Quando la fabbrica diventa collaborativa: l’AI industriale nel caso Fater

Novembre 8, 2025 - 00:00
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Quando la fabbrica diventa collaborativa: l’AI industriale nel caso Fater

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Quando la fabbrica diventa collaborativa: l’AI industriale nel caso Fater



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L’intervento di Domenico Di Francescantonio, ICT Executive Director di Fater, al Politecnico di Milano, offre uno sguardo concreto su come l’AI industriale possa trasformarsi da tecnologia automatizzante a strumento di collaborazione tra persone, dati e macchine. Attraverso assistenti digitali costruiti insieme agli operatori, Fater ha reso l’intelligenza artificiale un alleato quotidiano della fabbrica, capace di migliorare sicurezza, efficienza e cultura organizzativa

Pubblicato il 7 nov 2025



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L’adozione dell’intelligenza artificiale nei contesti produttivi non passa soltanto attraverso piattaforme tecnologiche avanzate o algoritmi sofisticati, ma dalla capacità di integrare persone, processi e dati in un ecosistema realmente collaborativo. È questa la direzione intrapresa da Fater, azienda del settore beni di consumo e joint venture tra Procter & Gamble e Angelini, che negli ultimi anni ha sviluppato un approccio originale all’AI industriale fondato sulla partecipazione diretta degli operatori e sulla costruzione di una cultura condivisa della tecnologia.

Nel suo intervento al Politecnico di Milano, Domenico Di Francescantonio, ICT Executive Director di Fater, ha raccontato come l’intelligenza artificiale sia entrata progressivamente nei processi produttivi dell’azienda, assumendo il ruolo di un collega digitale più che di un sistema automatizzato. Un’evoluzione che nasce da un principio chiaro: «Abbiamo sempre cercato di dare molta concretezza a quello che realizziamo, quindi tutte le soluzioni sono state misurabili, hanno ingolosito molto gli amici interni, e da qui abbiamo avuto la strada spianata all’agilismo di quelle successive» .

La concretezza come leva di adozione

L’approccio descritto da Di Francescantonio riflette un elemento chiave per la maturità dell’AI industriale: la necessità di progettare sistemi realmente utili, capaci di risolvere problemi quotidiani e di adattarsi ai diversi contesti aziendali. Le prime sperimentazioni di Fater sono state pensate non come esercizi di stile tecnologico, ma come strumenti concreti per migliorare la produttività e la sicurezza, valorizzando il know-how già presente nei reparti.

Il dirigente sottolinea come uno dei punti di forza sia stata la scalabilità trasversale delle soluzioni: applicazioni nate per un reparto, ma poi estese ad altri ambiti aziendali, mantenendo la stessa logica di supporto e integrazione. In questa visione, la tecnologia non viene calata dall’alto, ma cresce insieme alle persone che la utilizzano. È un passaggio essenziale per rendere l’AI parte del tessuto organizzativo e non un corpo estraneo imposto dal management.

Il collega digitale che aiuta la produzione

Per rendere più accessibile e riconoscibile la presenza dell’intelligenza artificiale nei vari processi, il team di Fater ha scelto di rappresentarla attraverso una mascotte: un pinguino, simbolo scherzoso ma efficace di un assistente sempre disponibile. «Abbiamo scelto un personaggio, un pinguino, che rappresenta l’istituzione di GenAI assistente o collega virtuale che arriva a coprire praticamente qualsiasi tipo di esigenza» spiega Di Francescantonio.

Da questa idea è nata una vera e propria famiglia di “colleghi digitali”, ognuno dei quali supporta funzioni specifiche: dalla ricerca e sviluppo, dove analizza vent’anni di documentazione tecnica per suggerire soluzioni, al reparto legale, dove risponde a domande sulle procedure aziendali in linguaggio naturale. Persino la formazione interna è stata ripensata grazie a un assistente che impersona un “avatar formatore”, disponibile per rispondere alle domande dei dipendenti.

Il caso più emblematico, però, riguarda la fabbrica. Qui, l’assistente digitale funge da supporto operativo in tempo reale: raccoglie i dati delle macchine, integra le informazioni con gli storici delle manutenzioni e guida passo dopo passo gli operatori nella risoluzione dei problemi. Di Francescantonio descrive così il funzionamento: «Di fronte a un problema banalissimo che accende la spia, lui fa la fotografia della macchina in quell’istante e, attingendo a tutto l’archivio di risoluzione manuale, guida l’operatore passo passo alla risoluzione del problema». L’assistente mostra anche quali strumenti di sicurezza indossare, quali viti girare, e come intervenire in modo corretto .

