Furti di biciclette a Londra: nemmeno indagano più

Ottobre 6, 2025 - 03:00
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Furti di biciclette a Londra: nemmeno indagano più

Il problema dei furti di biciclette a Londra continua a crescere, e con esso la frustrazione dei cittadini. Dopo i dati sconfortanti di due settimane fa, secondo i quali meno dell’1% dei casi viene risolto, nuove notizie riaccendono la polemica: la British Transport Police (BTP) ha annunciato che non indagherà più sulla maggior parte dei furti avvenuti nei parcheggi delle stazioni ferroviarie, se la bicicletta era stata lasciata lì per più di due ore. Una decisione che molti definiscono l’atto finale della “decriminalizzazione” del furto di bici.

Una scelta controversa della British Transport Police

La BTP ha chiarito che le proprie risorse devono concentrarsi su “reati che causano maggiore danno”, e che passare ore a visionare filmati di telecamere di sorveglianza non è più sostenibile. In concreto, questo significa che la maggioranza dei furti di biciclette alle stazioni non sarà più oggetto di indagine.

Un esempio emblematico arriva da Watford Junction, dove il pendolare Simon Feldman ha denunciato il furto della sua bici dopo 10 ore di parcheggio. Nonostante le telecamere presenti, gli è stato comunicato che non sarebbe stata avviata alcuna indagine, perché il tempo di permanenza superava la soglia consentita.

La logica è chiara: più tempo gli agenti passano a controllare i video, meno ne hanno per pattugliare treni e stazioni. Ma le critiche non si sono fatte attendere.

Critiche e accuse: “Così i furti diventano legali”

Secondo le associazioni ciclistiche e i cittadini, questa politica rischia di legittimare i ladri. I parcheggi video-sorvegliati delle stazioni, spesso finanziati con ingenti investimenti pubblici, perdono così di significato.

Le telecamere non vengono monitorate e i ladri lo sanno. Ormai rubano in pieno giorno, senza alcuna paura”, denuncia Feldman. Le sue parole riflettono una percezione diffusa: i parcheggi “sicuri” non sono affatto sicuri, e i furti non hanno conseguenze reali.

La London Cycling Campaign, per voce di Tom Fyans, ha sottolineato come Londra sia anni luce indietro rispetto ad altri Paesi europei: nei Paesi Bassi, quasi la metà dei viaggi verso le stazioni avviene in bicicletta. Nella capitale britannica, invece, molti ciclisti scelgono di smettere dopo aver subito un furto, con gravi ricadute sugli obiettivi ambientali e sulla riduzione del traffico automobilistico.

Cosa non sarà più investigato

Le nuove linee guida della BTP non riguardano solo le biciclette. Tra i reati che non saranno più oggetto di indagine, troviamo:

  • Furti di biciclette lasciate più di due ore o di valore inferiore a £200.

  • Furti d’auto se il veicolo è stato lasciato parcheggiato oltre due ore.

  • Furti a bordo dei treni, investigabili solo se la vittima conosce il vagone esatto.

Secondo la BTP, il criterio adottato è quello della “proporzionalità”: si indaga solo se esiste una concreta possibilità di successo, ad esempio grazie a testimoni o a prove video chiare. Gli altri casi non verranno dimenticati, ma serviranno come “intelligence” per pianificare future pattuglie.

Un problema strutturale già denunciato da Londra da Vivere

Questa notizia arriva appena due settimane dopo che su Londra da Vivere abbiamo raccontato, nel nostro articolo “A Londra vi rubano la bici? Lasciate ogni speranza”, che meno dell’1% dei furti di biciclette in città viene risolto.

Quella inchiesta mostrava già come migliaia di bici sparissero ogni anno senza che la polizia riuscisse a dare risposte efficaci. La novità della BTP conferma purtroppo una tendenza: le forze dell’ordine non hanno né risorse né volontà per contrastare il fenomeno in modo sistematico.

Il risultato è che il furto di biciclette non viene più percepito come un reato serio, ma come un rischio inevitabile per chi sceglie la mobilità sostenibile.

Conseguenze sociali ed economiche

Le ripercussioni non riguardano solo i singoli ciclisti. Il fenomeno dei furti colpisce duramente la mobilità urbana e gli sforzi per rendere Londra una città più verde.

  • Molti pendolari rinunciano alla bici e tornano all’auto o ai mezzi pubblici, aumentando traffico ed emissioni.

  • I danni economici non si limitano al costo del mezzo rubato: spesso si aggiungono spese per nuovi lucchetti, assicurazioni private e abbonamenti a parcheggi custoditi.

  • Le iniziative private di tracciamento, come BackPedal citata nel nostro precedente articolo, nascono come risposta alla sfiducia verso le istituzioni, ma non possono sostituire un’efficace politica pubblica.

Cosa potrebbe cambiare

Le associazioni chiedono con forza che il governo e le autorità locali invertano la rotta. Alcune possibili soluzioni:

  • Creare parcheggi bici davvero sicuri, con sorveglianza attiva.

  • Introdurre task force locali dedicate al contrasto dei furti.

  • Incentivare l’uso di registri nazionali di biciclette, come BikeRegister, per facilitare i recuperi.

  • Collaborare con le comunità ciclistiche per promuovere campagne di prevenzione.

In mancanza di interventi concreti, la bicicletta rischia di perdere attrattiva come mezzo quotidiano, proprio mentre Londra dovrebbe puntare a diventare una delle capitali europee della mobilità sostenibile.


Fonti esterne:


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Redazione Redazione Eventi e News