Il petrolio si infiltra in Amazzonia: anche alla Cop30 i lobbisti dei combustibili fossili partecipano ai negoziati

Novembre 10, 2025 - 21:30
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Il petrolio si infiltra in Amazzonia: anche alla Cop30 i lobbisti dei combustibili fossili partecipano ai negoziati

È un po’ come se il diavolo entrasse in chiesa. Anzi, è come se entrasse, percorresse con alterigia la navata centrale tra qualche mormorio sollevato qua e là dai banchi ai lati, e si piazzasse all’altare pretendendo di pronunciare l’omelia.

La Cop30 apre i battenti e non chiude le porte ai lobbisti del petrolio e del gas. Non è una novità. Nelle passate edizioni dei vertici delle Nazioni Unite dedicati alla crisi climatica sono stati almeno 5.368 i “rappresentanti d’interessi” dell'industria dei combustibili fossili che hanno partecipato ai negoziati. Come segnala la rete internazionale Kick Big Polluters Out (Kbpo, di cui fanno parte più più di 450 organizzazioni ambientaliste) sono stati 503 alla Cop26, 636 alla Cop27, per raggiungere il record di 2.456 alla Cop28 e calare ma neanche poi tanto a 1.773 alla Cop29, quando erano in pratica la quarta delegazione più ampia, fossero stati un Paese. Non si tratta di soggetti della stessa nazionalità, ma agiscono tutti con un medesimo obiettivo. Sono nutrite squadre facenti parte del 90% delle aziende responsabili di quasi il 60% della produzione globale di petrolio e gas. E negli anni hanno costantemente mostrato la loro strategia: più il riscaldamento globale dava segnali preoccupanti, più i governi di mezzo mondo erano chiamati a scelte coraggiose, più Big Oil inviava i suoi emissari con l’obiettivo di influenzare in un senso ben preciso le giornate di negoziato.

Quest’anno, con l’America di Donald Trump uscita dall’Accordo di Parigi e grande assente alla conferenza sul clima dell’Onu, magari non servirà inviare in Brasile più di mille o addirittura duemila lobbisti, come è stato in passato con gli Usa a guida Biden. Anche l’Europa, dopo gli importanti traguardi sul Green deal della scorsa legislatura, nonostante gli appelli di Ursula von derl Leyen arriva all’appuntamento mostrando un atteggiamento meno intransigente sull’obiettivo clima e più presa invece dalla necessità di «semplificare» per rilanciare la propria «competitività» rispetto all’industria statunitense e asiatica. Ma nonostante questo, da quel che già viene segnalato da Belém, anche al vertice in Amazzonia l’industria del gas e del petrolio sta arrivando in forze. E questo malgrado gli appelli rivolto agli organizzatori affinché non si permetta ai grandi inquinatori di prender parte a queste giornate, da ultimo con una una lettera del 1°ottobre siglata da 225 organizzazioni di diversa nazionalità.

La più recente analisi realizzata dalla rete ambientalista Kick Big Polluters Out, che ha esaminato la partecipazione dei lobbisti dei combustibili fossili agli ultimi quattro vertici sul clima dell’Onu insieme ai dati appena pubblicati dal Global Oil and Gas Exit List 2025, rivela un quadro di cui non possono non tener conto i partecipanti alla Cop30 che si è appena aperta a Belém. I 5.368 lobbisti dei combustibili fossili che hanno partecipato ai negoziati sul clima delle Nazioni Unite tra il 2021 e il 2024 erano lì in rappresentanza di 859 diverse organizzazioni del settore dei combustibili fossili, tra cui 180 società petrolifere e del gas.

Non è arduo immaginare quale versione dei fatti siano andati a illustrare questi lobbisti: secondo l’ultima Global Oil and Gas Exit List 2025, solo 90 di queste società che hanno mandato loro rappresentanti hanno prodotto 33.699 milioni di barili equivalenti di petrolio (mmboe tra gas e greggio) nel solo 2024. Un dato che rappresenta quasi il 60% della produzione globale di petrolio e gas per l’intero anno. Per dare un’idea della portata di questo dato, Kick Big Polluters Out segnala che tale volume sarebbe sufficiente a coprire quasi tutta la Francia continentale o più dell’intera superficie della Spagna. E ora queste stesse 90 società hanno messo a punto dei piani di espansione a breve termine che le dovrebbe portare a produrre combustibili fossili sufficienti a coprire un’area grande quasi quanto la Francia continentale, la Spagna, la Germania, la Danimarca, la Svezia, la Finlandia e la Norvegia messe insieme.

«Negli ultimi tre anni, le compagnie petrolifere e del gas che hanno esercitato pressioni alla conferenza Onu sul clima hanno speso più di 35 miliardi di dollari all’anno alla ricerca di nuovi giacimenti di petrolio e gas, aggravando il problema che le nazioni del mondo si erano riunite per risolvere», sottolinea Fiona Hauke di Urgewald, partner di Kbpo. «Queste aziende hanno difeso i propri interessi fossili indebolendo per anni l'azione per il clima. In vista della Cop30, chiediamo trasparenza e responsabilità: tenete gli inquinatori fuori dai negoziati sul clima e fate loro pagare per una transizione energetica giusta».

Stando sempre all’analisi della rete internazionale di associazioni ambientaliste, tra le più grandi aziende mondiali del settore dei combustibili fossili, Shell ha inviato un totale di 37 lobbisti alle ultime quattro Cop, Bp ne ha inviati 36, ExxonMobil 32 e Chevron 20, ma queste cifre non tengono conto dei lobbisti aggiuntivi provenienti dai gruppi commerciali associati all’industria dei combustibili fossili.

Quest’anno per la prima volta, grazie alle campagne sostenute dalla galassia ambientalista, i partecipanti alla Cop30 che non sono in possesso di badge governativi saranno tenuti a rivelare pubblicamente chi finanzia la loro partecipazione e a confermare che i loro obiettivi sono in linea con la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Tuttavia, segnala la Kbpo, questa misura non include misure di protezione effettive per garantire che la presenza dell’industria dei combustibili fossili non comprometta i risultati del vertice di Belém. Il requisito, viene inoltre sottolineato, non si applica alle persone che fanno parte per motivi vari delle delegazioni inviate dai Paesi membri Onu o che sono ospiti dei governi, il che non impedisce dunque ai lobbisti dell’industria dei combustibili fossili di bypassare le nuove norme e partecipare regolarmente ai negoziati attraverso le delegazioni governative.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia