Cresce la fronda del ‘no’, l’Ecofin affossa la proposta di bilancio UE 2028-2034

Bruxelles – “Rifiutiamo questa proposta“. Chiaro e categorico, Lars Klingbeil, ministro delle Finanze di una Germania che affossa la proposta di bilancio pluriennale della Commissione europea (MFF 2028-2034). Su un dossier delicato e complesso come quello del budget, che oltretutto richiede l’unanimità, basta anche una semplice rimostranza di un qualunque Stato perché tutto si blocchi, ma se a puntare i piedi è la Germania allora tutto diventa più difficile.
I ministri dell’Economia e delle Finanze dei 27 riuniti a Lussemburgo per il consiglio Ecofin discutono la sola proposta di nuove risorse proprie, ma il dibattito diventa inevitabilmente il motivo per investire l’intero pacchetto. Così Klingbeil recita il De Profundis al prossimo quadro finanziario quando annuncia che “l’ammontare del bilancio è troppo alto“. Duemila miliardi sono troppi, e vanno tagliati. E ancora: “Non vediamo come queste risorse proprie possano raggiungere i 44 miliardi di euro” dichiarati dalla proposta, aggiunge il ministro tedesco, convinto che l’impianto della Commissione “va contro gli obiettivi di competitività”. ‘Nein’ convinto poi ad ogni forma di “debito comune”.
La Germania dunque rifiuta un budget settennale già bocciato dalla Finlandia e che finisce con l’essere rispedito al mittente anche da un secondo Paese fondatore: “Questa proposta è inaccettabile per i Paesi Bassi“, tuona il ministro delle Finanze olandese, Eelco Heinen, convinto anch’egli che duemila miliardi siano troppi. “Va speso meglio, e non di più”. Una posizione, quest’ultima, condivisa anche dalla Svezia: “Occorre spendere meglio“, si accoda la ministra delle Finanze di Stoccolma, Elisabeth Svantesson, che demolisce ogni singola proposta per introiti diretti a beneficio della Commissione UE. “Non vediamo il motivo per nuove risorse proprie”, taglia corto.
Contro la proposta di risorse proprie si esprimono anche Polonia (dubbi sui rifiuti elettronici), Irlanda (contraria a tasse alle imprese), Repubblica ceca (le tasse ambientali sono considerate “troppo aggressive” e le tasse aziendali non piacciono), Ungheria (“frenano la competitività”, sostiene il ministro Mate Loga) e anche Italia. “Servono dati comparativi per quanto riguarda i rifiuti elettronici, e sulla plastica non convince il metodo”, spiega il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che comunque si mostra meno netto dei colleghi: “La proposta della Commissione è un punto di partenza”. Anche se il dibattito che si sviluppa a Lussemburgo sembra suggerire più un bilancio pluriennale al capolinea.
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