L’accento Cumbrian e le sue radici di frontiera

Novembre 17, 2025 - 22:00
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L’accento Cumbrian e le sue radici di frontiera

Nel vasto panorama degli accenti britannici, pochi conservano un’anima così profondamente legata al territorio quanto il Cumbrian, un modo di parlare che nasce tra montagne, vallate isolate e paesaggi modellati dal vento del Nord. È un accento che racconta una storia di confine, di incontri e di incroci linguistici, dove sopravvivono echi norreni, inflessioni dell’Inghilterra settentrionale e sottili influenze scozzesi. Il Cumbrian non è solo un dialetto: è un’eredità culturale che riflette l’identità di comunità rurali rimaste a lungo isolate dal resto del Paese, capaci di conservare peculiarità linguistiche che altrove si sono perdute. In questo viaggio narrativo esploreremo l’origine di questo accento, la sua evoluzione e i suoi tratti fonetici più caratteristici, compresi quei suoni rotici e quelle cadenze “di frontiera” che lo rendono unico nel panorama linguistico del Regno Unito.

Le radici storiche dell’accento Cumbrian

Per comprendere davvero l’accento Cumbrian bisogna partire dalla sua storia, un intreccio di dominazioni, migrazioni e identità locali che hanno lasciato nel territorio una stratificazione linguistica tra le più affascinanti del Paese. La Cumbria è infatti una regione di confine, sospesa tra Inghilterra e Scozia, e per secoli fu un territorio conteso, attraversato da popoli diversi. Le prime tracce linguistiche significative risalgono all’influsso della lingua norrena portata dai Vichinghi, particolarmente forte nelle zone costiere e nei villaggi dell’interno. Molte parole di uso comune nel dialetto Cumbrian derivano direttamente dal norreno antico, come beck (ruscello) e fell (altura), lessico ancora attestato e riconosciuto oggi anche in studi accademici della British Library, che dedica un archivio specifico agli accenti e ai dialetti britannici attraverso il suo progetto Sound Archive reperibile sulla pagina ufficiale della British Library.

Accanto all’eredità norrena, un ruolo centrale è stato svolto anche dall’inglese dell’Anglia settentrionale, radice comune di molti dialetti del Nord. La variante parlata nelle regioni settentrionali si è intrecciata nel corso dei secoli con influenze celtiche e scozzesi, creando un continuum linguistico di frontiera che ha resistito a lungo agli standardizzazioni introdotte dalla stampa, dall’istruzione e, più tardi, dalla diffusione dei media. La Cumbria, con il suo paesaggio montuoso e i suoi villaggi isolati, rimase infatti una delle regioni meno urbanizzate per molti secoli: un fattore che ha contribuito a preservare suoni, parole e strutture linguistiche arcaiche. L’isolamento geografico della regione favorì la conservazione di tratti linguistici arcaici: montagne, valli strette e villaggi remoti hanno mantenuto il Cumbrian relativamente protetto dalle trasformazioni accelerate che interessarono invece altre regioni più urbanizzate. Gran parte delle informazioni storiche su questi dialetti è documentata nel progetto Dialect and Heritage, sviluppato in collaborazione con l’Università di Leeds, oggi consultabile attraverso il portale ufficiale Dialect & Heritage Project.

Il risultato è un accento che suona oggi antico e moderno allo stesso tempo: antico per la sua pronuncia terrosa, le vocali corte, le parole arcaiche che risuonano tra le colline; moderno perché, come tutti i dialetti viventi, si è adattato alle trasformazioni sociali, ai flussi migratori recenti e all’influenza dei centri urbani più vicini come Newcastle e Manchester. Ma nonostante questi cambiamenti, la radice rurale del Cumbrian rimane inconfondibile, ed è proprio questa tensione tra tradizione e contemporaneità che ne preserva la forza identitaria.

Influenze scozzesi e identità di confine

L’accento Cumbrian non può essere compreso appieno senza considerare il rapporto strettissimo con la Scozia, un legame geografico e culturale che ha modellato nei secoli non solo l’identità politica della regione, ma anche il suo modo di parlare. La Cumbria è infatti una delle aree inglesi più prossime al sistema dialettale scozzese, un territorio dove la linea di demarcazione linguistica è sempre stata più sfumata che netta. I movimenti storici lungo il Border, le famiglie miste, gli scambi commerciali e la presenza di clan a cavallo dei due lati hanno generato una situazione unica: un accento inglese con tratti scozzesi, ma senza mai trasformarsi completamente nello Scots o nel cosiddetto Scottish English.

