Transizione 5.0, auto, energia: a Capri il confronto a distanza tra Urso e Calenda

POlitiche per l’industria
Transizione 5.0, auto, energia: a Capri il confronto a distanza tra Urso e Calenda
Di fronte ai giovani imprenditori di Confindustria riuniti a Capri Carlo Calenda invoca il ritorno a Industria 4.0, mentre Urso rilancia su settori strategici come nucleare e AI. Da entrambi critiche al Green Deal, ma le ricette su auto ed energia sono diverse…

Dal palco dei Giovani Imprenditori di Confindustria a Capri, il ministro delle Imprese Adolfo Urso e il leader di Azione ed ex Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda hanno delineato due agende per l’industria italiana che, pur convergendo su alcune criticità, divergono profondamente nelle soluzioni e nell’approccio strategico. Se entrambi identificano nel costo dell’energia e nell’impostazione del Green Deal europeo i principali ostacoli alla competitività, le ricette proposte si muovono su binari differenti.
Incentivi, Calenda: “Si torni a super e iperammortamento di Industria 4.0”
Il dibattito sugli incentivi all’innovazione è stato uno dei punti di maggiore attrito. Carlo Calenda ha espresso un giudizio netto sul piano Transizione 5.0 che, semplicemente, “non funziona”. Una valutazione che, ha sottolineato, è condivisa da “tutte le imprese italiane” che lamentano la complessità dei decreti attuativi e l’incertezza applicativa.
La proposta avanzata da Calenda per la prossima manovra di bilancio è di accantonare il 5.0 per reintrodurre il piano Industria 4.0 nella sua versione originale, comprensiva di super e iper ammortamento, strumenti che avevano dimostrato di essere efficaci, automatici e facilmente accessibili dalle aziende.
Sul punto la visione di Urso, che non ne ha parlato in occasione dell’intervento a Capri, ma in numerosi altri interventi di questi giorni, è ormai nota: il Governo ha intenzione di fondere gli incentivi 4.0 e 5.0 in un unico piano finanziato con risorse nazionali, per dare continuità correggendo però quegli ostacoli legati ai vincoli imposti dall’UE che hanno impedito l’accesso agli incentivi ad esempio agli energivori.
A Capri Urso ha invece parlato di innovazione in settori di frontiera. L’Italia – ha detto – è stata la prima in Europa a varare una legge sull’Intelligenza Artificiale, in armonia con il regolamento europeo. La legge stanzia un miliardo di euro per la creazione di una filiera italiana dell’AI e per finanziare le startup del settore. È stato inoltre istituito l’hub per l’Intelligenza Artificiale in Africa (parte del Piano Mattei), con sede a Roma. Urso ha espresso fiducia nel fatto che un consorzio italiano otterrà la sede di una delle Giga factory europee sull’AI.
L’Italia – ha poi ricordato – è stato il primo paese a varare una legge nazionale sullo spazio, necessaria per regolamentare le attività dei privati. L’obiettivo è candidare l’Italia a diventare un punto di riferimento in Europa nel settore.
Automotive e Green Deal
La crisi del settore automobilistico rappresenta una preoccupazione condivisa dai due politici.
Calenda ha definito la situazione dell’Automotive in Italia “disastrosa” e “prossima alla chiusura”, accusando il governo di “connivenza” nella deindustrializzazione e di non aver ancora elaborato un piano strategico per il settore.
La critica si è poi spostata sul Green Deal europeo, definito come un insieme di politiche “demenziali” che – ha detto Calenda – andrebbero abolite in toto, a partire dal divieto di vendita di motori termici dal 2035. Il ragionamento si basa su un dato: l’Europa, responsabile per circa l’8-9% delle emissioni globali, con le sue politiche restrittive non risolverebbe il problema climatico ma si limiterebbe a delocalizzare produzione e inquinamento verso la Cina, a scapito della propria base industriale.
Anche il ministro Urso ha definito il Green Deal un “manifesto ideologico” che rischia di deindustrializzare l’Europa. Urso ha poi evidenziato l’asimmetria competitiva che tali politiche generano, sottolineando come la riduzione di 1,7 miliardi di tonnellate di CO2 in Europa nel 2024 sia vanificata dall’aumento di 18 miliardi di tonnellate nel resto del mondo.
A proposito del contesto economico e geopolitico internazionale Urso ha detto di aver chiesto di raddoppiare fino al 50% i dazi sull’acciaio cinese e nuove norme per controllare le piattaforme di ultra fast-fashion, accusate di aggirare i dazi e di “mettere in ginocchio la filiera della moda italiana”.
Il nodo dell’energia
Il costo dell’energia rimane, per entrambi, il principale handicap strutturale per l’industria manifatturiera.
Calenda ha avanzato una proposta specifica e provocatoria sulle concessioni idroelettriche. Dal momento che le società concessionarie producono energia a un costo di circa 25 €/MWh per rivenderla a 140 €/MWh, la proposta è di condizionare il rinnovo delle concessioni all’obbligo di fornire l’energia prodotta alle imprese a un prezzo fisso di 60 €/MWh. Un intervento diretto per smantellare quella che ha definito “rendita parassitaria” dei servizi regolati, il cui Ebitda si attesta intorno al 40%.
Urso, pur riconoscendo il problema, ha evidenziato le pressioni europee che spingono per mettere a gara le centrali, a differenza di altri Stati membri che beneficiano di concessioni a lungo termine.
L’agenda del ministro Urso punta sul ritorno al nucleare civile, con un disegno di legge per riaprire questa opzione in Italia e la creazione dell’accordo Nuclitalia tra Enel, Ansaldo Nucleare e Leonardo per reattori di nuova generazione. E poi c’è il tema delle materie prime critiche. L’Italia, ha detto il ministro, è stato il primo paese in Europa a fare un decreto legge per riaprire le miniere e valorizzare le 16 delle 34 materie prime critiche presenti sul territorio nazionale, dal litio al cobalto, puntando anche sul riciclo.
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