L’amministrazione USA in pressing sull’UE per le big-tech: “Norme più equilibrate in cambio di accordo sull’acciaio”
Bruxelles – Nuovo capitolo nel braccio di ferro tra Washington e Bruxelles sulla legislazione digitale in vigore nell’Unione europea. Il segretario USA per il Commercio, Howard Lutnick, ha scoperto le carte: se la Commissione europea vuole sconti sui dazi sull’acciaio e l’alluminio in vigore al di là dell’Atlantico, serve un “approccio equilibrato” che tuteli le big-tech americane.
Il team che ha negoziato il sanguinoso accordo sui dazi con l’UE quest’estate – guidato da Lutnick e dall’ambasciatore Jamieson Greer – è tornato alla carica oggi (24 novembre), in occasione dell’incontro dei ministri per il Commercio dei 27. Invitati dalla presidenza danese del Consiglio dell’UE per un aggiornamento sull’implementazione dell’accordo commerciale – il ministro Lars Rasmussen ha parlato di “una discussione molto costruttiva e franca” -, hanno dettato le loro condizioni per abbassare le tariffe del 50 per cento sulle importazioni di acciaio europeo. Non solo al commissario UE per il Commercio, Maroš Šefčovič, ma anche alla vicepresidente esecutiva responsabile per il digitale, Henna Virkkunen. Quest’ultima, la scorsa settimana, ha presentato un pacchetto di semplificazione del regolamento sulla protezione dei dati e della legge sull’intelligenza artificiale che già strizza l’occhio alle multinazionali statunitensi.

“Gli Stati Uniti nutrono da anni notevoli preoccupazioni riguardo al Digital Markets Act e a normative simili nell’UE: spesso le soglie sono fissate al punto che quasi esclusivamente le aziende statunitensi vengono colpite. L’applicazione delle norme è piuttosto aggressiva. A volte, rispettare la legge può diventare una sfida”, ha spiegato Greer in un punto stampa a margine dei lavori. L’amministrazione a stelle e strisce vuole “solo assicurarsi di controllare le nostre aziende che hanno modelli di business globali”, fare in modo “che i loro ricavi globali non siano influenzati” dalle leggi UE, e che “vari altri aspetti possano essere modificati per venire incontro alle loro e alle nostre preoccupazioni”.
La chiave per fare breccia nelle resistenze dell’UE la offre direttamente Šefčovič, che ha sottolineato: “Non è un segreto che il nostro lavoro sull’acciaio e derivati rivesta particolare importanza”. Sul piatto della bilancia, Šefčovič ha messo “dati piuttosto impressionanti”: dall’inizio del 2025, l’UE ha acquistato energia dagli Stati Uniti per 200 miliardi di dollari, la quota di GNL americano nelle importazioni UE è aumentata dal 45 al 60 per cento, gli investimenti europei nell’economia statunitense da gennaio ammontano a 254 miliardi di euro.
Ma non basta. Una volta prestato il fianco sull’acciaio, è Lutnick a chiudere: “Il nostro suggerimento è che l’Unione europea e i suoi ministri del Commercio riflettano profondamente, cercando di analizzare le loro regole digitali, di trovare un equilibrio, non di eliminarle, ma di trovare un approccio equilibrato che funzioni con noi. E se riusciranno a trovare questo approccio equilibrato – cosa che credo possano fare – allora noi, con loro, gestiremo le questioni dell’acciaio e dell’alluminio e le affronteremo insieme”.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