Veduta notturna di Carlisle con le torri illuminate e traffico in movimento, simbolo della vitalità urbana della Cumbria.
Le torri illuminate del centro di Carlisle e il movimento della città al crepuscolo mostrano il contrasto tra l’anima storica e quella moderna della Cumbria.

Per secoli, la regione fu teatro di conflitti, migrazioni e alleanze variabili, dinamiche che favorirono la circolazione di parole e suoni tipici delle Lowlands. Non è un caso che molte varianti lessicali del Cumbrian coincidano con quelle scozzesi: termini come la’al per “little”, yan per “one”, frae per “from” e la forma affettiva me mam condividono radici linguistiche comuni con il sud della Scozia. Anche alcune scelte grammaticali, come l’uso di modi verbali più arcaici o la preferenza per costruzioni sintetiche, derivano da una storia linguistica condivisa che accomuna queste comunità rurali. La British Library, nel suo archivio dedicato agli accenti regionali, sottolinea come i dialetti di confine si presentino spesso come ibridi, frutto di intrecci culturali che conservano tratti difficili da attribuire a un’unica tradizione linguistica, una caratteristica che può essere approfondita nel progetto Accents and Dialects disponibile sul sito della British Library.

A livello fonetico, l’influenza scozzese emerge soprattutto nella qualità di alcune consonanti e nel ritmo del parlato. Sebbene il Cumbrian non sia universalmente considerato un accento rotico nel senso più rigido del termine, esistono zone — in particolare quelle settentrionali, prossime a Carlisle e alle valli che guardano verso Dumfries — in cui la r è pronunciata in modo più marcato rispetto alla norma inglese. Non si tratta di un trillo intenso come quello che caratterizza molti accenti scozzesi, ma piuttosto di una r più presente, più definita, talvolta quasi una retroflessione appena percettibile. Questa caratteristica appare più frequentemente nei contesti rurali, dove la pressione dell’inglese standard è stata storicamente più debole, e in comunità che hanno mantenuto forti legami culturali con le aree di confine. Gli studi della Survey of English Dialects, conservati presso l’Università di Leeds, mostrano come alcuni villaggi cumbriani abbiano mantenuto tratti fonologici unici nel panorama inglese, testimoniando un’evoluzione distinta e parzialmente influenzata dai dialetti scozzesi, elementi che possono essere consultati nel portale dedicato alla Survey of English Dialects.

Tuttavia, l’influenza scozzese non si limita ai suoni: riguarda anche l’intonazione, spesso descritta come più musicale rispetto ad altri accenti del Nord inglese. Le frasi tendono a salire leggermente alla fine, con una cadenza che ricorda quella delle comunità delle Lowlands, pur mantenendo le tipiche vocali compatte del nord. Questo equilibrio tra ascendenze diverse crea un profilo fonetico affascinante: un modo di parlare che non è del tutto inglese né del tutto scozzese, ma profondamente di confine, specchio di una storia condivisa e di un’identità culturale che non ha mai trovato la necessità di adeguarsi alle rigide definizioni nazionali.

I tratti fonetici distintivi del Cumbrian

Per cogliere la vera essenza dell’accento Cumbrian bisogna addentrarsi nei suoi tratti fonetici, un insieme di suoni, ritmi e abitudini vocaliche che rivelano la natura profondamente locale e rurale del parlato. L’influenza delle radici norrene e del Nord inglese emerge soprattutto nella qualità delle vocali, spesso più brevi e compatte rispetto a quelle dell’inglese meridionale. Questo fenomeno è particolarmente evidente nella riduzione delle vocali centrali, nella tendenza a mantenere una distinzione netta tra i suoni /ʊ/ e /ʌ/, e nella preferenza per vocali più “piatte”, caratteristiche delle regioni settentrionali. Molte registrazioni conservate dalla British Library, disponibili nella sezione dedicata agli accenti regionali della British Library – Accents & Dialects, mostrano come il parlato cumbriano mantenga ancora oggi questa impronta fonetica del nord, con vocali che si distinguono per chiarezza e per un ritmo più sostenuto.

