Referendum sulla giustizia: Sigrfido Ranucci testimonial del No, si cercano quelli per il Sì

Ottobre 29, 2025 - 18:30
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Referendum sulla giustizia: Sigrfido Ranucci testimonial del No, si cercano quelli per il Sì

“Partiremo subito, senza perdere tempo, con la raccolta delle firme per il referendum. Vogliamo essere i primi e non abbiamo paura che i cittadini si confrontino su un tema cosi delicato”. Ostenta dunque sicurezza Pierantonio Zanettin, senatore di Forza Italia, che insieme al collega alla Camera Enrico Costa, è stato incaricato da Antonio Tajani di creare i comitati per il Sì alla riforma. “I comitati – prosegue Zanettin – saranno aperti alla società civile, con avvocati, professori, anche magistrati, ma soprattutto vittime di mala giustizia”.

Dopo il voto finale sulla riforma, previsto per domani mattina a Palazzo Madama e dall’esito scontato, inizia quindi ufficialmente la campagna referendaria per il ddl costituzionale di riforma della giustizia che ha come fulcro la separazione delle carriere dei pm e dei giudici. L’unica riforma che il centrodestra, a dispetto dei roboanti annunci di inizio legislatura a proposito del premierato e dell’autonomia differenziata, ha portato a conclusione in Parlamento. Non essendoci stata però, nel corso del voto, la maggioranza assoluta, ecco allora la necessità del referendum confermativo, previsto in primavera, affinché la riforma diventi legge.

L’ultima campagna referendaria sulla giustizia risale al 2022 quando vennero proposti quesiti abrogativi della legge Severino, delle norme sull’incandidabilità, sulle misure cautelari, sulla valutazione dei magistrati, e sul sistema di elezione del Csm. I quesiti erano stati proposti dal Partito radicale e dalla Lega, con il sostegno di nove Consigli regionali. Tuttavia, nessuno dei quesiti ottenne il quorum richiesto (il 50 percento + 1 degli aventi diritto) per essere valido. L’affluenza si fermò infatti attorno al 20 percento. Questa volta lo scenario è diverso, in quanto nel referendum confermativo non è necessario raggiungere il quorum. Il compito dei comitati sarà fondamentale: tradurre i temi complessi della riforma in messaggi semplici. Il rischio che la maggioranza non vuole correre è però quello della “polarizzazione politica”, facendo diventare i comitati espressione dei partiti di riferimento. E questo la premier Giorgia Meloni lo sa bene ed a tal proposito fino ad oggi si è tenuta alla larga dalla questione, avendo fatto tesoro dell’esperienza di Matteo Renzi che si dimise il giorno stesso del fallimento del referendum che modificava l’assetto dello Stato, con l’abolizione del Senato.

Altro aspetto da considerare sarà la disaffezione degli italiani al voto. Nel caso dei referendum una costante degli ultimi anni, forse anche per la difficoltà dei recenti quesiti che ha reso ostico per molti elettori comprenderne pienamente le implicazioni. Il fatto che i temi fossero percepiti come tecnici o specialistici, non “sentiti” come immediatamente rilevanti dalla larga opinione pubblica, unito ad una “stanchezza da referendum” o scarsa visibilità dei comitati nelle campagne locali, ha fatto il resto. Il margine di coinvolgimento questa volta – probabilmente – sarà maggiore proprio perché la riforma riguarda ambiti centrali del sistema giudiziario, l’indipendenza dei magistrati, la separazione delle carriere. La sfida sarà evitare che la consultazione diventi semplicemente uno scontro politico tra schieramenti: le ragioni giuridiche e civili dovranno essere ben articolate, anche da parte dei comitati, per non generare disaffezione o astensionismo. I comitati referendari saranno dunque fondamentali per la fase della campagna: sia quelli che sosterranno la riforma sia quelli che saranno contrari.

La riforma della giustizia, inoltre, non è stata affrontata in questi allo stesso modo all’interno della maggioranza. Non è un mistero che Forza Italia voglia metterci il cappello, scalzando FdI e Lega. Ad oggi, comunque, l’Associazione nazionale magistrati è in “vantaggio” avendo già dato già vita ad un comitato per il no ed avendo scelto come front runner il conduttore di Report Sigfrido Ranucci e Nicola Gratteri. Il procuratore di Napoli, in particolare, ha iniziato a girare tutte le trasmissioni televisive (ieri sera era ad Otto e mezzo su La7), riempendo i giornali delle sue dichiarazioni. Il sogno “proibito” dei comitati per il Si è invece Sabino Cassese, il decano dei giuristi italiani, 90 anni la scorsa settimana, già giudice della Corte costituzione e ministro della Funzione pubblica durante il governo Ciampi. In attesa di capire le prossime mosse, dalla maggioranza hanno fatto sapere che domani, dopo il voto in Senato, è in programma una “festa” a piazza Navona.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia