Hirogami Recensione


Hirogami, platformer 3D di BANDAI NAMCO Studios Singapore, mostra solo in parte l'esperienza del team come supporto in diversi titoli dal 2015 a oggi (Tales of Berseria, Monster Hunter World, Ace Combat 7, Code Vein, Splatoon 3, ed altri), ma rimane un'esperienza solida che è pochi passi oltre il memorabile, e a portata dell'indimenticabile.
In fondo, per restituire a chi si offre di prendere il pad in mano e mettersi alla prova, un platform indimenticabile e non solo piacevole, serve un'esperienza fatta anche delle piccole cose: la lunghezza di un salto con rincorsa, di quanti pixel far uscire l'hitbox della piattaforma per concedere un po' di coyote time al giocatore, quanto far durare uno specifico attacco nemico, in che combinazione far spawnare i nemici della nuova ondata, ecc.
È tutto questo, ne sono sicuro, che manca a Bandai Namco Studios Singapore, ma quello che non manca sono le idee: Hirogami risulta infatti un prodotto fresco, anche se non per forza innovativo, ed è godibile al punto che si arriva facilmente oltre il goderselo, giusto a pochi centimetri dal non avere più nulla di cui lamentarsi.
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Hirogami è un platformer 3D di BANDAI NAMCO Studios Singapore[/caption]
Hirogami Recensione
A colpire subito, di Hirogami, è sicuramente l'aspetto estetico. Come si può intuire dal nome del gioco stesso - da me provato su PlayStation 5 Pro - il nostro eroe e l'intero mondo di gioco sono costituiti da origami. C'è una forza antica e malvagia che sta corrompendo il nostro mondo e noi dobbiamo navigare la trentina circa di livelli di Hirogami per purificare gli altari di un'antica divinità intenta ad aiutarci. Nel farlo sbloccheremo nuove trasformazioni che ci daranno poteri sempre nuovi, con i quali esplorare a fondo i vari livelli, raccogliendo tutti i collezionabili e le risorse necessarie a fabbricare potenziamenti per il nostro alter-ego pieghevole. Accederai ai livelli tramite un hub di gioco piuttosto scarno ma narrativamente funzionale, dato che rappresenta la superficie di un libro/diorama dedicato proprio al nostro eroe e alle sue avventure. L'estetica, come dicevo, colpisce fin da subito, ed è da apprezzare come la ricerca di originalità non sia stata piegata ad una necessità di lettura visiva immediata che un altro team, più esperto ma anche più morbido verso ciò che si richiede al giocatore, avrebbe meglio assecondato. Non ci sono veri e propri volti, nel protagonista e nel gruppo di origami "animalomorfi" che lo - e ci - aiuta a debellare il male, ma solo la verosimile rappresentazione di quella che, ci mettessimo a farla ora con un foglio e un videotutorial, sarebbe una rana fatta ad origami, o un gorilla, o un armadillo. [caption id="attachment_1105058" align="aligncenter" width="1200"]

Bello da vedere, tosto da giocare
Se l'estetica è un win, è la natura di platformer con combat di Hirogami quella su cui dobbiamo più discutere. Hirogami è un gioco difficile. No, non nel platforming in sé, anche se ci sono state situazioni nelle quali la bastardissima telecamera (una delle cose che dimostra l'ingenuità del team) mi ha portato a precipitare nel vuoto più e più volte: ci saranno piattaforme che precipitano, fiumi di lava, appigli ai quali dovremo PREGARE di aggrapparci prima che le lame rotanti dietro di noi ci raggiungano, ma è tutto gestibile, dopo qualche pugno al divano e un po' di autoanalisi. Sono le sezioni di combat quelle più imprevedibilmente velenose: i primi nemici saranno carne da macello, così visibili e immobili in mezzo all'arena; poi arrivano quelli attaccabili solo da sopra, e tu ti adatti felice di questa variabilità; poi arrivano quelli che sparano proiettili di energie, e le cose iniziano a scricchiolare (per la tua sanità mentale). Poi ne arrivano di veloci, ne arrivano di esplosivi, ne arrivano, ne arrivano, ne arrivano. Uno degli obbiettivi di ogni livello di gioco o quasi (solitamente Hirogami ti chiede di completare 6 challenge opzionali in tutto, all'interno di un livello) è quello di non ricevere danno, nel completamento del livello: beh, non ho avuto così tanto difficoltà dal primo Crash Bandicoot. Ci sono requisiti di completamento in un dato tempo, e quella è solo questione di allenamento, ma il dover completare tutto senza ricevere danno, anche ora che ho sbloccato molti "potenziamenti" secondari, è una montagna difficile da scalare. Perché, però? [caption id="attachment_1105059" align="aligncenter" width="1200"]
Carta, sasso... gorilla
In risposta a nemici in continua evoluzione, Hirogami ci permetterà di sbloccare nuove forme e nuovi poteri all'interno di quelle forme: se spalmandoci e diventando un sottile foglio di carta potremo passare sotto molti ostacoli e sfruttare le correnti d'aria ascensionali per navigare i livelli, l'appallottolarci come armadillo ci rende una ruota assatanata in grado di colpire i nemici senza nemmeno interrompere la nostra corsa, e ci vorranno anche la rana e il gorilla per completare il nostro arsenale. L'introduzione di nuovi poteri è sempre perfettamente calibrata, e apre a nuove soluzioni di vecchi problemi, nel momento in cui inevitabilmente sceglieremo di ri-esplorare un vecchio livello. Dato che i trofei di platino sono lì per essere presi, preparati a rivisitare MOLTE volte ogni livello all'inseguimento dello scrigno che ti manca, o di quell'obbiettivo così restio a farsi completare. [caption id="attachment_1105061" align="aligncenter" width="1200"]
Beh, poi c'è la storia
Non voglio trattenerti oltre, nella mia disamina di Hirogami, ma devo parlarti al volo dell'aspetto meno encomiabile del gioco: la narrazione. So, o meglio immagino, che dietro le mie azioni di gioco ci sia una storia accattivante, una missione eroica e un gruppo di comprimari profondi e definiti... ma non mi è arrivato davvero nulla di tutto questo. Le intro ad ogni livello sono brevi dialoghi fra l'eroe e la divinità che stiamo aiutando, ma scorrono con una leggerezza tale da non avere peso emotivo su quello che stiamo facendo. Le cutscene sono reel di immagini statiche la cui importanza ai fini del racconto e dell'investimento emotivo manca per lo più il bersaglio, ma Hirogami ne sembra consapevole, e traccia il suo percorso ludico nella difficoltà degli scontri e nel ventaglio di poteri. Null'altro. [caption id="attachment_1105062" align="aligncenter" width="1200"]
Hirogami Recensione - Conclusioni
Hirogami sa cos'è e cosa vuole essere, fregandosene di cosa deve essere. Davanti a noi abbiamo un platformer rigido in ciò che ci richiede, punitivo in molte delle sue sezioni di combat, ma variopinto nei modi che ci dà per "rompere" l'equilibrio esplorativo, pur sempre nei limiti di un level design ancora immaturo, definito da un team che ancora deve farsi le ossa in questo genere. La narrazione lascia persino meno tempo di quello che trova, ma è un elemento inutile ai fini della valutazione di un platformer divertente, memorabile, con la mano tesa verso l'indimenticabile. Anche se personalmente l'ho giocato su PlayStation 5 Pro, corri a wishlistare il titolo su Steam o, appunto, su PlayStation Store, per dare al gioco la spinta che merita.L'articolo Hirogami Recensione proviene da GameSource.
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