“Il prof tra i banchi” e l’educazione all’affettività: “Noi prof insegniamo già l’Amore con la A maiuscola”

In merito alle recenti decisioni normative, e al relativo dibattito, sull’educazione sessuale nelle scuole, ritengo che ci sia molto caos ideologico e anche politico; quando invece ideologia e politica dovrebbero restare marginali nel discorso educativo e didattico nelle aule.
È stata sostanzialmente vietata alle scuole medie – come già alle elementari – una materia specifica di educazione alla sessualità; alle superiori si potranno organizzare lezioni ad hoc, ma solo col consenso informato dei genitori. Rimane inteso – ha precisato il Ministro Valditara – che la sessualità in senso biologico, la riproduzione e la procreazione, i rischi delle malattie sessualmente trasmissibili, sono e restano compresi nei normali programmi già vigenti.
La discussione politica si è ben presto accesa: la linea di Valditara e della maggioranza di governo è stata tacciata di oscurantismo e di medioevo. Anche la giornalista Concita De Gregorio, su La Stampa, ha pubblicato un articolo proprio in questi giorni il cui messaggio si può riassumere nella domanda: se non a scuola, dove? Le sono arrivate almeno due autorevoli risposte, con le quali anch’io concordo.
La prima dal pedagogista Daniele Novara, che ha sottolineato che il primo contesto educativo è la famiglia, non la scuola. Ai docenti è già chiesto troppo: oltre a essere insegnanti, dobbiamo essere al bisogno anche psicologi, mental coach, medici…
La seconda risposta, sempre su La Stampa, è arrivata dal noto psicanalista Massimo Recalcati, che ha fatto notare come “l’educazione affettivo-sessuale dovrebbe essere un obbiettivo trasversale dell’intera vita scolastica, un suo effetto educativo essenziale, più che una materia a sé stante”.
È questo anche il mio punto di vista. La mia collega di filosofia, quando spiega l’Illuminismo di Voltaire e di Rousseau, sta anche educando alla tolleranza, al rispetto delle diversità e delle altrui culture. Io, quando spiego l’amore di Dante per Beatrice o la poesia di Montale “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”, non sto forse educando i miei studenti all’Amore con la A maiuscola, alla devozione e al rispetto per le donne? È nell’atto stesso dell’insegnare, e nell’obiettività e nella passione che ci si mette, che si è già di fatto educativi: si dimostra, e si trasmette, un esempio fondamentale di desiderio di vita.
Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.
Prof. Alberto Introini
Giornalista, docente e scrittore
@intro.prof
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