Un altro tratto distintivo riguarda la consonantica: il Cumbrian presenta spesso una glottalizzazione della t in posizione intervocalica o finale, una caratteristica che condivide con altri accenti settentrionali, ma che assume qui un tono più marcato nelle zone rurali. Anche la caduta della g finale nelle forme del gerundio è comune, così come una certa tendenza alla riduzione dell’aspirazione dell’h iniziale, fenomeni che raccontano la componente vernacolare di un accento radicato nella quotidianità di comunità agricole e di piccoli villaggi isolati. Queste particolarità non derivano da mode linguistiche recenti, ma rappresentano una continuità storica, documentata anche negli archivi sonori dedicati allo Scots del National Library of Scotland, dove molte affinità tra pronunce rurali inglesi e scozzesi emergono con chiarezza nella documentazione linguistica della National Library of Scotland – Scots Language.

Il ponte in pietra di Kendal attraversa il fiume in un paesaggio verde e luminoso, cuore della tradizione rurale cumbriana.
Il ponte storico di Kendal, immerso nel verde e affacciato sul fiume, rappresenta uno degli scorci più caratteristici della Cumbria rurale.

La questione più affascinante rimane però quella della r post-vocalica. La maggior parte dei dialetti inglesi non è rotica, e il Cumbrian non fa eccezione su larga scala, ma in alcune zone — soprattutto nelle comunità più a nord e nei villaggi che si affacciano sui territori di confine — la r tende a essere pronunciata in modo più pieno. Si tratta di una roticità parziale, non paragonabile al “trill” scozzese, ma comunque abbastanza evidente da distinguere il parlato locale da quello del resto dell’Inghilterra. In queste comunità la r non si attenua completamente dopo la vocale, mantenendo un tratto più definito che conferisce ritmo e forza all’accento, soprattutto quando il parlante enfatizza parole chiave o si esprime in contesti informali. È un fenomeno che resiste oggi grazie al forte legame con la tradizione orale e con la memoria locale, un tratto identitario che continua a vivere nei racconti, nei mercati, nelle fattorie e nelle piccole comunità della Cumbria rurale.

Il ritmo del Cumbrian è altrettanto caratteristico: frasi brevi, una cadenza quasi musicale e un andamento che alterna velocità e rallentamenti in modo naturale, come se imitasse il respiro del paesaggio circostante. La voce del parlante appare spesso “terrosa”, profonda, con un accento che non si lascia ammorbidire dall’inglese standard. Questo fa sì che l’accento Cumbrian sia particolarmente riconoscibile anche per chi non ne conosce le origini: un modo di parlare diretto, schietto, autentico, che conserva il profumo della campagna e il senso di appartenenza a un territorio di frontiera dove lingua e vita quotidiana si sono plasmate a vicenda per secoli.

Il lessico rurale: parole antiche in un paesaggio senza tempo

Chi ascolta l’accento Cumbrian per la prima volta rimane inevitabilmente colpito non solo dalla sua musicalità aspra e terrosa, ma anche dalla profondità del suo lessico. In molte comunità rurali della Cumbria sopravvivono parole che altrove sono scomparse da secoli, vocaboli che riportano direttamente alle stratificazioni linguistiche del territorio: radici norrene, tracce dell’inglese settentrionale medievale, influenze scozzesi e residui dell’antico contatto con le popolazioni celtiche. Questo patrimonio linguistico non viene custodito come un reperto museale, ma vive ancora oggi nel linguaggio quotidiano di chi abita le vallate più remote, dove il tempo sembra trascorrere più lentamente e la standardizzazione imposta dalle città ha avuto un impatto attenuato.

Termini come beck per indicare un ruscello, fell per designare un’altura, garth come cortile o recinto, oppure la’al per “piccolo”, affondano le loro radici nella lingua norrena portata dai Vichinghi che si stabilirono lungo le coste del nord-ovest dell’Inghilterra. Il lessico relativo al paesaggio, alla natura e ai lavori agricoli è particolarmente ricco di prestiti scandinavi, e questo riflette la forte continuità culturale che lega la Cumbria alle antiche colonizzazioni nordiche. Non è un caso che molte parole del Cumbrian siano quasi identiche ai termini utilizzati nel norvegese moderno o in alcuni dialetti rurali della Danimarca: un legame linguistico che racconta un passato di scambi marittimi e di integrazione tra popolazioni.

