un difetto evidente per chi è abituato a tattici più complessi o variegati. Eppure non si trasforma in un problema serio, perché le abilità salvano il ritmo. Con il passare delle ore inizi a sbloccare poteri sempre più creativi, e ogni abilità aggiunge un modo completamente nuovo di affrontare le battaglie. Non è una progressione cosmetica o numerica: è un vero cambio del linguaggio tattico. Ti ritrovi a mano a mano con un ventaglio strategico che si apre in direzioni sempre più divertenti: nuove sinergie, nuovi posizionamenti possibili, nuove combo, nuovi modi di controllare la griglia. Anche se lo scheletro degli scontri resta simile, sei tu che nel frattempo stai combattendo in modi sempre diversi. [caption id="attachment_1112161" align="alignnone" width="1918"]Schermata del planner settimanale con griglia dei giorni, icone di attività e ritratti dei personaggi. Il planner scandisce il ritmo delle giornate: tra lezioni, incontri e misteri, ogni scelta influenza la progressione narrativa.[/caption]

Un semestre che dura il tempo giusto

La tua run può facilmente superare le trenta ore, e questa durata è più che adeguata. Demonschool è costruito come diverse settimane scolastiche, non voglio scrivere il numero per non spoilerare, ogni settimana è, ovviamente, composta da 7 giorni, e noi giocheremo tutti i giorni in più momenti della giornata (mattina, pomeriggio e sera) proprio come i più recenti titoli della serie Persona, lo spin-off di Megami Tensei. Durante il corso delle tue giornate potrai esplorare piccole mappe, sbloccare missioni o semplicemente goderti la routine dell'isola. Non c'è dispersività e non c'è eccesso. Ogni zona resta familiare, ma non statica: cambia nel corso della giornata, introducendo personaggi nuovi, conversazioni inedite e missioni secondarie che compaiono in momenti precisi. Ogni abilità appresa dai personaggi ha un impatto. Sono strumenti che trasformano il tuo modo di combattere. E questo rende la progressione non solo gratificante, ma anche interessante da un punto di vista puramente tattico. È raro trovare un RPG strategico dove ogni nuova abilità apre realmente una porta diversa, e Demonschool riesce a farlo con disarmante naturalezza.

Missioni secondarie demenziali... in senso buono

Le missioni secondarie di Demonschool sono un vero mondo a parte. Non puntano alla profondità narrativa, non tentano di essere epiche. Spesso sono sceme, esagerate, assurde. A volte sono brillanti e divertenti, altre volte un po' meno ispirate, ma in generale aggiungono colore all'esperienza e spezzano bene il ritmo. La loro gestione tramite mappa è comodissima: ogni area indica chiaramente quali missioni puoi completare in quel momento, eliminando qualunque tipo di frustrazione da ricerca. La narrativa è intrisa di riferimenti al cinema horror italiano: colori saturi, atmosfere stranianti, dettagli grotteschi, scelte estetiche che richiamano direttamente alcuni film di Argento, Fulci, Bava e tutta quella tradizione che fonde gore, surrealismo e teatralità- Anche se non cogli tutti i riferimenti, percepisci comunque la cura e la volontà di evocare un immaginario preciso. Non è un horror duro e disturbante, è un horror pop: inquietante ma mai opprimente, estetico più che spaventoso. E anche qui i dettagli fanno la differenza. Il semplice fatto che i balloon dei dialoghi si scoloriscano quando hai esaurito il testo e quando hai già parlato con quel NPC, è una qualità di vita che raramente si vede in produzioni più grandi. Le relazioni tra personaggi - siano essi compagni di squadra o figure secondarie - sono curate. Non ci sono dialoghi che suonano "scritti tanto per". Sono relazioni che avanzano con coerenza, e soprattutto influiscono sui finali. Se sei abituato alla struttura sociale di Persona o Megami Tensei, ti sentirai subito a casa. Demonschool non copia, ma si ispira con intelligenza, dando peso alle tue scelte quotidiane. Non approfondirò i finali né gli eventi narrativi più avanti nella storia, ma posso dirti una cosa: costruire rapporti ha senso. Sempre. Visivamente Demonschool è un omaggio evidente ai primi due Persona, quando la serie era molto più legata all'horror e al bizzarro che al glamour. Il mix tra sprite 2D e ambienti 3D ha volutamente un aspetto grezzo e colorato, e contribuisce a creare un'estetica interessante. L'horror, dal punto di vista visivo, poteva essere più incisivo, ma quello che c'è funziona, perché mira a creare atmosfera più che tensione. E in questo riesce benissimo. Il sonoro si integra bene con l'esperienza. Non ha brani particolarmente memorabili, ma mantiene un tono coerente che accompagna l'avanzare della storia con naturalezza. [caption id="attachment_1112194" align="alignnone" width="1919"]Schermata di combattimento tattico con griglia, personaggi, istruzioni per il movimento e pannello delle abilità a destra Il sistema di combattimento si basa su griglie e movimenti pianificati, con azioni automatiche una volta raggiunto il bersaglio.[/caption]

Demonschool Recensione - Conclusioni

Quando arrivi all'ultimo giorno del semestre, dopo aver parlato con decine di studenti, combattuto contro orde di creature demoniache e mosso i tuoi personaggi come pedine di un puzzle sempre più interessante, Demonschool ti lascia addosso una sensazione molto chiara: non è un gioco che punta alla perfezione tecnica o alla complessità esasperata. È un'opera che preferisce essere curiosa e personale. Demonschool non cerca di travolgere, ma di accompagnarti. Non ti schiaccia con numeri e statistiche, ma ti invita a esplorare il suo mondo in un modo tutto suo, fatto di routine scolastiche, dialoghi strani, tocchi di humor, incontri surreali e strategie che riflettono più il piacere della sperimentazione che la necessità dell'ottimizzazione. Sì, troverai battaglie che si somigliano, una difficoltà più morbida del previsto e alcune missioni secondarie che non brillano. Ma troverai anche una direzione artistica che sa cosa vuole evocare, relazioni costruite con attenzione, un sistema di combattimento che ti permette di divertirti senza stress, e un'atmosfera che difficilmente dimenticherai. Demonschool è esattamente ciò che promette: un JRPG tattico fuori dagli schemi, leggero ma non superficiale, originale senza ostentarlo, e capace di ritagliarsi uno spazio tutto suo. Non un trionfo, non una delusione, ma un'esperienza solida, particolare, e senz'altro degna di essere vissuta da chi cerca qualcosa di diverso dal solito. https://www.youtube.com/watch?v=fazy1L9KXFQ

L'articolo Demonschool Recensione proviene da GameSource.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News