Euro digitale per sovranità e competitività, nel 2026 la fase avanzata di sperimentazione

Bruxelles – In che modo la digitalizzazione e le nuove tecnologie stanno ridefinendo il panorama dei pagamenti? E’ attorno a questa domanda che la Banca centrale europea lavora per un euro digitale, ed a questa domanda che Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo della BCE e presidente della task force sull’euro digitale, si adopera senza sosta per trovare quella risposta a prova di futuro.
“Viviamo in un’epoca di rapidi cambiamenti, con la digitalizzazione che ridefinisce i confini della finanza e dei pagamenti”, ricorda Cipollone in occasione della conferenza sul futuro dei pagamenti organizzata dall’università Bocconi di Milano. “Non possiamo restare vincolati al passato, né possiamo permetterci di agire d’istinto. Non quando sono in gioco i fondamenti del nostro sistema monetario: fiducia, stabilità e sovranità“.
La questione di un euro digitale è per l’appunto quella della sovranità europea. Oggi le criptovalute non sono emesse dalle banche centrali ma da soggetti privati, e non sono agganciate alla moneta unica europea. I sistemi di pagamento elettronico – intesi come circuiti Visa e Mastercard – non sono europei. Mentre all’interno del mercato unico e dell’eurozona “la maggior parte delle soluzioni di pagamento al dettaglio europee è nazionale, prevede solo poche destinazioni d’uso e non ha portata paneuropea“, lamenta Cipollone. Il circuito di pagamento Bancontact, diffuso in Belgio e per i pagamenti solo in Belgio, ne è un esempio pratico.
Euro digitale, l’Ue presenta il sistema di pagamento elettronico tutto europeo
“Poiché le soluzioni europee rimangono frammentate, non generano gli effetti di scala, scopo e rete necessari per essere competitivi a livello europeo e ancor meno globale”, lamenta il responsabile BCE per l’euro digitale, che ricorda: “Questo è un caso rappresentativo della situazione descritta nel rapporto Draghi” (che Eunews ha tradotto integralmente in italiano), quella di barriere alla crescita e alla competitività, poiché questi sistemi nazionali non comunicanti tra loro producono “mercati più piccoli che ostacolano l’innovazione non realizzando il loro potenziale sia dal lato dell’offerta che da quello della domanda”.
In estrema sintesi: oggi, per le loro transazioni digitali quotidiane, gli europei dipendono da pochi fornitori per lo più non europei, i quali “minano la concorrenza, limitano le scelte e rallentano l’innovazione, spesso in modo da contrastare sia l’interesse pubblico che una concorrenza leale”, lamenta ancora Cipollone. Viceversa, con l’euro digitale “i fornitori privati potrebbero estendere le proprie soluzioni di pagamento in tutta Europa a costi inferiori”, per benefici anche per consumatori.
Avanti con la seconda fase, il 2026 l’anno dell’accelerazione
La BCE è decisa ad andare avanti. A ottobre 2023 ha avviato la fase di preparazione, che consiste nell’attivazione della prima piattaforma integrata per pagamenti e transazioni e che sembra aver prodotto risultati talmente incoraggianti da spingere verso la seconda fase. L’intenzione è “approntare la fase successiva della piattaforma per l’innovazione al fine di massimizzare il potenziale di innovazione dell’euro digitale”. Le attività concrete saranno annunciate nel corso della prima metà del 2026, come sancisce il rapporto sui primi risultati della piattaforma di pagamento per l’euro digitale.
Il ‘bene rifugio’ dagli stablecoin
C’è un altro aspetto che Cipollone vuole mettere in risalto, ed è la diffusione incontrollata delle stablecoin, motivo di preoccupazione crescente. “Nuovi strumenti comportano nuovi rischi e nuove opportunità”, premette il membro del comitato esecutivo della BCE. “Le stablecoin emesse da imprese non europee potrebbero creare ulteriori dipendenze, e quelle denominate in valuta estera potrebbero innescare rischi di sostituzione valutari”. In questo contesto, “di fatto l’euro digitale ridurrebbe il rischio che le stablecoin pongono alle banche“. Informazioni e studi indicano che “dal momento che l’euro digitale consentirebbe alle banche di offrire accesso a servizi di pagamento convenienti, ampiamente accettati e innovativi, i consumatori e i commercianti sarebbero meno incentivati a rivolgersi altrove”.
Benefici per l’ambiente
Un altro elemento da non sottovalutare legato all’euro digitale e al sistema di pagamento tutto europeo è la fatturazione elettronica automatica che ne deriva. Le ricevute elettroniche integrate (e-ricevute) all’interno dell’ecosistema digitale dell’euro potrebbero fornire ai consumatori un accesso strutturato ai loro registri di acquisto, semplificando attività come resi, reclami in garanzia, rendicontazione delle spese e budget di bilancio personale. Per i commercianti, invece, le e-ricevute potrebbero ridurre significativamente i costi operativi e migliorare l’efficienza.
“L’eliminazione di miliardi di entrate stampate ogni anno non solo semplificherebbe la vita delle persone, ma porterebbe anche chiari benefici ambientali come la riduzione dei rifiuti chimici, l’uso delle risorse e le emissioni”, sottolinea il rapporto della BCE. Inoltre le e-ricevute sarebbero fortemente crittografate, il che significa che potevano essere viste solo dall’acquirente e dal venditore.
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