Accanto all’eredità norrena, il Cumbrian ha mantenuto numerosi tratti in comune con lo Scots e con i dialetti delle Lowlands. Parole come frae per “da”, bairn per “bambino” o marra per “amico” testimoniano la lunga storia di confine che unisce la Cumbria alle regioni meridionali della Scozia. Questo lessico di frontiera è il risultato di secoli di migrazioni, matrimoni misti, commerci transfrontalieri e, soprattutto, di una forte vicinanza culturale. In alcuni villaggi della Cumbria settentrionale, non è raro che il vocabolario quotidiano sia quasi indistinguibile da quello usato appena oltre il confine, a Dumfries o Galloway, segno che le lingue non rispettano mai rigidamente le linee politiche.

Molte parole del Cumbrian hanno inoltre un carattere profondamente rurale, legato a una dimensione di vita che ruota intorno alla terra e alle stagioni. Termini come owt e nowt (qualcosa e niente), oppure yan (uno), t’owd fella (l’uomo anziano) e gimmer o tup nel vocabolario pastorale, testimoniano un linguaggio quotidiano modellato dalla pratica agricola, dalla pastorizia e dalla vita isolata di comunità in cui la lingua è sempre stata un mezzo di coesione. Nella parlata locale, parole e identità si intrecciano: dire marra al posto di mate non è una scelta stilistica, ma un segnale di appartenenza, un modo per dire “sono di qui”. In molti casi, il lessico diventa un codice culturale che permette a chi vive nel territorio di riconoscersi immediatamente, creando un senso di familiarità e continuità che va oltre il semplice significato delle parole.

Il Cumbrian è un dialetto che, nonostante i cambiamenti sociali, ha conservato la sua struttura profonda, mantenendo in vita un vocabolario che altrove sarebbe scomparso. È come se ogni termine del suo lessico fosse legato a un elemento del paesaggio: alle pietre dei muretti a secco, al rumore dell’acqua che scende dalle colline, al passo lento del bestiame e ai ritmi ancestrali di una regione che ha sempre privilegiato l’autenticità alla modernità. E mentre molte zone dell’Inghilterra hanno gradualmente abbandonato i loro dialetti tradizionali sotto la spinta dell’inglese standard, la Cumbria continua a custodire una lingua che risuona come un’eco del passato, capace di raccontare secoli di storia attraverso ogni singola parola.

Il parlato rurale, l’intonazione e la dimensione sociale del Cumbrian

Se esiste un luogo dove l’accento Cumbrian rivela tutta la sua anima, quel luogo è la campagna. È nei villaggi sparsi tra le colline, nelle fattorie isolate e nei piccoli centri rurali che il parlato conserva ancora oggi la sua autenticità più pura. Qui l’accento non è solo un modo di articolare le parole, ma un tratto identitario, un simbolo di appartenenza, un legame invisibile che unisce chi ha vissuto per generazioni nello stesso territorio. Il Cumbrian rurale nasce infatti dal rapporto tra voce e paesaggio: le frasi corte, il ritmo lento, le variazioni melodiche che seguono il respiro della terra sono elementi che rispecchiano l’ambiente in cui questo accento si è formato e consolidato.

L’intonazione è uno degli aspetti più riconoscibili. A differenza di molti accenti dell’Inghilterra settentrionale, spesso caratterizzati da un andamento più piatto e diretto, il Cumbrian presenta una musicalità sottile, una leggera oscillazione che accompagna la frase e la rende più morbida. Le parole possono salire leggermente verso la fine, lasciando un’eco quasi interrogativa anche quando non si sta formulando una domanda. Questo tratto, pur non raggiungendo l’intonazione marcata delle Lowlands scozzesi, rivela una parentela stilistica che attraversa il confine e rievoca secoli di contatto linguistico. L’effetto complessivo è quello di una voce che sembra riflettere l’andamento delle colline, con salite e discese che danno forma a un parlato unico nel suo genere.

