Padre Romanelli: «Stare al fianco dei più deboli è da sempre la missione della Chiesa»



«Semplicemente e umilmente continuiamo la nostra missione qui a Gaza restando al fianco dei più piccoli, dei più vulnerabili, dei disabili, degli anziani, di chi ha perso ogni cosa e non ha più nulla!».
Il giorno dopo il comunicato congiunto del patriarca greco-ortodosso, Teofilo III, e del patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, nel quale viene ribadita la decisione di «non lasciare Gaza City ma di rimanere e continuare a prendersi cura di tutti coloro che si troveranno nella parrocchia ortodossa di San Porfirio e in quella latina della Sacra Famiglia», a parlare è il parroco latino di Gaza, padre Gabriel Romanelli. «Abbiamo deciso di restare a fianco dei più deboli semplicemente perché questa è la missione della Chiesa. Non possiamo lasciare alla loro sorte le tante persone vulnerabili che abbiamo accolto in questi quasi due anni di guerra e che sono con noi, penso in particolare ai bambini disabili nelle mani premurose delle suore di Madre Teresa, ai tanti anziani e ai malati. Con serenità e umiltà continueremo, quindi, il nostro servizio di carità. La missione della Chiesa è stare accanto ai più poveri e ai più deboli. Da sempre».
Padre Romanelli non manca di inviare un ringraziamento a Papa Leone XIV che, spiega, «ancora oggi ha lanciato un appello per la fine della guerra, la liberazione degli ostaggi, il cessate il fuoco permanente, l’ingresso degli aiuti umanitari, per non fare la punizione collettiva e non spostare forzatamente la gente».
Un appello che, ricorda il parroco, «conferma tutta l’attenzione e la vicinanza dei Pontefici, Papa Francesco prima e Leone XIV adesso, per la pace, la giustizia e il rispetto del diritto umanitario. Il Papa – aggiunge Romanelli – ha voluto raccogliere e fare suo anche quanto detto dai patriarchi Teofilo III e Pierbattista Pizzaballa. Speriamo che questo possa smuovere le coscienze di chi ha il dovere di porre fine a questo conflitto per il bene di tutti».
Assistere e servire i più deboli
E nel coltivare questa speranza, nella parrocchia latina della Sacra Famiglia si continua ad assistere e servire i più deboli, in primis i bambini. «Cerchiamo di donare loro qualche momento di svago per farli evadere dal clima di guerra e di macerie che ci circonda quotidianamente» dice padre Romanelli.
«Giocare, pregare insieme, sono segni di carità e di speranza concreta. Alcune iniziative le abbiamo dovute sospendere perché troppo pericolose da tenersi all’esterno. Spesso si sente il fragore delle bombe che cadono a poche centinaia di metri da qui e arrivano schegge. Così ci troviamo in chiesa o in spazi ridotti ma più protetti per le nostre attività. Gioco e preghiera scandiscono le giornate dei nostri bambini rifugiati. Dobbiamo avere sempre occhi e orecchie aperte e vigilare sulla incolumità dei nostri rifugiati».
Un’altra preoccupazione espressa dal parroco è «come provvedere alle cure delle persone malate che sono nel compound parrocchiale e che non hanno più niente. Come hanno detto i nostri due patriarchi nel loro comunicato congiunto, lasciare Gaza City e cercare di fuggire verso sud equivarrebbe a una condanna a morte».
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