L’agricoltura (in)visibile in una mostra

Ottobre 12, 2025 - 06:30
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L’agricoltura (in)visibile in una mostra

Nell’autunno del Salento c’è un’occasione in cui il cibo smette di essere solo cibo e diventa linguaggio e conflitto. Con i giorni di opening, che avevamo anticipato qui, alla fine di settembre, Yeast Photo Festival parte con la quarta edizione di mostra distribuita su diverse località del Salento, con un tema necessario: (N)ever Enough, abbastanza e mai abbastanza, il paradosso del nostro tempo. Fino al 9 novembre, mostre diffuse in palazzi storici, frantoi, masserie e persino sulla spiaggia (dove è esposta parte della mostra di Martin Parr), per indagare come mangiamo e cosa ci consuma, tra abbondanza occidentale e scarsità programmata.

Il festival è una costellazione. A Matino i percorsi attraversano Palazzo dei Marchesi del Tufo, un’aranciera, un frantoio, a Lecce il barocco ospita reportage urgenti, a Galatina e Gallipoli il contemporaneo dialoga con l’aria di mare, a Castrignano de’ Greci la riflessione si fa centro, alla Masseria Le Stanzíe, nel cuore agricolo, l’installazione diventa habitat.

Dentro questa geografia, i progetti si parlano. Klaus Pichler mette in scena lo spreco alimentare con nature morte di una bellezza disturbante, ricordandoci che un terzo del cibo prodotto finisce nel nulla; Umberto Diecinove, al contrario, immagina futuri circolari: allevamenti di insetti che trasformano scarti in risorse, nutrienti in suolo, e ridisegnano economie locali. Da un lato il troppo che trabocca, dall’altro il poco che rigenera.

I N S C T S © Umberto Diecinove

A Lecce, Ivor Prickett porta la guerra dimenticata del Sudan: la fame usata come arma, l’infanzia come bersaglio. Le sue immagini sono precise e dolorose come una cucina vuota. Qui Yeast sposta il fuoco: il cibo non è più un tema, è giustizia.

Poi c’è l’America lontana dal mondo di Lucas Foglia, installata alla Masseria Le Stanzíe (luogo straordinariamente autentico). Famiglie che coltivano e conservano, case costruite con materiali locali, una relazione con la tecnologia ricucita su misura. In un luogo dove il cibo torna gesto quotidiano, e ci si chiede cosa significhi davvero, oggi, scegliere di dipendere dalla terra.

A Natural Order_Picking Jewelweed © Lucas Foglia

E poi c’è la Sicilia sud-orientale di Melissa Carnemolla, dentro una fascia di novemila ettari coperti da serre: un arcipelago di plastica che rifornisce i mercati d’Europa. “L’isola nell’isola” è un titolo e una diagnosi: sotto la luce lattiginosa del cellophane, economia legale e criminalità si sfiorano, lavoro e vita quotidiana si mescolano, rifiuti e caporalato lasciano tracce sul terreno e nei corpi. Melissa non cerca lo scandalo, ma la postura: entra, ascolta, torna. Il suo sguardo poetico e politico fa emergere ciò che preferiamo non vedere.

The Island within the Island © Melissa Carnemolla

Alla base del progetto, partito nel 2021, la scelta di attraversare la fascia trasformata (così chiamata la zona delle serre agricole) per mettere alla prova l’idea – tutta ragusana – di una provincia pulita dalla criminalità mafiosa. «Siamo cresciuti all’oscuro di alcune cose perché non le vogliamo vedere», dice. Il progetto comincia da qui: dal desiderio di smontare il silenzio, dai camion della logistica fotografati come indizi, dai luoghi sequestrati, dai paesaggi comuni che la routine trasforma in invisibili.

Poi la distanza si accorcia: Melissa entra nelle case. Incontra famiglie nordafricane e rumene, donne e bambini che vivono tra serre e sentieri di plastica, spesso senza sentirsi marginali, perché un’economia, lì, esiste. «Non sono tanto le abitudini che ho voluto fotografare – spiega – quanto la tossicità dell’ambiente: l’odore, l’aria, il rischio». Le ragazze, tre sorelle di una famiglia musulmana di origini tunisine, diventano protagoniste consapevoli: si parla di scuola, di matrimoni in Tunisia, di TikTok che riempie pomeriggi senza alternative. Insieme costruiscono immagini, oggetti, piccoli set. Una foto nasce da una conversazione sul velo: la plastica delle serre diventa tessuto simbolico.

The Island within the Island © Melissa Carnemolla

Parte dei progetti di Yeast suggeriscono che l’agricoltura è molto più di un comparto produttivo: è un sistema sociale complesso. Se Pichler fotografa ciò che buttiamo e Diecinove ciò che potremmo recuperare, Carnemolla interroga il prezzo umano della filiera.

Yeast Photo Festival si dedica molto al cibo prima ancora che diventi piacere. È un cibo di riflessione personale e politica. Un nutrimento lontano dalle aree di comfort, in un Salento che si impegna a uscire dallo stereotipo del mangiare al Sud Italia, per spostare l’attenzione sul meditare a partire da giù, dal basso della filiera.

The Island within the Island © Melissa Carnemolla

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Redazione Redazione Eventi e News