Lusso, un oligopolio a tre
Con il suo testamento, Giorgio Armani ha delineato non solo il destino del suo gruppo, ma anche lo stato attuale del lusso. Indicando L’Oréal, Lvmh ed EssilorLuxottica come potenziali destinatari delle quote della Giorgio Armani, lo stilista ha individuato i tre poli che oggi dominano la scena mondiale, rappresentando di fatto i centri di potere attorno a cui ruota l’intera industria. Non ha quindi scelto a caso i partner quando era in vita e non lo ha fatto nemmeno in seguito, opzionando questi gruppi come i potenziali acquirenti della sua azienda.
Ciò che colpisce è che ognuna di queste tre realtà, negli ultimi cinque anni, ha rafforzato la propria leadership, ampliando il vantaggio rispetto ai competitor. EssilorLuxottica, con 26 miliardi di fatturato nel 2024, occupa una posizione pressoché egemonica nell’eyewear, con un modello industriale e distributivo integrato. Lvmh, a sua volta, con 85 miliardi di ricavi, ha consolidato la supremazia nel fashion, anche grazie alle difficoltà di Kering e del marchio Gucci. Forte di questo dominio nell’ambito della moda, ha ora esteso il proprio raggio d’azione verso altri segmenti più o meno attigui, dall’ospitalità ai media, fino allo sport – emblematica l’operazione per l’acquisizione del Paris Fc, seconda squadra di calcio della capitale francese.
Infine, L’Oréal, con oltre 43 miliardi di euro di ricavi, domina il mercato beauty e delle licenze cosmetiche, sviluppando linee per brand come Armani, Valentino e Saint Laurent, e presto anche per Gucci.
Cosa aspettarsi per il futuro? Con ogni probabilità, il predominio di questi tre gruppi continuerà a consolidarsi. In un mercato del lusso sempre più centralizzato, la mossa di Armani appare come una tappa cruciale nella progressiva concentrazione del settore, dove la crescita passerà sempre più attraverso acquisizioni mirate e integrazioni verticali.
Eppure, non tutto lo spazio sarà occupato dai grandi conglomerati. Resteranno margini significativi per quei marchi emergenti – in particolare nello sportswear – capaci di intercettare le nuove generazioni di consumatori, meno fedeli ai loghi e più aperti alla sperimentazione.
Al di là del ruolo di manifattura e fornitura per i grandi del lusso, è forse qui che si giocherà la vera sfida della moda italiana: creare un abbigliamento innovativo, contemporaneo e in sintonia con un pubblico giovane e globale.
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