La pasta italiana si reinventa per restare il piatto più amato dagli italiani

Ottobre 12, 2025 - 06:30
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La pasta italiana si reinventa per restare il piatto più amato dagli italiani

Pasta fatta in casa significa domenica, quella fresca è il profumo del pastificio sotto casa. Con la pasta avanzata si fa la frittata, quella fredda si porta in spiaggia. In Italia, la pasta è un preciso codice culturale, eppure dietro la sua apparente immutabilità si muove un’industria capace di sperimentare con il design senza venire meno alla propria identità. Si è trasformata, nel corso del tempo, in un laboratorio di ricerca dove i formati sono chiamati a raccontare le nuove abitudini di consumo. La pasta non è più solo quella che arriva nel piatto, ma è anche ciò che accade prima. Un’evoluzione di prove, tecnica e aggiustamenti che continua a parlare la lingua della tradizione ma prova a evolvere verso nuove strade.

A monte c’è la filiera agricola, con oltre un milione di ettari coltivati a grano duro, e a valle una rete produttiva che comprende grandi gruppi come Barilla, De Cecco e Voiello, ma anche distretti territoriali e consorzi Igp come quelli di Gragnano, Fara San Martino o Campobasso. Nel mezzo, i mulini e gli impianti di lavorazione trasformano la semola in pasta, le catene logistiche integrate e gli operatori specializzati portano il prodotto italiano in più di centottanta Paesi. È questa infrastruttura diffusa che consente all’Italia di difendere la propria leadership mondiale. Che consente (ancora) a un piatto di raccontare un Paese intero.

Negli ultimi anni la pasta non si compra più per abitudine. Oggi i consumatori cercano un’esperienza precisa: texture, formati e origini delle materie prime sono diventati elementi centrali della scelta d’acquisto. I marchi storici hanno raccolto la sfida e stanno trasformando il design della pasta in un vero e proprio linguaggio per dialogare con il nuovo pubblico. Barilla ha puntato sulla linea “Al Bronzo”, realizzata con grani cento per cento italiani e caratterizzata da una superficie ruvida, ottenuta con trafile microincise, pensata per esaltare il condimento. De Cecco ha ampliato la gamma con formati high protein e senza glutine, intercettando nuovi stili alimentari. Il Consorzio Pasta di Gragnano Igp ha rafforzato il proprio disciplinare puntando su trafile speciali e processi di essiccazione lenta, per preservare la qualità artigianale e il legame territoriale.

In questo scenario, Voiello si inserisce con due nuovi formati, il Paccariello Capriccioso e lo Spaghettone Innamorato che rispondono a un’esigenza molto precisa: unire estetica e tradizione, funzionalità e piacere. In un mercato in cui la forma è diventata parte del linguaggio del brand, Voiello fa una scommessa: dare al consumatore due formati vividi, riconoscibili e capaci di raccontare il carattere del piatto che si andrà a comporre. E lo fa impiegando due anni di ricerca e test.

Dal pacchero, simbolo per eccellenza della pasta napoletana, nasce il Paccariello Capriccioso, un’evoluzione che conserva l’anima del formato originale ma la piega a una nuova logica del gusto. Non è un semplice pacchero ricurvo: la sua forma è stata ripensata per trattenere il condimento all’interno, lasciandolo scorrere tra le pieghe e avvolgerlo con generosità. La curvatura non è decorativa, ma funzionale. Il risultato è un boccone pieno, intenso, che racconta il legame tra pasta e sugo in una maniera ancora più diretta. Accanto a lui c’è lo Spaghettone Innamorato, che porta la stessa idea in un altro campo: quello della pasta lunga. Qui la forma si avvolge su sé stessa, quasi ad abbracciare il condimento, con una consistenza corposa e appagante. L’obiettivo è far sì che il sugo non si limiti a ricoprire la pasta, ma la accompagni e la esalti a ogni forchettata. Realizzati con grani cento per cento italiani e trafilati al bronzo, le due paste nascono per esaltare la creatività in cucina e intercettare quella fascia di consumatori che non cerca solo un ingrediente, ma un’esperienza.

Negli ultimi anni la pasta ha varcato una nuova frontiera: la stampa 3d. Iniziative come quelle del progetto UE Printing up the perfect plate of food hanno mostrato come la stampa utilizzata nella filiera alimentare stia trovando applicazioni concrete in ambito sanitario e nutrizionale. Nel panorama industriale, Barilla, attraverso la sua iniziativa BluFuture, ha parlato apertamente del brand BluRhapsody che utilizza la stampa 3d per creare forme uniche e personalizzate.

Anche la pasta continua a essere un ponte tra ciò che siamo e ciò che stiamo diventando. È un alimento semplice che ha imparato a parlare la lingua del tempo: quella dell’innovazione, del design, della sostenibilità. E intanto la tecnologia si spinge oltre: la stampa 3d porta la pasta in un territorio nuovo, dove la forma non è più un limite, ma un orizzonte da esplorare.

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