È un esempio concreto di AI industriale al servizio delle persone, dove l’automazione non sostituisce il lavoro umano, ma ne amplifica la precisione e la sicurezza. L’elemento visivo e interattivo diventa un ponte tra competenza tecnica e intelligenza artificiale, trasformando la manutenzione in un’esperienza di apprendimento continuo.

Un’intelligenza costruita con chi la usa

Uno dei fattori che hanno reso questo percorso efficace è la modalità con cui i progetti di AI sono stati introdotti. «Non ci sono state barriere – racconta Di Francescantonio – nel senso che tutti i progetti, quelli di Machine Learning e quindi GenAI, sono stati lavorati direttamente con le persone delle funzioni fin dall’inizio, quindi sono progetti che sono nati dal basso» .

Questo approccio partecipativo ha favorito la fiducia degli operatori, che non hanno percepito la tecnologia come una minaccia, ma come un aiuto concreto nel lavoro quotidiano. Gli assistenti virtuali sono stati personalizzati e addestrati insieme agli esperti di ciascun reparto, rendendo l’AI un prodotto dell’esperienza collettiva.

La scelta di coinvolgere direttamente i reparti produttivi ha avuto un impatto anche sulla struttura organizzativa. Fater ha introdotto un modello di “doppio riporto”, in cui le persone che si occupano di innovazione lavorano contemporaneamente sotto la funzione di business e quella IT. Questo consente loro di vivere quotidianamente la realtà produttiva e di tradurre i bisogni del campo in requisiti tecnologici concreti. Di Francescantonio osserva: «Le persone che si occupano di queste tematiche le abbiamo messe a doppio riporto: della funzione e dell’IT. Vivono quotidianamente la realtà del business e portano la conoscenza tecnologica per poter sviluppare e realizzare» .

L’effetto è un’organizzazione più orizzontale, dove la tecnologia diventa un linguaggio comune tra reparti tecnici e operativi, superando le tradizionali divisioni tra chi produce e chi gestisce i sistemi.

Cultura, fiducia e sicurezza: i pilastri dell’AI industriale

La storia raccontata da Fater mette in luce un aspetto centrale dell’AI industriale: non basta introdurre algoritmi nei processi, serve un lavoro culturale che coinvolga l’intera organizzazione. Di Francescantonio sottolinea come la formazione e la comunicazione abbiano preceduto ogni implementazione tecnologica, creando un terreno fertile di consapevolezza e curiosità.

La diffusione della cultura digitale è stata accompagnata da una narrazione semplice e inclusiva, capace di stimolare la partecipazione. L’introduzione del “pinguino” non è solo un espediente simbolico: rappresenta un modo per umanizzare la tecnologia, rendendola comprensibile e meno distante. Questo ha permesso di superare diffidenze e paure, e di favorire un clima di collaborazione.

Ma l’impatto più tangibile si misura in termini di sicurezza e qualità del lavoro. Gli operatori, assistiti dall’AI, possono prendere decisioni più informate e tempestive, riducendo il margine d’errore e i rischi legati alla manutenzione o alla gestione degli impianti. La tecnologia, così, diventa una forma di protezione, oltre che di efficienza.

Dalla fabbrica al modello organizzativo

Il percorso intrapreso da Fater dimostra come l’AI industriale non sia soltanto un’evoluzione tecnologica, ma un cambiamento di paradigma gestionale. La collaborazione tra reparti, la partecipazione attiva dei lavoratori e la convergenza tra competenze IT e operative hanno generato una nuova identità organizzativa.Come osserva lo stesso Di Francescantonio, la squadra che ha lavorato all’introduzione dell’AI è ormai «diversa anche a livello organizzativo», segno di un cambiamento profondo e duraturo . La fabbrica, da semplice luogo di produzione, diventa uno spazio di conoscenza condivisa, dove l’intelligenza artificiale agisce come facilitatore tra esperienza umana e capacità computazionale.

L'articolo Quando la fabbrica diventa collaborativa: l’AI industriale nel caso Fater proviene da Innovation Post.

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