Il curioso piano Trump, e la terza via a Gaza

Essendoci di mezzo la fine dei massacri a Gaza e la liberazione degli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas, non sarò io adesso a fare il difficile. È ovvio che qualunque iniziativa porti questi due risultati, data la situazione attuale, è una buona iniziativa, perché l’alternativa prevede la morte degli uni e degli altri.
Dunque c’è solo da augurarsi che il piano presentato ieri da Donald Trump alla Casa Bianca al fianco di Benjamin Netanyahu abbia successo. Detto questo, mentirei se dicessi di crederci fino in fondo.
Anzitutto per la forma assai curiosa in cui si presenta, al termine di un cordialissimo incontro con l’uomo che ha tecnicamente bombardato la delegazione con cui avrebbe dovuto trattare, che obiettivamente, ne converrete, non è il massimo per una proposta di pace. Per non parlare dell’idea che a gestire Gaza assieme a Trump sia chiamato anche l’ex premier britannico Tony Blair, ben noto in Medio Oriente per avere già partecipato a uno sfortunato tentativo di regime change nella regione, sempre al seguito di un presidente americano.
Un dettaglio che impone un’ultima nota a margine. Se pensiamo anche alla indecorosa ultima stagione dell’ex cancelliere Gerhard Schröder, finito al vertice di Gazprom, cioè a libro paga di Vladimir Putin, o a tanti altri non meno esosi leader storici della sinistra riformista degli anni Novanta, si direbbe che un’oscura maledizione abbia colpito i non più giovani protagonisti della terza via, condannandoli a realizzare in forma parodistica tutte le peggiori mostrificazioni di cui erano stati fatti oggetto allora. Evidentemente, non del tutto a torto.
Leggi anche l’articolo di Carlo Panella su questo tema.
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