La resistenza ucraina è oggi la linea di difesa dell’ordine europeo

Quello in Ucraina sembra un conflitto lontano, ma non lo è: ci riguarda tutti, e da vicino. L’Ucraina combatte per l’Europa, e lo fa in molti sensi. Michele Chiaruzzi e Sofia Ventura, autori del saggio “Perché l’Ucraina combatte”, edito da Linkiesta books, hanno ampiamente spiegato perché intervenendo nella seconda giornata de Linkiesta Festival ai Bagni Misteriosi di Milano. «Gli ucraini non si arrenderanno mai», spiega Sofia Ventura, politologa e saggista. La società civile, nell’arco di questi ultimi tre anni di conflitto, ha dimostrato un’incredibile capacità sia di resistenza che di resilienza: «Un impegno militare, ma anche di volontariato. Dal sostegno alle truppe, alla costruzione di reti a Kherson per proteggere le piazze e le persone dai droni; dal trasporto materiali, ai maestri che tengono lezione ai bambini nei sotterranei». E poi i gesti più eroici: a nord di Kyjiv, molti cittadini hanno preso i fucili e si sono uniti all’esercito per contrastare i soldati che arrivavano dalla Bielorussia. In città, invece, si costruivano delle bombe molotov. «Questo è probabilmente l’aspetto più eroico».
Ventura ricorda l’esistenza di una forte propaganda russa, una narrazione che nega, o quantomeno minimizza, la volontà del popolo ucraino di entrare in Europa. «Spesso la limita soltanto alla parte occidentale, dicendo che la parte sud-orientale guarda a Mosca. Ma non è vero, e non lo era nemmeno in passato. Nel 2022, a pochi giorni dall’invasione, sedicenti esperti spiegarono che c’erano due Ucraine, una contro e una pro Mosca». Già ai tempi dell’Euromaidan, infatti, almeno metà della società civile voleva intraprendere un percorso che portasse verso Occidente. «Negli anni, la percentuale è aumentata: coloro che desiderano che l’Ucraina entri nell’Unione europea e nella Nato oscilla tra l’ottanta e il novanta per cento».
«Pace e guerra devono essere pensate insieme», prosegue Michele Chiaruzzi, accademico e diplomatico sammarinese. «È politicamente assurdo pensare alla pace e alla guerra come due cose separate: prima bisogna pensare come vincere, e poi a come ricostruire, assicurando la pace. Quando si è perso il territorio, o peggio ancora la vita, infatti, non si può ricostruire alcunché. Sarà il nemico a ricostruire». Chiaruzzi sottolinea quanto i rapporti di forza fra Ucraina e Russia siano diseguali: «L’Ucraina ha risposto in modo inaudito. Alla volontà di potenza russa si è contrapposta una volontà di resistenza ucraina». Gli alleati, prosegue, dovrebbero fornire più sostegno: «Le classi dirigenti sanno che gli ucraini non combattono solo per sé, ma anche per la tenuta dell’Europa».
Viene quindi rimarcata l’importanza della cultura tanto come strumento di rivendicazione dell’esistenza di un’identità autonoma ucraina, quanto come baluardo difensivo di resistenza contro il tentativo neoimperialista di russificazione voluto da Mosca: al tema, infatti, è dedicato un intero capitolo del libro. «Lo Stato ucraino, anche se non ha una lunga storia alle spalle in termini geopolitici, manifesta la propria identità nazionale anche attraverso il riconoscimento dei suoi artisti e dei suoi letterati. Anche noi italiani abbiamo una cultura in cui ci riconosciamo e che è fiorita ben prima del regno d’Italia», fa notare Ventura.
La politologa prosegue sul tema, ricordando le distorsioni prodotte dalla propaganda russa. «Gogol’, ad esempio, è innanzitutto uno scrittore ucraino. La tradizione letteraria ucraina è sempre stata negata dalla Russia in una malevola politica coloniale. Parlerei di un vero e proprio genocidio culturale». Si è parlato non solo di cultura alta, ma anche di quella tra le strade, delle manifestazioni popolari: «Gli eventi di Euromaidan sono ricordati con piccole statue, con le bambole tradizionali ucraine, piccoli tabernacoli, mostre fotografiche. Si può toccare con mano la volontà dal basso di esprimere, anche attraverso un’arte molto semplice, l’esistenza e l’indipendenza del popolo ucraino».
Michele Chiaruzzi, a proposito della necessità di offrire un sostegno all’Ucraina da parte degli alleati, ricorda un dato significativo: da quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è tornato a Washington, il numero di raid aerei russi sulla popolazione civile è aumentato. «Gli Stati europei dispiegano la propria capacità militare per la prima volta perché non hanno più il condottiero, il capo militare: l’egemonia americana si è sfilata da ogni responsabilità di guida, è tornata a politiche isolazioniste». E questa è una svolta storica: «Questo 2025 ha portato uno stravolgimento di tutte le categorie politiche classiche che usavamo per interpretare la realtà. È per questo che siamo tutti così disorientati».
L'articolo La resistenza ucraina è oggi la linea di difesa dell’ordine europeo proviene da Linkiesta.it.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




