Flotte aziendali e fisco, una riforma per accelerare la decarbonizzazione

Novembre 11, 2025 - 08:30
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Flotte aziendali e fisco, una riforma per accelerare la decarbonizzazione

Un nuovo studio di Transport & Environment invita l’Italia a riformare la fiscalità delle auto aziendali: 14,3 miliardi di euro l’anno di sussidi alle flotte inquinanti frenano la transizione. Bonus-malus fiscali e incentivi mirati potrebbero ridurre emissioni e rafforzare i conti pubblici

Un’auto aziendale su due in Europa è ancora alimentata a benzina o diesel e in Italia la situazione non è diversa. Il nuovo studio pubblicato da Transport & Environment (T&E) a fine ottobre 2025 analizza nel dettaglio il sistema fiscale italiano legato alle flotte aziendali e mette in luce una realtà paradossale.

Infatti, il nostro Paese continua a sovvenzionare, con circa 14,3 miliardi di euro l’anno, l’utilizzo di veicoli altamente inquinanti, mentre gli obiettivi di decarbonizzazione restano lontani.

L’Italia, spiega il report, è oggi tra i maggiori erogatori di sussidi indiretti ai combustibili fossili nel settore della mobilità privata e professionale.

La combinazione di esenzioni fiscali, detrazioni Iva e deducibilità dei costi aziendali per i veicoli endotermici genera un sistema distorto che disincentiva l’adozione di soluzioni elettriche e a basse emissioni.

T&E avverte che senza una riforma strutturale del regime fiscale, il nostro Paese rischia di restare indietro rispetto ai principali partner europei – Francia, Belgio, Olanda e Germania – che hanno già introdotto sistemi bonus-malus proporzionali alle emissioni di CO2.

Il peso delle flotte aziendali sulle emissioni

Le flotte aziendali italiane rappresentano circa il 40% delle nuove immatricolazioni ma producono quasi il 60% delle emissioni di CO2 del trasporto leggero su strada.

Un dato che riflette non solo la prevalenza di motorizzazioni tradizionali, ma anche la lunga permanenza dei veicoli in circolazione prima di passare al mercato dell’usato.

Il parco circolante corporate è un punto nevralgico della transizione: orientare la fiscalità in senso ecologico avrebbe un effetto moltiplicatore, poiché le auto aziendali finiscono per alimentare, dopo tre o quattro anni, il mercato secondario accessibile ai cittadini.

Riformare la tassazione delle flotte significa quindi agire sia sulla domanda che sull’offerta di veicoli a zero emissioni, accelerando l’evoluzione complessiva del parco nazionale.

In Italia, il sistema di agevolazioni attuali consente a un’azienda di dedurre integralmente le spese di veicoli a elevata potenza e consumo, senza che le emissioni incidano in modo significativo sul trattamento fiscale.

Le esenzioni Iva e i vantaggi sui benefit in kind – i cosiddetti fringe benefit per i dipendenti – favoriscono modelli endotermici e ibridi plug-in che, pur formalmente verdi, emettono quantità di CO2 ben superiori ai valori dichiarati in laboratorio.

Questo meccanismo, osserva T&E, “è economicamente inefficiente, ambientalmente regressivo e socialmente ingiusto“: premia chi ha maggiori possibilità di spesa e mantiene artificialmente competitivi i veicoli a combustione, rallentando la diffusione di alternative più sostenibili.

Le proposte di riforma

Il briefing propone una ristrutturazione complessiva del sistema fiscale in quattro assi strategici:

  • tassazione delle immatricolazioni proporzionale alle emissioni reali di CO2 e al valore economico del veicolo
  • rimodulazione dei fringe benefit legati all’uso personale delle auto aziendali, in funzione della classe emissiva
  • detraibilità e deducibilità fiscali condizionate all’impatto ambientale, con un sistema progressivo che premi i veicoli a zero emissioni
  • riallocazione dei sussidi: i risparmi ottenuti dovrebbero finanziare l’installazione di infrastrutture di ricarica, programmi di leasing sociale e incentivi per l’elettrificazione del trasporto leggero

sussidi auto italia

Secondo le stime di T&E, questa riforma genererebbe 4,3 miliardi di euro di saldo positivo per lo Stato entro il 2030, con una riduzione dell’8% delle emissioni di CO2 e un taglio del 6% delle importazioni di petrolio.

Parallelamente, le flotte elettriche aziendali crescerebbero del 29%, contribuendo alla creazione di circa 20.000 nuovi posti di lavoro nel settore della mobilità elettrica.

Nel panorama europeo, diversi Paesi hanno già adottato politiche fiscali in chiave ambientale. In Belgio, l’aliquota sui fringe benefits cresce in base alle emissioni di CO2, mentre in Francia la deducibilità dei costi aziendali è limitata per i veicoli con emissioni superiori a 165 g/km.

L’Austria ha introdotto una tassa di immatricolazione progressiva e un’esenzione totale per i veicoli elettrici, favorendo un tasso di penetrazione delle auto a batteria superiore al 20%.

In Italia, invece, il tasso di elettrificazione delle flotte resta sotto il 6%, anche a causa della lentezza nell’attuazione delle politiche di ricarica e del perdurare di una fiscalità neutra rispetto alle emissioni.

T&E individua nella prossima Legge di Bilancio 2026 un’occasione cruciale per correggere questa distorsione e inserire la riforma nella più ampia strategia nazionale di decarbonizzazione.

Introdurre un principio fiscale di chi inquina paga non significherebbe solo colpire le emissioni, ma premiare l’innovazione, sostenere la competitività industriale e alleggerire la dipendenza energetica dell’Italia.

La transizione, quindi, non può essere lasciata alla sola spinta del mercato: richiede un intervento pubblico coerente e coraggioso. Riformare la fiscalità delle flotte aziendali, come suggerisce Transport & Environment, significa spostare il baricentro della politica industriale italiana verso una visione che unisca sostenibilità, efficienza economica e giustizia sociale.

Crediti immagine: Depositphotos

L'articolo Flotte aziendali e fisco, una riforma per accelerare la decarbonizzazione è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.

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