Il Papa ai vescovi italiani: siate profeti di pace in un tempo segnato da fratture
Indicazioni, spunti, suggerimenti, visione di una Chiesa viva che vive tra la gente per sviluppare «una cultura dell’incontro», in puro stile sinodale nonostante questo sia «un tempo segnato da fratture» e nel quale però bisogna essere «artigiani di amicizia, di fraternità». Nel discorso di Papa Leone che segna la conclusione della 81.a Assemblea generale della Cei, c’è la prospettiva, c’è una strada maestra che la Chiesa italiana, di cui è primate, è chiamata a percorrere.
Ripartire dall’atto di fede
Il Pontefice arriva nella Basilica di Santa Maria degli Angeli dopo aver reso omaggio alla tomba di San Francesco nella cripta della Basilica inferiore: «Sono contento – afferma all’inizio del suo discorso – di questa mia prima sosta, seppur brevissima, ad Assisi, luogo altamente significativo per il messaggio di fede, fraternità e pace che trasmette, di cui il mondo ha urgente bisogno». Quello di oggi è infatti un tempo di fratture, sia «nei contesti nazionali e internazionali», dove emerge sempre più un linguaggio segnato da «ostilità e violenza» e dove si lascia indietro chi è più fragile, dove la libertà è messa a rischio dall’”onnipotenza tecnologica” e dove domina la solitudine: «La Parola e lo Spirito ci esortano ancora a essere artigiani di amicizia, di fraternità, di relazioni autentiche nelle nostre comunità, dove, senza reticenze e timori, dobbiamo ascoltare e armonizzare le tensioni, sviluppando una cultura dell’incontro e diventando, così, profezia di pace per il mondo».
Accorpamento delle diocesi
Il Papa ricorda le coordinate suggerite nell’udienza del giugno scorso con i particolari accenti sull’annuncio, la pace, la promozione della dignità umana, la cultura del dialogo, la visione antropologica cristiana. Ora è necessario tracciare le linee pastorali da parte dei vescovi «in uno spirito veramente sinodale nelle Chiese e tra le Chiese del nostro Paese». Dando sempre più forma a una “Chiesa collegiale” e dunque non tornando indietro sul tema degli accorpamenti delle diocesi, unendo le forze e rendendo «le nostre identità religiose ed ecclesiali più aperte». Il desiderio del Pontefice è che i presuli suggeriscano proposte sul futuro delle piccole diocesi che hanno poche risorse umane per valutare come andare avanti e costruire «comunità cristiane aperte, ospitali e accoglienti, nelle quali le relazioni si traducono in mutua corresponsabilità a favore dell’annuncio del Vangelo».
Consultazione di popolo
Nello stile sinodale si legge l’indicazione del Pontefice di accogliere le istanze del popolo di Dio. Invita a rafforzare il coordinamento tra il Dicastero per i Vescovi e la Nunziatura Apostolica per promuovere «una maggiore partecipazione di persone nella consultazione per la nomina di nuovi Vescovi, oltre all’ascolto degli Ordinari in carica presso le Chiese locali e di coloro che si apprestano a terminare il loro servizio».

Imparare a congedarsi
Leone XIV esorta a combattere l’inerzia che rallenta i cambiamenti, a «imparare a congedarsi», come raccomandava papa Francesco, e pertanto, afferma, «è bene che si rispetti la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio degli Ordinari nelle diocesi e, solo nel caso dei cardinali, si potrà valutare una continuazione del ministero, eventualmente per altri due anni». Il Papa chiede alla Chiesa a fare memoria della strada percorsa dal Concilio Vaticano II, segnata dai Convegni ecclesiali nazionali: «La Chiesa in Italia può e deve continuare a promuovere un umanesimo integrale, che aiuta e sostiene i percorsi esistenziali dei singoli e della società; un senso dell’umano che esalta il valore della vita e la cura di ogni creatura, che interviene profeticamente nel dibattito pubblico per diffondere una cultura della legalità e della solidarietà».
Abitare i media digitali
Sulle sfide poste dai nuovi media, suggerisce di non limitarsi a usare questi strumenti, ma «educare ad abitare il digitale in modo umano, senza che la verità si perda dietro la moltiplicazione delle connessioni, perché la rete possa essere davvero uno spazio di libertà, di responsabilità e di fraternità».
A fianco dei poveri
«Camminare insieme, camminare con tutti, significa – evidenzia il Papa – anche essere una Chiesa che vive tra la gente, ne accoglie le domande, ne lenisce le sofferenze, ne condivide le speranze»: «Continuate a stare vicini alle famiglie, ai giovani, agli anziani, a chi vive nella solitudine. Continuate a spendervi nella cura dei poveri: le comunità cristiane radicate in modo capillare nel territorio, i tanti operatori pastorali e volontari, le Caritas diocesane e parrocchiali fanno già un grande lavoro in questo senso e ve ne sono grato».
Accoglienza e ascolto delle vittime di abusi
Sul tema abusi raccomanda l’attenzione ai più piccoli e vulnerabili, perché si sviluppi sempre più una cultura della prevenzione: «L’accoglienza e l’ascolto delle vittime sono il tratto autentico di una Chiesa che, nella conversione comunitaria, sa riconoscere le ferite e si impegna per lenirle».
La scelta della fraternità
Concludendo il suo discorso, Papa Leone prende spunto dallo stile sinodale di san Francesco e dei suoi compagni, per ricordare che la scelta di fraternità, che è il cuore del carisma francescano, fu ispirata da una fede intrepida e perseverante. Da qui l’augurio a seguire l’esempio del patrono d’Italia con scelte ispirate da «una fede autentica e per essere, come Chiesa, segno e testimonianza del Regno di Dio nel mondo».

La preghiera sulla tomba del Santo
Prima dell’incontro a Santa Maria degli Angeli, la tappa nella Basilica inferiore di San Francesco per rendere omaggio al Poverello: «È una benedizione poter venire qui oggi in questo luogo sacro. Siamo vicini agli 800 anni dalla morte di San Francesco, questo ci dà modo di prepararci per celebrare questo grande umile e povero Santo mentre il mondo cerca segni di speranza», queste le prime parole di Leone XIV davanti alla tomba di San Francesco, meta di milioni di pellegrini, tra cui anche venti Pontefici che nel corso dei secoli l’hanno visitata. Papa Francesco, soprattutto, che qui nel 2020 firmò l’enciclica Fratelli Tutti.
Lì, dinanzi a quelle antiche mura in pietra che, direttamente sotto l’altare maggiore della Basilica, custodiscono il corpo del santo, un momento intimo, di silenzio e raccoglimento. Poi alcune parole, diffuse all’esterno con gli altoparlanti, per ribadire il messaggio di speranza che questa piccola, ma grande figura dopo secoli continua a diffondere nella Chiesa e nel mondo.
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