Eduardo De Filippo: il genio del teatro italiano e la voce di Napoli
Scopri la vita e l’opera di Eduardo De Filippo, maestro del teatro italiano. Tra ironia e denuncia sociale, le sue commedie hanno segnato la storia della cultura e dell’anima napoletana.

Eduardo De Filippo, il Genio del Teatro Italiano che Parlava al Cuore del Popolo
Napoli – A distanza di decenni dalla sua scomparsa, Eduardo De Filippo continua a essere un faro della cultura italiana. Drammaturgo, attore, regista, poeta: la sua figura è inscindibile dalla città di Napoli, ma il suo teatro ha attraversato ogni confine, diventando universale. Le sue opere, ironiche e drammatiche al tempo stesso, raccontano l’anima umana con una profondità che ancora oggi commuove e fa riflettere.
UNA VITA TRA PALCOSCENICO E VITA VERA
Nato a Napoli il 24 maggio 1900, Eduardo cresce in una famiglia legata al teatro: figlio naturale di Eduardo Scarpetta, uno dei grandi nomi della scena napoletana, e fratello di Titina e Peppino, con i quali fondò nel 1931 la celebre compagnia “Il Teatro Umoristico I De Filippo”.
Il suo teatro non è mai stato solo spettacolo: è stato denuncia sociale, riflessione filosofica, poesia popolare. Eduardo ha saputo dare voce agli ultimi, agli emarginati, ai sognatori. Lo ha fatto usando la lingua napoletana con una dignità mai folkloristica, bensì letteraria.
LE OPERE INDIMENTICABILI
“Natale in casa Cupiello”, “Filumena Marturano”, “Questi fantasmi!”, “Napoli Milionaria!” – sono solo alcune delle sue opere più famose. In ognuna si ritrova l’essenza dell’Italia del dopoguerra, i dolori familiari, le contraddizioni sociali e un umorismo amaro che sfocia spesso in silenzio, più eloquente di qualsiasi battuta.
Filumena, ad esempio, è il simbolo della rivalsa femminile. Luca Cupiello, con la sua ossessione per il presepe, è il simbolo dell’uomo che si rifugia nel sogno per fuggire da una realtà troppo dura.
L’IMPEGNO CIVILE E POLITICO
Nel 1981, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini lo nominò senatore a vita per meriti artistici e culturali. Eduardo, da quella carica, parlò di giovani, cultura, educazione, battendosi per la riforma dei carceri minorili e per una società più giusta. La sua ultima battaglia fu per il recupero delle arti teatrali come strumento di crescita umana.
UN LASCITO ETERNO
Eduardo morì a Roma il 31 ottobre 1984, ma non è mai davvero uscito di scena. Le sue commedie vengono ancora oggi rappresentate in tutto il mondo. Le sue battute – come il celebre “Te piace ‘o presepe?” – sono entrate nel lessico comune. La sua Napoli, vista attraverso la lente del suo teatro, è diventata metafora dell’Italia intera.
Come scrisse lui stesso in una poesia: "Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male." Eduardo era così: profondo, ironico, dolente, acuto. Un autore che ha insegnato a ridere e a pensare. E ancora oggi, ci costringe a farlo.
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