Moda e food, asse in consolidamento
C’era una volta via Montenapoleone, tempio indiscusso dello shopping di lusso. Oggi, accanto alle vetrine di alta moda, si sta affermando un altro tipo di attrazione: quella gastronomica. Non parliamo di bistrot qualsiasi, ma di insegne che incarnano l’eccellenza assoluta nel food d’alta gamma made in Italy. Il segnale più evidente arriva dal numero uno mondiale del lusso, Lvmh, che ha appena aperto la boutique del suo brand ammiraglio Louis Vuitton al civico 2 di via Montenapoleone e al suo interno ha portato la famiglia Cerea, titolare del tristellato Da Vittorio, con cui ha aperto DaV by Da Vittorio Louis Vuitton, il primo ristorante italiano del brand, e il Da Vittorio Café Louis Vuitton. Il gruppo francese è pronto a replicare il modello, portando Langosteria dentro Palazzo Fendi, situato all’angolo con corso Matteotti.
Accanto a queste nuove aperture, si ricordano due presenze storiche nella via: Cova e Marchesi, rilevate rispettivamente da Lvmh e Prada, a testimonianza del legame indissolubile tra moda e food e confermato anche dalla scelta di inserire questo editoriale sia su Pambianco Magazine, sia su Pambianco Wine&Food. Montenapoleone, complice soprattutto Lvmh, sta cucinando il suo nuovo volto: da distretto moda a epicentro del lusso gastronomico. Un vero distretto (food) dentro il distretto (moda).
Questo legame non è del tutto una novità, ma con questa configurazione – partnership di altissimo livello in una delle vie più iconiche del lusso – si alza l’asticella. Questo mix, quasi fisiologico in un Paese come l’Italia che è patria del buon cibo, risponde in primis a una domanda concreta di una clientela internazionale e alto spendente, che cerca un’esperienza coerente e continua, come accade nei grandi mall. Ma non solo. Il food qui non è più un semplice complemento, ma un asset strategico. In un momento di rallentamento dei consumi di lusso, la ristorazione diventa leva d’attrazione per riportare traffico nei negozi, aumentare la permanenza del cliente e rafforzare la brand experience. Soprattutto se, come nel caso di Da Vittorio e Langosteria, si colma un vuoto temporale, animando la fascia serale, in cui via Montenapoleone tradizionalmente si svuota, e incentivando una nuova vivacità che potrebbe riflettersi positivamente anche sul retail. Il risultato è un modello virtuoso, dove la sinergia tra moda e ristorazione non è una trovata di marketing, ma una risposta strutturale alle nuove dinamiche del lusso. Un modello che parla italiano, ma che potrebbe presto fare scuola anche altrove.
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