Oratori, leggere il presente per sognare il futuro

C’è il Villaggio di San Siro, dove giovani musulmani e cristiani fanno un percorso di fede insieme. C’è il progetto della Bicocca, rivolto ai minori stranieri non accompagnati. C’è l’accompagnamento vocazionale ed esistenziale proposto dal Decanato di Asso. C’è la collaborazione tra la parrocchia della Santissima Trinità a Milano con la cappellania dei cinesi. Una vitalità di progetti e idee che nasce dagli oratori e che la Fom ha deciso di “studiare” perché possano in qualche modo fare scuola.
«L’intento del progetto Èoratorio – spiega don Stefano Guidi, direttore della Fom – è far incontrare idee interessanti, e già un po’ sperimentate, con gli oratori della diocesi, soprattutto con quelli che hanno voglia di provare e di cambiare. Dopo una prima fase di conoscenza e di studio di alcune situazioni particolarmente significative di oratorio, l’iniziativa entra ora nel tempo della progettazione vera e propria».
L’occasione sarà mercoledì 19 novembre dalle ore 10 alle ore 12.30 all’oratorio San Carlo di Milano (in piazza San Gerolamo 15 a Milano), dove si terrà un Work Café di progettazione. Don Guidi assicura anche che saranno due ore ben spese: «Pensiamo che da questo incontro usciranno spunti utili per tutti. Non faremo teorie, ma proveremo a costruire insieme progetti per l’oratorio e ciascuno porterà a casa qualche buona idea da sperimentare. Ad aiutarci ci saranno tutti gli operatori del progetto, che già da mesi hanno le mani in pasta nei nostri oratori».
Tra questi il coordinatore del progetto, Antonino Romeo, pedagogista, insegnante di religione e referente dell’area progettazione e consulenza pastorale di Fom. Romeo ha redatto un report della prima fase del progetto, che ha evidenziato quattro snodi progettuali: «È emerso – spiega – che l’oratorio del futuro dovrebbe avere come soggetto la comunità cristiana; che è necessario sempre di più lavorare in rete con il territorio; che l’oratorio si deve inserire nell’ordinarietà del vissuto quotidiano delle persone; che è importante mettersi in ascolto dei bisogni delle persone e rispondere loro con uno stile evangelico».
Nell’ambito di Èoratorio, spiega ancora Romeo, «abbiamo lavorato su due diversi tavoli, uno scientifico, composto da professori delle diverse Università milanesi, e uno tecnico operativo al quale hanno partecipato gli uffici di pastorale della scuola, e dei migranti, oltre a operatori impegnati in diverse realtà diocesane, da Fom al Pime, da Caritas al Csi, da Farsi Prossimo ad Aquila e Priscilla. In tutto una quindicina di persone che si sono ritrovate mensilmente per due anni». Il mandato era aiutare la Fom «a immaginare nuovi modelli di oratorio per il futuro, a partire da pratiche innovative già in essere che si possano replicare per il futuro».
Infatti, dopo una prima fase di conoscenza, si è passati alla ricerca di esperienze interessanti sul territorio che si è svolta in tre step: osservazione, interviste e focus group. Dalle 19 esperienze individuate, si è partiti per immaginare gli ambiti principali nei quali l’oratorio del futuro dovrà auspicabilmente operare: «Sono risultati cruciali – spiega Romeo – il tema dell’orientamento professionale e vocazionale dei giovani; l’ambito della prossimità verso le situazioni di fragilità, dai disabili agli stranieri, ai giovani; infine, si è sottolineato come l’oratorio debba consolidare l’area aggregazione: sport, cortile, tempo, libero».
Al Work Café di mercoledì 19 ci saranno prevalentemente gli incaricati di pastorale giovanile dei decanati e gli educatori professionali che lavorano negli oratori. «Potranno confrontarsi – illustra Romeo – su alcuni tavoli di lavoro scendendo nel concreto di alcuni progetti, per capire come si possano sviluppare anche nel proprio oratorio. Sempre tenendo come sfondo i quattro snodi progettuali, che presenteremo proprio durante il Worl Café. Naturalmente, dopo il 19 la Fom si renderà disponibile per accompagnare gli oratori nella sperimentazione di buone pratiche».
Insomma, secondo Romeo, «sta cambiando il paradigma per l’oratorio del futuro. Oggi non si può non parlare di stranieri, di tempo libero, del bisogno di orientamento dei ragazzi. Le proposte ordinarie – come catechesi, doposcuola, cortile – restano ma non sono più sufficienti, bisogna aprirsi alla nuova realtà che incontriamo, cosa che di fatto sta già avvenendo».
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