La dimensione sociale dell’accento è altrettanto importante. In Cumbria, come in molte comunità rurali, il modo in cui si parla può indicare origini, appartenenze e perfino rapporti personali. Un Cumbrian pronunciato in modo naturale è immediatamente percepito come un segno di autenticità, un marchio che distingue chi è “di qui” da chi viene da fuori. Questo non significa chiusura, ma orgoglio identitario: l’accento è un’eredità vivente, una testimonianza del passato che continua a plasmare le relazioni sociali del presente. Molti abitanti delle zone rurali parlano di come il dialetto crei un senso di comunità immediato, una forma di riconoscimento reciproco che supera le barriere sociali e permette di stabilire legami basati sulla familiarità del suono.

Il parlato rurale conserva inoltre una sincerità che difficilmente si osserva negli accenti più urbanizzati. La voce è spesso definita “terrosa”, ruvida, con consonanti marcate e vocali brevi che conferiscono all’enunciato una solidità quasi fisica. L’ascoltatore percepisce un accento nato per essere pronunciato all’aperto, tra i campi, nelle stalle, nei mercati settimanali dei villaggi. Lungi dall’essere un dialetto rigido, il Cumbrian è flessibile, capace di adattarsi alle situazioni comunicative senza perdere la propria essenza. Quando si parla tra amici o in famiglia, il ritmo si distende, le parole si accorciano, le frasi si spezzano in modo naturale, creando un’atmosfera di intimità che difficilmente può essere replicata con l’inglese standard.

Un aspetto affascinante del parlato rurale è la sua resistenza al cambiamento. Nonostante l’influenza crescente dei media, della scuola e della mobilità moderna, molte comunità continuano a trasmettere ai giovani l’accento locale, spesso senza che questo venga percepito come una scelta consapevole. È semplicemente il modo naturale di parlare, un’abitudine che nasce nell’infanzia e che accompagna la persona per tutta la vita. Persino chi lascia la Cumbria per vivere altrove porta con sé tracce dell’accento, che riaffiorano appena si ritorna a casa, come se il territorio stesso reclamasse la propria voce. È il segno di un’identità linguistica radicata e profonda, difficile da scalfire e impossibile da dimenticare.

In questo equilibrio tra tradizione e adattamento, il parlato rurale Cumbrian continua a rappresentare uno dei più preziosi frammenti dell’eredità culturale della regione. Mentre molti accenti britannici si uniformano sotto la pressione dell’inglese standard, quello della Cumbria resiste, protetto da una comunità che riconosce nella propria voce un tratto fondamentale della propria storia. È un accento che parla del passato e del presente, della terra e delle persone, della memoria e della quotidianità. E proprio per questo, continua a vivere.

L’evoluzione contemporanea dell’accento Cumbrian

Negli ultimi decenni, l’accento Cumbrian ha cominciato a confrontarsi con una realtà profondamente diversa da quella che ne aveva permesso la conservazione nei secoli precedenti. La modernizzazione delle infrastrutture, l’aumento della mobilità, la crescita del turismo nei Lake District e l’arrivo di nuove comunità hanno portato la regione a vivere un lento ma inesorabile cambiamento sociale. Questo processo ha inevitabilmente influenzato anche il modo di parlare, creando un’interessante tensione tra tradizione e trasformazione. Ciò che sorprende, tuttavia, è la capacità dell’accento di rimanere riconoscibile anche in un mondo più interconnesso, mantenendo quel nucleo identitario che continua a distinguerlo all’interno del panorama linguistico britannico.

L’influenza dei media nazionali, della scuola e dei modelli culturali dominanti ha eroso alcuni tratti più arcaici del Cumbrian, soprattutto nelle aree urbane come Carlisle, Barrow-in-Furness o Kendal. Qui l’accento si è parzialmente “ammorbidito”, sia nella fonetica sia nel ritmo, avvicinandosi a una forma di inglese settentrionale più standardizzata. Anche il lessico, in città, tende a essere meno marcato: molte parole tradizionali sopravvivono solo come segni culturali utilizzati in occasioni specifiche, come feste locali, pubblicazioni dialettali o eventi che celebrano il patrimonio linguistico della regione. Questo non significa che il Cumbrian stia scomparendo, ma che si sta adattando, trovando un equilibrio tra identità e modernità.

