L’AI trasforma l’ingegneria e le attività di R&S: le strategie per migliorare efficienza e competitività
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L’AI trasforma l’ingegneria e le attività di R&S: le strategie per migliorare efficienza e competitività
Una nuova indagine del Capgemini Research Institute rivela che il 44% dei dirigenti R&S teme di perdere quote di mercato se non accelererà l’innovazione, e che le aziende mirano a ridurre il 10% dei costi e il 9% dei tempi di sviluppo. L’AI, con aspettative di miglioramento della produttività tra il 20% e il 50%, e la sostenibilità integrata nel design sono le principali leve di risposta strategica.

Gli ingegneri e i responsabili dei reparti di ricerca e sviluppo R&S industriali segnalano l’urgenza di accelerare nell’innovazione per tutelare la competitvità aziendale.
Un’indagine condotta da Capgemini Research Institute, che ha coinvolto 1.500 dirigenti di settore, rivela che la pressione competitiva si è intensificata a tal punto che quasi la metà delle aziende intervistate (44%) ritiene di rischiare una perdita significativa di quote di mercato entro i prossimi cinque anni se non riuscirà ad innovare più rapidamente.
Un’urgenza strettamente legata alla necessità di ottimizzazione economica: il 48% degli intervistati afferma di dover ridurre drasticamente i costi per mantenere la propria posizione sul mercato.
Per affrontare questo scenario, l’obiettivo medio dichiarato per i prossimi due o tre anni è un taglio dei costi complessivi del 10%, affiancato da una riduzione del 9% nei tempi di progettazione e sviluppo e dell’8% nel ramp-up produttivo.
La sfida per ingegneri e responsabili R&S: bilanciare rigore finanziario e pipeline innovativo
Questa pressione si estende in modo trasversale all’industria, coinvolgendo settori chiave come l’aerospazio, l’automotive, l’energia e le scienze della vita.
La trasformazione richiesta non si limita a un esercizio di efficienza marginale: tagliare del 10% i costi operativi mantenendo, o come richiesto, accelerando il time-to-market implica una profonda riorganizzazione del ciclo di vita del prodotto.
In sostanza, i dirigenti sono chiamati a coniugare l’esigenza di rigore finanziario con la necessità di alimentare il pipeline innovativo, un bilanciamento che può essere raggiunto solo attraverso la revisione dei processi di ingegneria e lo sfruttamento di nuove metodologie e piattaforme tecnologiche.
Geopolitica e agilità digitale: i moltiplicatori di rischio
L’urgenza della trasformazione è amplificata da una serie di fattori esogeni che agiscono come moltiplicatori di rischio. Meno di un terzo dei dirigenti si sente adeguatamente preparato a gestire le incertezze derivanti dalla geopolitica, dalla carenza di materie prime o dal persistente skill gap nelle competenze STEM.
Il quadro è ulteriormente complicato dal fatto che il 51% delle aziende dichiara che tariffe e dispute commerciali stanno già impattando in modo significativo sulle loro attività di Ricerca e Sviluppo.
Per mitigare tale volatilità e guadagnare l’agilità necessaria a fronteggiare la riduzione dei tempi di sviluppo, la risposta strategica si concentra sulla digitalizzazione dei processi R&D e sull’adozione di modelli di outsourcing più sofisticati.
L’utilizzo di outcome-based e revenue-sharing nelle partnership esterne sta diventando centrale per migliorare l’efficienza e garantire un time-to-market più stabile e prevedibile.
Il ruolo dell’AI e delle tecnologie emergenti
Il cambiamento non può prescindere dall’adozione delle tecnologie emergenti, identificate dal 63% dei dirigenti come i veri fattori chiave di trasformazione nell’ingegneria e nell’R&D.
Tra queste, l’AI, i digital twin e i materiali di nuova generazione sono ritenute le più disruptive. Questo slancio verso l’innovazione digitale presenta una netta differenza geografica: la Cina si pone in prima linea, con l’81% delle organizzazioni che inserisce l’innovazione digitale tra le priorità assolute della R&D, contro il 60% registrato in Europa.
L’intelligenza artificiale, in particolare, è percepita non solo come uno strumento di efficienza, ma come un acceleratore industriale con un impatto quantificabile. Oltre il 75% delle aziende si aspetta miglioramenti sostanziali, stimati tra il 20% e il 50%, in termini di produttività, velocità di progettazione e riduzione dei costi.
L’impatto più significativo dell’AI è atteso in ambiti specifici quali la manutenzione predittiva, lo sviluppo concettuale e la gestione documentale e compliance. Non a caso, questa aspettativa si traduce in un impegno finanziario: l’84% delle organizzazioni ha pianificato di aumentare i fondi destinati all’AI nell’ingegneria nei prossimi 2-3 anni, con un incremento medio dell’11% sui budget complessivi di R&D.
L’ingegnere ibrido e la sfida delle competenze
L’integrazione delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale impone un’evoluzione profonda delle competenze, ridisegnando il profilo dell’ingegnere moderno.
Il 50% dei dirigenti prevede l’istituzione di team ibridi uomo-macchina entro i prossimi cinque anni, che non si traduce in una sostituzione dell’uomo: solo il 15% dei leader, infatti, ritiene che l’AI possa sostituire integralmente la creatività e la capacità di problem solving dell’ingegnere.
La priorità, di conseguenza, si sposta sull’adattamento: il 53% delle aziende sta già investendo attivamente in programmi di upskilling specificamente focalizzati sull’AI per formare e potenziare il personale tecnico esistente, preparandolo a operare in questo nuovo contesto ibrido.
Sostenibilità: da costo a imperativo di design
Parallelamente all’efficienza e alla velocità, la sostenibilità è emersa come un criterio di design non più negoziabile, diventando un vero e proprio imperativo strategico.
Il 68% delle imprese si impegna ad aumentare gli investimenti nell’ingegneria sostenibile nel corso dei prossimi 18 mesi.
Il dato più rilevante riguarda la sua integrazione strutturale: il 58% delle aziende include già criteri ambientali nei workflow di progettazione, un aumento vertiginoso rispetto al 22% registrato nel 2022.
Un cambiamento che indica che la sostenibilità è ora vista come un fattore di valore integrato che contribuisce sia alla compliance normativa sia al posizionamento competitivo del prodotto finale.
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