Diverso è il caso delle zone rurali, dove il dialetto conserva una vitalità sorprendente. Le valli più isolate, i piccoli borghi montani e le comunità costiere meno urbanizzate continuano a essere focolai in cui la tradizione linguistica resiste. Qui l’accento si trasmette ancora in modo naturale, soprattutto nelle famiglie che lavorano la terra o che mantengono attività pastorali. In questi contesti, i giovani crescono ascoltando non solo i suoni ma anche i ritmi del Cumbrian, e il dialetto si conferma come uno dei motori di continuità culturale più forti del territorio. La sua sopravvivenza non è un fenomeno nostalgico, ma una realtà viva, che si alimenta del senso di appartenenza e dell’orgoglio di una comunità che ha costruito la propria identità sulla connessione profonda con la terra.

L’evoluzione contemporanea del Cumbrian passa dunque attraverso un doppio movimento: da un lato la progressiva contaminazione con accenti più ampiamente diffusi, dall’altro la resistenza e la riappropriazione del dialetto come simbolo culturale. Negli ultimi anni, grazie alla crescente attenzione verso i patrimoni linguistici locali, il Cumbrian ha trovato nuova visibilità anche nelle arti, nella musica, nella letteratura e nelle produzioni teatrali regionali. Racconti, poesie e opere di autori locali hanno contribuito a mantenere viva la lingua e la pronuncia, confermando il ruolo del dialetto come strumento narrativo e come veicolo di memoria collettiva.

Parallelamente, la rappresentazione dei dialetti nei media nazionali ha iniziato a cambiare: oggi si osserva una maggiore sensibilità verso le varietà regionali inglesi, e questo ha contribuito a ridurre lo stigma che un tempo circondava molti accenti rurali. Il Cumbrian, pur non essendo tra i più diffusi, beneficia di questo clima culturale rinnovato, che vede nella diversità linguistica un valore e non un ostacolo. In un’epoca in cui la globalizzazione tende ad appiattire le differenze, l’accento della Cumbria diventa una testimonianza di autenticità, un richiamo alla ricchezza delle radici locali e alla complessità dell’identità britannica.

Il futuro del Cumbrian, quindi, non appare segnato dalla scomparsa, ma da una trasformazione che lo porterà a convivere con l’inglese standard senza perdere del tutto la propria impronta. La capacità del dialetto di rinnovarsi senza snaturarsi suggerisce che continuerà a vivere nelle voci di chi considera la lingua non solo un mezzo di comunicazione, ma un’eredità culturale da custodire e trasmettere. In questo dialogo tra passato e presente, l’accento Cumbrian resta uno dei più affascinanti esempi di come il linguaggio possa incarnare la storia, il territorio e la memoria delle comunità rurali del Regno Unito.


FAQ sull’accento Cumbrian

Che cos’è esattamente l’accento Cumbrian?
È un accento regionale dell’Inghilterra nord-occidentale, parlato nelle contee storiche di Cumberland, Westmorland e parte del Lancashire settentrionale. Si distingue per influenze norrene, anglosassoni e scozzesi.

Il Cumbrian è un dialetto o un accento?
È considerato principalmente un accento, ma include anche tratti dialettali veri e propri: lessico unico, costruzioni grammaticali arcaiche e parole che non esistono nell’inglese standard.

Il Cumbrian è rotico come gli accenti scozzesi?
Non totalmente. In molte zone è non-rotico, come la maggior parte dell’Inghilterra, ma nelle aree più vicine alla Scozia la r può essere più marcata, con una roticità parziale che riflette la storia di confine.

Perché l’accento Cumbrian assomiglia talvolta allo Scots?
Per via dei secoli di contatto tra le popolazioni della Cumbria e della Scozia meridionale. Migrazioni, commerci e comunità familiari miste hanno generato sovrapposizioni lessicali e fonetiche.

Il dialetto Cumbrian è ancora parlato dai giovani?
Sì, soprattutto nelle zone rurali. Nelle città è più attenuato, ma molti giovani conservano espressioni e intonazioni tradizionali, considerate parte del patrimonio culturale locale.

Quali sono alcune parole tipiche del Cumbrian?
Termini come yan (uno), la’al (piccolo), marra (amico), owt (qualcosa), nowt (niente), beck (ruscello) e fell (altura) sono tra i più rappresentativi.

L’accento Cumbrian è difficile da capire per un non britannico?
Talvolta sì, soprattutto nelle versioni rurali più profonde, dove il ritmo, le intonazioni e il lessico arcaico possono risultare impegnativi anche per altri madrelingua inglesi.


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Redazione Redazione Eventi e News